Baragoi, ma perchè andarci ?

A metà strada tra Maralal ed il lago Turkana, posta su altopiano arido, riarso, polveroso e inospitale, questa è  Baragoi. Perché venire fino qui ? Francamente non c’è nessun motivo valido a meno che non si prosegua per Loyangalani. Ma uno degli obiettivi del mio vagabondare in Kenia era ritornare sui posti del mio precedente viaggio di quarant’anni fa. Quando arrivai a Baragoi rimasi colpito e confuso. Mi ricordo che, dopo aver visto delle persone con una acconciatura di sterco e terra con una piuma infilzata, mi chiesi: ma dove sono finito ? Fu Luisa a tranquillizzarmi. Tutte le informazioni che ho ricevuto in questi giorni mi dicono che è possibile andare e tornare in giornata da Maralal a Baragoi. Per un attimo però, ho dimenticato di essere in Africa. Partenza prevista del pullman: ore 9,00, perfetto ! Il pullman viene caricato fino all’inverosimile, una signora più larga che alta registra su un quadernetto dalla copertina nera tutti i bagagli che vengono caricati. La lista si allunga fino all’inverosimile ma alle 11,40 si parte. Mi viene assegnato il numero 7, dietro una suora, in fianco ad una signora. Sono l’unico occidentale, ovviamente, così mi viene offerto il sedile anteriore in fianco all’autista e a una silenziosa insegnante. La pista attraversa montagne verdi, il pullman sale a fatica e molto lentamente. Incrociamo un camion rovesciato che ha perso tutto il carico. Sosta nel bel mezzo delle montagne dove ragazze e signore offrono pannocchie di mais bollito, ai bordi delle strade vedo dei pentoloni neri e fumanti appoggiati su fuochi di legna. Usciti dalle montagne si apre un grande altopiano che si estende fino all’orizzonte. E’ molto arido, incontriamo molte pecore e capre, qualche cammello e due struzzi. Sosta a Martj, prima di entrare in paese controllo di polizia. Appena il bus si ferma viene assaltato da adulti e bambini che offrono ogni cosa: acqua, latte, frutta. Accorre anche un gruppo di ragazze che indossano teli gialli e rossi. Dopo cinque ore di viaggio arriviamo a Baragoi. Visto che non è più possibile tornare a Maralal in giornata mi preoccupo di trovare una sistemazione per la notte. Seguo le indicazioni dell’autista del bus e trovo una camera al limite del possibile ma pulita. Tre ragazzini che mi hanno accompagnato al lodge non mi mollano più. Chiedo loro di indicarmi dov’è la missione cattolica, mi accompagnano e mi dicono che c’è ancora un padre italiano. Imbocchiamo una strada laterale di terra rossa tra acacie e cactus. In fondo alla strada trovo una bella chiesetta, moderna, pulita, molto ben tenuta. L’esterno bianco a strisce verticali rosse, l’interno bianco e azzurro. Un ragazzo alla pianola sta provando le musiche per la messa di domani, oggi è sabato. All’esterno ragazzi e ragazze pregano e cantano davanti ad una piccola statua della Madonna. I tre ragazzini mi mostrano dove vivono i due padri che oggi però sono assenti. Mi mostrano anche i loro fuoristrada ed un terzo della Caritas. Sempre con molto orgoglio i ragazzi mi accompagnano da Maria, così mi dicono. Attraversiamo un prato recintato con piante e fiori, superiamo un arco di piante e si arriva in un piccolo spiazzo dove è stata costruita una grotta di cemento con una statua della Madonna. Lungo il percorso però, a fatica, riconosco la vecchia casa della missione. Una casa molto semplice, in mattoni di cemento, tetto in lamiera con un alto camino in ferro arrugginito. Si, è proprio qui. E’ qui dove ho festeggiato il mio venticinquesimo compleanno. Ospiti del missionario, che se non erro doveva essere un comboniano di Brescia, che ci offrì una semplice ma gradita cena. Ricordo ancora il menù: minestrina in brodo di pollo, pollo con patate, papaia al maraschino. Il liquore diciamo era l’unico segno di “ricchezza”. Una cena molto semplice che però è rimasta impressa nella mia memoria. Del resto i 25 anni si compiono una sola volta nella vita. Torniamo ad oggigiorno. Oggi ho saltato il pranzo perché ero in pullman quindi penso di cenare anticipatamente. Vado al pub-ristorante in fianco al lodge ma i ragazzini mi dicono che il locale è malfrequentato, ci sono sempre persone ubriache. Va bene, indicatemi un altro hoteli allora. Ci fermiamo in un locale posto sempre sulla strada principale del paese. I miei accompagnatori non mi hanno ma chiesto nulla, il più grandicello però mi aveva detto che aveva fame perché la mamma è sempre fuori casa ubriaca. L’alcoolismo è una grave piaga in molti paesi arretrati o in via di sviluppo. Ci sediamo tutti attorno ad un tavolo, ordino acqua per me, Coca Cola e Fanta per i ragazzi. Do you like it ? Con la testa fanno cenno di si. Ordino riso e patate in umido per me, riso e fagioli per i ragazzi. Aggiungo un po’ del mio riso, hanno divorato tutto, sul fondo dei vassoi in acciaio non è rimasto neanche un chicco. Li vedo soddisfatti. Oggi ho fatto la mia buona azione ! Facciamo due passi e mi fermo presso un negozietto, compero tre lecca-lecca, anzi quattro perché si è affacciato un altro ragazzo. Ritorniamo tutti soddisfatti verso il mio lodge, saluto i ragazzi, “andate a casa che sta diventando buio”. Loro proseguono lungo la strada che porta fuori dal paese ed io rientro al lodge. E mentre fa buio si interrompe la produzione di energia, restiamo al buio e senza acqua. Vengono distribuite delle candele ma l’acqua non tornerà più, nemmeno la mattina seguente.  Cosa si può fare ? Vado a vedere le stelle. Il cielo in assenza totale di luce è meraviglioso, ancora una volta la Via Lattea passa sopra la mia testa. Non mi resta che coricarmi presto. La mattina di buon’ora alla fermata del bus ritrovo l’autista che mi saluta molto calorosamente. Oggi le operazioni di carico sono più veloci, riusciamo a partire poco dopo le otto. L’autista mi promette che arriveremo prima dell’una. “Perfetto”, dico io. Si ripercorre la strada a ritroso, prima l’altopiano poi le montagne. Soste come all’andata, una a Martj e l’altra per le pannocchie bollite. Arrivati a Maralal faccio i complimenti a Ismail, l’autista. Ieri ci hai impiegato cinque ore oggi solo quattro. Tutto soddisfatto mi saluta con una stretta di mano e un bel sorriso.

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