Cogne, il Paradiso col Gran Paradiso

Se dici Gran Paradiso dici Cogne e se dici Cogne pensi alla natura, allo sci di fondo, all’enogastronomia.  

1544 metri slm, circa 1.360 abitanti suddivisi fra le otto frazioni e lo Veulla (il borgo principale, le chef-lieu), tutto distribuito su ben 213 kmq, il più vasto comune di tutta la Regione. Sant’Orso, vissuto tra il VII e l’VIII secolo, è il patrono del paese.

Una sola strada porta a Cogne. Lasciata Aosta si supera la Dora Baltea per attraversare Aymavilles. Sull’alto di una roccia morenica spicca il castello degli Challant le cui origini risalgono al XIII secolo. Quattro imponenti torri circolari coronate da merlature sono poste agli angoli dell’edificio centrale, quasi per proteggerlo. La strada inizia subito a salire rapidamente e si infila nella stretta valle scavata dal torrente Grand Eyvia. Superate le frazioni Epinel e Cretaz la strada si spiana. Si apre un’ampia valle e così si presenta Cogne, un gioiello racchiuso in uno scrigno di bellissime montagne. E anche se è una vista già conosciuta, ogni volta si rimane impressionati dalla sua bellezza. Sulla destra i prati di Sant’Orso, o meglio i Pré de Saint-Ours, dedicati al patrono del paese. Un’ampia distesa verde o bianca (dipende dalla stagione) di forma triangolare. Insigniti del riconoscimento “Meraviglie d’Italia” i prati ospitano la famosa ”bataille de reine”, il tradizionale incontro/scontro tra le vacche originarie della vallata. I prati sono stati fortunatamente protetti dallo Statuto Comunale che impone il divieto di edificazione. Al centro, lungo i sentieri o tra le piste di fondo, si erge una grande croce incastonata in una roccia solitaria. Una piccola targa ricorda la celebrazione di una messa da parte di Giovanni Paolo II, all’epoca Papa, il 21 agosto del 1994. Se dal sentiero dei prati si ritorna in paese, di fronte a noi incontriamo la Rue Dott. Grappein che sbocca in una piccola piazzetta: la Grandze Place Commune. Era il luogo nel quale, all’uscita dalla messa cantata domenicale, i cittadini ascoltavano “le créye, le gride, les cries générales”, cioè gli annunci comunicati da un addetto del comune. L’usanza ebbe inizio verso la metà del XVIII secolo e in seguito venne trasferita presso l’attuale Place Chanoux dopo la costruzione del nuovo Municipio o Maire. Sulla Grandze Place Commune si affaccia La Boutique de L’Artisanà, un emporio voluto e gestito dalla Regione Autonoma dove vengono offerti i tipici prodotti dell’artigianato locale. Si possono trovare utensili e sculture in legno, ceramiche, pizzi e simpatici souvenir. Lasciando la piazzetta la rue svolta verso sinistra ma lo sguardo si indirizza sul lato opposto dove si incontra la parrocchiale, anch’essa dedicata a Sant’Orso. Consacrata nel 1202 venne ricostruita nel 1642 dopo una disastrosa alluvione. Il campanile è stato riedificato nel 1840. In quell’epoca l’antico cimitero si estendeva sul fronte e sui fianchi della chiesa. In seguito è stato trasferito nell’attuale posizione, fuori dal borgo, di fronte ai prati di Sant’Orso. Il frontale della chiesa è caratterizzato da tre affreschi e da un portico. Il portico non è un semplice abbellimento, in passato aveva una precisa funzione liturgica. Nelle antiche chiese valdostane il portico veniva chiamato “porche de mariage” poiché al suo riparo si svolgevano i riti che precedevano il matrimonio ed inoltre veniva utilizzato per l’insegnamento della catechesi. Ogni volta che entro in questa chiesa a unica navata è per me una forte emozione. L’assito del pavimento mi trasmette la sensazione di entrare in una chiesa di alta montagna dove d’inverno si accede con gli scarponi pieni di neve e di ghiaccio. Percorro il corridoio centrale, l’interno è stato ridecorato nel 1960, sui due lati una serie di cappelle. Arrivo di fronte ai cinque altari lignei, intagliati e dipinti, in parte dorati. Un eccesso di barocco, no, non sono di mio gradimento ma ne apprezzo la fattura. Mi avvicino all’altare centrale e vedo un tomo aperto su una pagina dal titolo: “Parola del Signore a Sofonia”. Mi soffermo a leggere il testo: “Si, sopprimerò tutto dalla faccia della Terra ! Oracolo del Signore. Raccoglierò uomini e animali, raccoglierò gli uccelli del cielo e i pesci del mare; farò inciampare gli empi e cancellerò l’uomo dalla faccia della Terra ! Oracolo del signore”. Rimango stupito e in piena pandemia mi fa rabbrividire. Allora mi volto verso l’uscita e dall’ultimo finestrone, in alto a sinistra, filtra un raggio di luce che illumina l’organo posto sopra le porte. Installato nel 1772 venne ampliato più volte, anche grazie al contributo del re Vittorio Emanuele II, fino a raggiungere l’odierno numero di 1.636 canne. Uscito dalla buia chiesa mi ritrovo abbagliato dal sole. Due passi e sulla destra si incontra la “Casa dei Pizzi” sita nell’antica Casa della Comunità di Cogne. L’antico stabile risale al XVIII secolo, fu anche usato come scuola e in seguito divenne caserma dei Carabinieri. Solo verso la metà degli anni ’80 si insediò la Casa dei Pizzi. All’interno una piccola mostra e vecchie foto alle pareti. La Casa dei Pizzi ha lo scopo di mantenere la locale tradizione del tombolo che, arrivata a Cogne nel XVI secolo dai monasteri benedettini, viene ancora oggi tramandata da madre in figlia. Se la tecnica è arrivata da lontano, i punti invece hanno origini locali e sono legati all’ambiente e alla fauna. I punti preferiti dalle merlettaie di Cogne sono, per esempio, “joue de perni” (occhio di pernice) e “pavioula” (farfalla). Lo stabile successivo è la “Torre del Vescovo” o Chateau Royal. L’austero edificio caratterizzato da piccole finestre è nato tra la fine del XII secolo e l’inizio del XIII come Torre del Vescovo di Aosta, signore feudale di Cogne. Attorno al 1870 venne acquistato da Vittorio Emanuele II per essere utilizzato come residenza durante le battute di caccia allo stambecco. Dopo l’ultima ristrutturazione del 2006 è ora trasformato in residence. Ripercorro rue Dott. Grappein nella direzione opposta per imboccare nuovamente la via principale che qui prende il nome di Rue Borgeois. Sulla destra la Sala Congressi nonché cinema cittadino. E’ qui che nel bel mezzo della stagione estiva si tiene il GPFF Gran Paradiso Film Festival che quest’anno dovrebbe tenere la XXIII edizione. Una mostra di documentari provenienti da tutto il mondo aventi per tema la natura. Ancora due passi ed eccoci arrivati in Place Chanoux dove ha sede il Municipio. Basta girarsi verso destra e appare il massiccio del Gran Paradiso con tutta la sua bianca imponenza. Nella piazza si trova la famosa “Fontana di ferro” realizzata dal Dr. Grappein utilizzando la magnetite estratta nelle miniere locali. La forma simboleggia la vita dopo la morte e una croce, sempre in ferro, regge la bocca del getto d’acqua gelida. Sulla destra un piccolo monumento dedicato ai caduti della I e della II guerra mondiale ed un eroe della “Resistenza Partigiana”. Salendo nel borgo si arriva alla “Maison de Cogne Gérard-Dayne”, un’antica casa rurale del XVII secolo che ospita un museo etnografico. Interessante l’architettura tipica della valle basata sull’utilizzo del legno e della pietra. Alzo gli occhi verso il cielo e vedo le “miniere” o meglio i caseggiati di Colonna, posti a quota 2406 m, che per alcuni decenni hanno ospitato i minatori in un isolamento quasi monastico. Ma il mercato cambia, il mondo si evolve, e le miniere di Cogne perdono la loro importanza strategica e la convenienza economica. E così l’ultima miniera viene chiusa nel 1979, e tutto finisce. Ma molte sono le tracce che quella epopea ci ha lasciato: le gallerie delle miniere, ora visitabili, e il Villaggio Minatori che recentemente ristrutturato ospita l’esposizione permanente “La Miniera di Cogne”. Il percorso espositivo illustra la storia, la geologia dell’area e include l’esposizione di attrezzi, utensili e indumenti utilizzati dai minatori. Ora la vita e la caratteristica di Cogne è completamente cambiata: l’industria mineraria ha ceduto il passo al turismo, all’allevamento e alla produzione dei derivati del latte con al centro la fontina.

Place Chanoux, la piazza del municipio, sullo sfondo il Gran Paradiso – 22 aprile 2020
La parrocchiale dedicata a Sant’Orso – 23 aprile 2020
L’organo con le sue 1.636 canne – 23 aprile 2020

2 pensieri su “Cogne, il Paradiso col Gran Paradiso

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