Lamu, Nairobi, Maralal. Che avventura !

Va bene arrivare in aeroporto sul dhow, veleggiando, ma assistere alla partenza del proprio volo no ! Sbarco al molo dell’aeroporto e mi dirigo verso il check-in, sono abbondantemente in anticipo. Nonostante ci siano solo tre voli di piccoli aerei il check-in va a rilento. Terminate le procedure mi bevo un black tea, tranquillamente. Vedo dei passeggeri che salgono su un anonimo aereo bianco, accende i motori e inizia le operazioni di decollo. La signora del bar vede che ho nel taschino la carta di imbarco di Safarilink e mi dice: quello è il tuo volo! Rimango di sasso. Agitazione nell’aeroporto, gli addetti chiamano il pilota via radio e l’aereo ritorna verso l’aerostazione. A piedi mi incammino sulla pista, si apre il portellone con la scaletta e salgo abordo. Con un pò di vergogna riesco solo a dire “sorry”. Ma come è possibile far partire un aereo senza un annuncio e senza aver contato le carte d’imbarco ? In ogni caso una volta a bordo mi siedo vicino ad un bel signore in camicia bianca. Italiano di Roma, Ermete, regista di pubblicità e cortometraggi. Sta andando a Nairobi per la presentazione di un suo corto ad un festival. Incontro molto interessante, per entrambi credo. Arrivato all’aeroporto Wilson di Nairobi il cellulare non ne vuole sapere di aprire le mail. Il nome e l’indirizzo dell’albergo che ho prenotato sono solo tra le mail, senza connessione non so dove andare. Un’agente di polizia mi offre il suo cellulare che invece è connesso. Tutto rotto ma riesco a digitare, però Outlook non mi vuole accettare ! Solo al terzo tentativo leggo le mie mail ed ho l’informazione che cercavo: Hotel Weston. “Bene” dice la signora, è proprio qui di fronte. Superi il cavalcavia e lo trovi. Bene, allora ci vado a piedi. Il cavalcavia pedonale ha due rampe di scale ripidissime e non è semplice affrontarle col mio bagaglio. Un signore si offre di aiutarmi ed io “no, grazie”, poi arriva una ragazza che insiste e si prende tra le mani le rotelline della valigia. Musuri sana, grazie mille. Lei va verso sinistra ed io a destra. La mattina seguente di nuovo in aeroporto, mi trovo con australiani e neozelandesi che saranno sullo stesso volo. A piedi sulla pista e riconoscimento bagagli, poi si sale. Un Cessna da 12 posti monoelica, che emozione. Capitano, copilota donna ed otto passeggeri. La copilota si gira, ci dà dei cenni sulla sicurezza e andiamo in pista. Decollo lento, sotto di noi si vede il Nairobi National Park e poi si entra tra le nubi. Dopo una mezz’ora le nubi si aprono ed appare il panorama. Aree verdi, campi coltivati, strade e villaggi. La copilota si gira e ci offre un cestino di caramelle di menta. Più avanti il panorama si fà più arido, l’aereo lentamente scende di quota, una decisa virata destra e si imbocca una striscia di terra. Atterraggio perfetto. Non sopporto quando i turisti italiani applaudono il pilota ma questa volta lo farei io. Scambio di sguardi e di sorrisi tra i passeggeri, siamo tutti un pò meravigliati. Siamo atterrati allo Samburu Oryx Air Strip, tre fuoristrada in attesa e null’altro. Chiedo un mezzo per andare a Maralal, forse la domanda è inopportuna. In tre minuti però il problema è risolto. Salgo in macchina con la famiglia neozelandese e attraversiamo il Samburu National Park. Incontriamo gazzelle, un solitario dik dik ed una famiglia di elefanti. Arriviamo al Lodge dove resteranno i neozelandesi, io, invece, vengo accompagnato da Carlo ad Archers Post dove ritrovo l’asfalto. In compagnia di Carlo e di altri ragazzi, uno si chiama Prandoni come un medico missionario, attendo un matatu. Un’oretta di attesa ed arriva il mini bus. Viene caricato fino all’inverosimile tant’è che non riesco a contare quanti adulti, ragazzi e bambine sono saliti. Non c’è spazio neanche per i bagagli, la mia valigia viene caricata sul tetto assieme ad un borsone che vengono fissati con una corda. Io sono seduto davanti, oltre all’autista una signora grassoccia con una bimba in braccio. Si parte verso Wamba, un chilometro e vai con lo sterrato, sconnesso e polveroso. Stiamo per perdere i bagagli legati sul tetto, sosta per stringere la corda. Ripartiti, all’improvviso vediamo il borsone scivolare sul parabrezza. Temo per la mia valigia che però riesce a rimanere sul tetto. Il borsone è stato travolto dal mini bus, strappato, gli abiti disseminati per terra. Il borsone viene messo nel bagagliaio che è già strapieno e si stringe la corda della mia valigia. Il motore, che si è spento da solo, ora non riparte. Giù tutti e harambee. Spingiamo il mezzo in avanti ma non riparte. Tutti dall’altro lato, anche una donna in abiti tradizionali spinge. Il motore in retromarcia riparte e riprendiamo il cammino. Qualche minuto più tardi urla dal fondo, si è aperto il portellone dei bagagli che si sono sparsi sulla pista. La strada attraversa terreni aridi e basse montagne costituite da grandi massi, curve e saliscendi, poi riprende una pista piana. Arriviamo a Wamba alle 17,30, troppo tardi per ripartire per Maralal. Si avvicinano dei ragazzi in moto e mi dicono che conoscono un lodge pulito. Ok, la valigia su una moto, io sull’altra con lo zainetto. Attraversiamo il villaggio e arrivo al Prince Lodge, una camera molto basica ma pulita. Mi costa l’equivalente di 8 € con prima colazione. Non ho pranzato quindi vado al bar-butchery in fianco. Zuppa imbevibile, un agnello immangiabile, passo al black tea. La mattina sono sulla strada dove partono i matatu, quello per Maralal è in partenza, bisogna attendere che si riempi. Dopo le nove si parte, cento metri e siamo fermi a far benzina. Ma non poteva farla prima ? La pista attraversa una zona arida per poi trovare delle colline. La qualità del fondo peggiora ed il matatu in salita tra le pietre va a passo d’uomo. Dopo parecchie curve si arriva su un altopiano semidesertico. Lungo il percorso troviamo molte greggi e qualche piccola mandria di bovini. Non mancano all’appello un paio di zebre ed uno struzzo. Attraversando i villaggi vedo sempre più persone in abiti tradizionali. Sopra Maralal si vedono dei nuvoloni, inizia a piovere ma quando arriviamo in città smette. A piedi, col mio valigione, vado verso il Seasons Hotel & Lodge dove mi aspettavano già ieri. Maralal, sono arrivato !

Un pensiero su “Lamu, Nairobi, Maralal. Che avventura !

  1. Caro Oscar! Che avventura davvero!!! Ma l’Africa è sempre Africa…immagino la tua faccia mentre all’aeroporto tranquillo la signora ti dice che il tuo aereo sta decollando!!! Ma avevi sbagliato tu a guardare l’ora di partenza o l’hanno cambiata senza dirti nulla? Comunque bellissimo dal mare al cielo!!! Seguo sempre le tue mosse, quindi buona Maralal!

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