Raramente un film supera il libro, ma questo, a mio parere, è proprio il caso. Grazie a Sydney Pollack che ha diretto il movie ed alle due grandi interpretazioni dell’elegante Meryl Streep e l’affascinante Robert Redford. Sette premi Oscar, tre Golden Globe, e tanti altri riconoscimenti in tutto il mondo, Italia compresa (Premio César, un Nastro d’argento e due David di Donatello), ne confermano la qualità. La mia Africa è una appassionante storia di una coraggiosa e determinata donna danese che, dopo aver sposato un uomo che non amava, viene in Kenya a vivere. E ci passa ben quindici anni della sua vita. Sfida tutto e tutti per coltivare e produrre caffè assieme ai suoi Kikuyu ma soprattutto si innamora di un bella persona, Denys, un cacciatore, un’animo gentile che però muore troppo presto cadendo col suo aeroplano. Come dimenticare quel volo in aereo sopra il lago Nakuru pieno di fenicotteri, o quella cena al campo durante il safari, o quella coppia di leoni che si recava con regolarità sotto la pianta dove Denys è stato sotterrato. Appena ho saputo che la casa della Blixen è stata trasformata in museo ho appoggiato la proposta di Matt che aveva chiesto a George di organizzarci una visita. E così è stato. Si entra in un grande parco e appare casa Blixen. Bassa, solo piano terra ed un piano mansardato, larga, estesa, con un bel porticato sul fronte, disegnata da un architetto svedese. Nel giardino un vecchio trattore dell’epoca. Si entra con una sensazione di fresco, un soggiorno, la sala da pranzo con un lungo tavolo imbandito. Un vaso di fiori al centro e ceramiche bianche e azzurre. Il tavolo è preparato così come lo era una sera del 1928 quando Karen ebbe come ospite H.E. Edward, principe di Galles. Lo studio di Karen con una libreria, una scrivania ed una vecchia macchina per scrivere. Un salotto con camino e la camera da letto di Karen. Letto, biancheria e toilette tutto in bianco, un divanetto ed una sedia fiorati. Il bagno con una vasca e poi la stanza del marito, anch’essa bianca ma con il letto ad una sola piazza. Un baule da viaggio e nell’armadio sono appesi gli abiti originali, i cappelli e gli stivaloni neri, indossati da Klaus Maria Brandauer che nel film interpretò il marito infedele. Sul retro la cucina con una vecchia stufa a legna, una dispensa con le stoviglie ed un grande attrezzo cilindrico di fabbricazione inglese per filtrare l’acqua. Dal retro della casa si esce in giardino, sulla sinistra un cipresso italiano piantato nel 1931, lo stesso anno che Karen lasciò il Kenya per fare ritorno in Danimarca. Imbocchiamo il sentiero per arrivare alla macchina utilizzata per la tostatura del caffè, proseguiamo il cammino attraversando un fitto boschetto per sbucare in un grande spiazzo erboso con un’aiola fiorata in centro. La visita della casa museo termina qui ma non lasciamo i territori della Blixen. Arriviamo al Tamambo, restaurant and bar, nel Karen Blixen Coffee Garden. All’ombra di piante tropicali ci viene servita un’ottima insalata ed un buon pesce grigliato accompagnato da un anello di cipolla fritta, verdure miste e riso. Un calice di vino bianco sudafricano è d’obbligo.
Your memory for detail is very good. It was a very lovely home. I still need to watch the movie.
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Thanks Luba, after visiting Kenya you cannot loose Out of Africa. I love it 🙂
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