Da secoli la viticoltura è una tradizione in Uzbekistan, si producono vini bianchi e rossi. I vitigni più coltivati sono il pinot noir francese, il rkatsiteli e il saperavi georgiani, il karabkh hindongna azero. Ci sono circa 200 giorni di sole in Uzbekistan e questo dona all’uva una decisa dolcezza. Eccessiva a mio parere tant’è che è rarissimo trovare un buon vino secco. La maggior parte dei vini locali è costituita da uvaggi. Ad esempio la cantina Bagizagan, che si incontra frequentemente nei ristoranti, produce vini rossi da uve saperavi e cabernet. A Samarcanda faccio un wine tasting presso un locale dedicato. Ogni degustatore ha a disposizione ben dieci tipologie di vino, qualche mandorla e del formaggio per spezzare. Una giovane signora conduce la degustazione in modo molto freddo, cita i tipi di vitigno, l’anno di produzione, i gradi alcolici, ma niente di più. Si inizia con l’unico bianco secco della serie: un riesling. Poi a seguire abbiamo una malvasia, un cabernet da 13°, un saperavi, un rosso da dessert ed un bianco che assomiglia al nostro vin santo, un rosso che sembra un marsala, un bianco di Samarkanda ed un secondo bianco del 2016. Per concludere un rosso molto intenso che emoziona anche gli occhi che si mettono a lacrimare.
Malgrado l’Uzbekistan sia un paese musulmano oltre al vino troviamo anche molta birra, bere qui non è un tabù. Tra le birre di produzione locale la più popolare sembra essere la Pulsar con una etichetta che ricorda molto la famosa birra ceca. Non manca la vodka secondo la tradizione russa.
Passiamo al cibo, palov è la base della cucina nazionale: riso pilaf accompagnato da carne e verdure. Il palov è sempre esposto nelle cucine, a Tashkent vedo che lo cucinano in enormi wok dove staziona immerso nell’olio. Secondo tradizione è il piatto che dà energia e favorisce la sessualità maschile. Per questo motivo gli uomini il giovedì sera preparano il piatto con la carne di migliore qualità. Il giovedì sera è considerato prefestivo in quanto il venerdì è la giornata dedicata alla preghiera. E così il giovedì sera ci si accoppia per poter concepire il figlio in prossimità del venerdì. Avete presente “è sabato” di Giorgio Gaber con tutti gli sciacquoni ? Ebbene qui quella serata speciale è il giovedì. Ovunque si trovano spiedini di pollo, agnello, manzo e per i vegetariani anche solo di verdure. E’ ovviamente escluso il maiale in quanto il paese è di religione islamica. I baraka sono presenti in tutti i menù. Si tratta di ravioli in genere ripieni di carne ma ci sono anche le versioni con zucca o patate. Solitamente sono cotti al vapore accompagnati da una crema (tipo tortellini alla panna), pomodoro tagliato a pezzetti o erbe. Esiste una versione di piccole dimensioni che viene servita con un brodo di verdure ma anche una fritta, o meglio, saltata in padella. Non solo carne, c’è anche il pesce, soprattutto di acqua dolce. Grigliato intero oppure a fette simili al salmone, viene servito anche fritto, bello croccante. Buona la scelta di verdure. Deliziose insalate vengo offerte come antipasto o in versione più completa come piatto principale. Insalate verdi, pomodori, cetrioli e poi magnifiche sono le melanzane fritte. Molto diffusi nei chioschi, anche ai bordi delle strade, sono i somsa, simili ai somosa indiani. Un fagottino di sfoglia croccante ripieno di carne d’agnello speziata, esiste anche la versione vegetariana con una specie di purè. E’ l’ideale per uno spuntino ma in genere la carne è troppo carica di olio che rende il tutto difficilmente digeribile. Il pane (il nome locale è “non”) viene sempre cotto nei forni cilindrici con l’apertura verso l’alto. Rotondo con i bordi rialzati, può avere diverse dimensioni: dai 15 cm di diametro fino a raggiungere i 40. Non manca la frutta sia a colazione che a fine pranzo. Meloni e angurie sono sempre presenti, anche l’uva sia bianca che nera è molto popolare.
La cucina italiana è qui molto apprezzata. In quasi tutti i ristoranti si trova una abbondante varietà di pasta e pizza. Oltre ai noodles locali (molto popolari sono quelli di colore verde agli spinaci) si trovano penne all’arrabbiata, spaghetti alla bolognese (mangiati da Bella Italia a Bukhara ma carne e sugo non hanno molto a che fare con il sapore italiano) e alla carbonara (spaghetti conditi con una crema dolce, niente uova, e pollo invece del guanciale). Da Zerafshan a Khiva ho invece molto gradito una pizza dall’aspetto napoletano. Forse è la migliore pizza che io abbia mangiato all’estero.

Il wine tasting

Il forno del pane

Il grande wok con il palov a Tashkent

Baraka, ovvero i ravioli di carne con crema, tocchetti di pomodoro ed erbe

“Spaghetti alla carbonara” conditi con crema, pollo e fettine di formaggio

Pizza “napoletana”: mozzarella, pomodoro a fette, zucchine croccanti, funghi e straccetti di pollo
















































