Ora sono in viaggio con un gruppo internazionale composto da sedici persone di tre diversi continenti ed una guida uzbeka, Marifat. Viaggiamo comodamente su un pullman condotto da due autisti locali. Lasciata Samarcanda alle spalle attraversiamo una zona arida, una steppa, per arrivare a Nurota dove troviamo un antico rudere che si presuppone essere una fortezza di Alessandro Magno. Bisogna salire su una collina per incontrare i resti di mura costituite da mattoni crudi risalenti a circa 2.300 anni fa. La fortezza aveva il compito di difendere la città dai nomadi provenienti da Nord. Alcune torri, grazie ai fuochi accesi sull’estremità, fungevano da “fari” per indicare la strada ai viandanti. Dalla vetta della collina si gode il panorama della verde città circondata dal deserto. Al di sotto una moschea del XVI secolo con una torre centrale ed un canale dove vivono centinaia di “trote sacre”. L’acqua scaturisce dalla Sorgente di Chashma, la leggenda racconta che il genero del profeta Maometto conficcò il suo bastone nel terreno e da quel punto incominciò a scorrere l’acqua. Entriamo in un fresco giardino dove troviamo dei tavoli già apparecchiati con un’insalata di carote, pomodori, melanzane fritte, spaghettini con verdure. Segue un brodo di carne con verdure e ravioli (baraka) cotti al vapore ripieni di carne conditi con po’ di panna. The come bevanda e melone per dessert. Ancora un po’ d’asfalto per entrare nel deserto e percorrere una strada sterrata. Arriviamo al lago Aidarkul, un vastissimo (180 x 32 km) bacino d’acqua dolce voluto dai russi per le coltivazioni di cotone. Un bagno rinfrescante nel bel mezzo del deserto è cosa buona. Ripartiamo percorrendo una pista di sabbia grigia circondata da rovi. Incrociamo qualche vacca e greggi di pecore. Mentre viaggiamo la nostra guida, Marifat, declama in uzbeko versi scritti dal poeta nazionale Novoy. La sabbia diventa rossiccia, un’ora scarsa di bus ed arriviamo al nostro Yurta Camp dove passeremo la notte. Gruppi di yurte bianche, molto basiche, quattro letti, una lampadina e prese elettriche. A sorreggere il tetto un intreccio di rami di legno e strisce di stoffe colorate. Dopo cena tutti attorno al fuoco, un cantore kazaco suona e interpreta canzoni della sua etnia molto presente in quest’area. La serata termina con un ballo corale e un girotondo attorno al fuoco. La mattina all’alba la temperatura è piuttosto bassa a causa dell’escursione termica tipica dei deserti. Dopo colazione ripartiamo, lasciamo la pista ma ritroviamo un asfalto non proprio bello. I rovi diventano più verdi e gli allevatori riescono anche a fare delle balle di fieno per alimentare gli animali. Un campo di girasoli, una grande centrale elettrica, ed entriamo a Navoy. Sosta caffè, un espresso (si fa per dire) 30.000 som (c.a. 2 €), il triplo di una birra, ed una brioche ripiena di formaggio. Lungo la strada sosta al caravanserraglio Rabat-i-Malik. Un bel portale con disegni e iscrizioni in arabo è praticamente tutto quello che rimane. All’interno ci sono le basi delle mura delle sale e delle camere, ai due lati le basi di due torri che ne segnalavano la presenza. Sul lato opposto dell’autostrada si trova l’antico serbatoio dell’acqua che alimentava il caravanserraglio. Una struttura di mattoni crudi con una cupola. All’interno si conservava l’acqua che veniva trasportata da addetti che la versavano nel serbatoio parzialmente scavato nella terra e ricoperto da pietre. Lungo l’autostrada un bianco monumento ci informa che stiamo entrando nella provincia di Bukhara che però qui chiamano Buxoro.



Il lago Aidarkul
