PASSAGGIO IN UZBEKISTAN

La frontiera con L’Uzbekistan è praticamente alla estrema periferia di Osh. Il taxista mi lascia proprio alla fermata dei mini-bus là diretti. In due minuti faccio il biglietto e si parte. Sul pullmino ci sono una dozzina di persone: donne velate ma anche col foulard russo, uomini col tipico copricapo locale ed un viaggiatore basco di Bilbao. In un attimo siamo alla frontiera kirghisa, tutti giù dal mini-bus per un controllo passaporti piuttosto rapido, raggi X per i bagagli. A duecento metri c’è la frontiera uzbeca. Anche qui controllo facciale e passaporto molto rapidi. In due ore complessive mi trovo ad Andijon, la più grande città della valle di Fergana.  Il solo nome della città quì in Uzbekistan evoca massacri e scenari drammatici. Tutto è dovuto alla rivolta e ai successivi fatti di sangue avvenuti il 13 maggio del 2005. Saluto l’amico basco che prenderà un bus io invece mi preoccupo di comprare il biglietto del treno per Margilon. E’ già passata l’ora di pranzo e incomincio a sentire un certo appetito. Normalmente attorno alle stazioni ferroviarie si incontrano diversi punti di ristoro. Cammino lungo un largo viale ma non trovo ristoranti nè fast food. Chiedo ad un gruppo di persone che staziona davanti ad un market e si fanno avanti due ragazzi con un buon inglese. Due medici specializzandi che gentilmente si offrono di accompagnarmi presso un ristorante. Si chiacchera e scattiamo una foto ricordo. Al ristorante, un self service molto frequentato, un ragazzo mi tiene la valigia e il tavolo mentre l’altro mi accompagna per la scelta dei piatti. Scelgo un raviolo rotondo ripieno di carote mentre il ragazzo mi consiglia un piatto di manzo stufato con cipolle e patate in umido, tutto immerso in un brodo, the ed un panino. Il pane qui ha forma circolare, un alto bordo che può ricordare quello delle pizze napoletane ed un affossamento nel centro. Ai tavoli vedo una nonna con una nipotina, coppie, tre amiche che chiacchierano. Etnie diverse, velo islamico e foulard russo, ma sedute allo stesso tavolo con molta armonia. Di fronte al ristorante un monumento con un viandante seguito da tre cammelli ci ricorda che da sempre la città è stata una tappa importante della Via della Seta in quanto luogo d’accesso alla valle di Osh. Il treno parte verso le cinque del pomeriggio, in meno di un’ora mi trovo a Margilon, centro della fertile piana di Fergana.      

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