MACAU – POCO PORTOGHESE MA MOLTO CINESE

Il monumento più importante della città è senza ombra di dubbio la chiesa di San Paolo di cui resta solo la facciata con le sue statue, i portali ed i rilievi. Era una chiesa gesuita del primo seicento costruita da profughi cristiani giapponesi e da operai cinesi ma su un progetto di un gesuita italiano. Purtroppo nel 1835 un incendio scoppiato nella cucina della caserma di un battaglione militare distrusse ogni cosa. Scendendo la lunga scalinata si raggiunge il vecchio quartiere coloniale con le sue stradine contrassegnate da pannelli in ceramica bianca e azzurra. Anche la toponomastica è tutta in lingua portoghese: rua, avenida, largo. Lungo le anguste strade si incontrano tanti negozi cinesi ma anche moltissime pasticcerie che offrono le loro delizie ai passanti. Scendendo lentamente si raggiunge largo de Sao Domingos, una piazza dominata da una chiesa col frontale dipinto di giallo, abbellita da qualche palma e pavimentata in bianco e nero. Proseguendo si accede allo stretto e lungo “largo do Senado” che in questi giorni è arricchito da tante lampade rosse che sono state installate per la festa del “bolo lunar” e per il 75° anniversario della “Republica Popular da China”. Sul fondo della piazza una fontana circolare tutta circondata da fiori gialli e rossi ed il palazzo del Senato locale: “Instituto para os Assuntos Civicos Municipais”. Un palazzo del 18° secolo che include una importante libreria ed una mostra d’arte, in questi giorni sono esposti delle bellissime opere di scrittura cinese. Salendo verso il piano superiore rimango stupito dall’uso e dalla bellezza delle ceramiche bianche azzurre. Senza dubbio una impressione molto portoghese. Il primo piano ospita il Senato con i ritratti dei presidenti emeriti. Poco oltre la piazza si incomincia intravedere la torre dorata a forma di loto del Gran Lisboa, simbolo della città. Macau è sostanzialmente la Las Vegas dell’Oriente ed immancabile sarà la visita ad alcuni tra i numerosi casinò. Attivi giorno e notte, sono sempre affollati da accaniti giocatori: uomini e donne dall’aspetto molto popolare, tanta semplicità e nessuna eleganza. Noto che pochissimi sono i giovani frequentatori, forse hanno ben altro da fare. Le grandi sale sono abbastanza ovattate ma ogni tanto si sentono delle urla a causa di un colpo grosso. Gli abitanti di Macau sono solo circa 650.000 ma le sale da gioco offrono navette gratuite per consentire di raggiungere il confine con la Cina Popolare. I casinò sono sempre collegati ad un grande albergo, anche il mio (Casa Real) ne ospita uno di due piani. Affollato la sera ma già attivo alle otto del mattino quando scendo per la colazione. Al Grand Lisboa tre piani di sale gioco, tutte circolari, kitch come lo stabile esterno, e uno gran spreco di luci. Ospita anche un ristorante tristellato ma in ogni caso io scelgo una sala molto più popolare. Per pranzo riso e fettine di maiale inaspettatamente buone ma per cena sempre zuppe di pesce nei ristoranti vicino all’albergo. La prima mi viene servita con una grande testa di pesce, tofu (che non mangio), lemongrass e tre fettine di una specie di tartufo. Molto buona e piuttosto delicata. La seconda sera una zuppa mista di seafood: gamberi, tre enormi cozze, e pezzetti di seppie. Nel brodo, che ribolle sul mio tavolo, pomodori, fette di limone, erbe e spezie. Solo piccantina all’inizio ma man mano che il brodo si restringe diventa sempre più saporita. Verdure fresche ed una salsina di soia con aglio, erbe e prezzemolo concludono l’insieme. The per accompagnare la zuppa e una mezza arancia per concludere. Davvero una bella esperienza per una ventina di euro. La cucina portoghese … non pervenuta così come la lingua: nessuno parla più il portoghese, pochissimi l’inglese e, in generale, tanto, tanto cinese.

Commenta