INCONTRI GROENLANDESI

“Un viaggio ci porta a conoscere nuovi mondi e nuove genti”. Così scrissi sulla home page di questo blog già otto anni fa prima di partire per il mio “viaggio della vita”. Per “genti” intendevo popoli, culture, tradizioni e, ovviamente, persone. Anche nel corso di questa mia ultima avventura groenlandese ho fatto alcuni incontri molto significativi che avrei il piacere di raccontare. Ne ho scelti alcuni:

Jacob

Oscar! Mi sento chiamare nella piccola sala degli arrivi dell’aeroporto di Kulusuk. Scarico la valigia dal carrello dei bagagli e dopo un attimo la vedo già sul pullmino bianco dell’albergo. Arrivati a destinazione mi viene assegnata la camera ma alla mia richiesta di cibo mi viene risposto che in albergo non si pranza. La cena verrà servita puntualmente alle 18,00. Il manager tuttofare mi accompagna al piano superiore dove c’è il bar con un bel bancone in legno. “Serviti, birra o vino, quello che vuoi e poi scrivi il numero della tua camera sul bigliettino”. E per mangiare? Spalanca la porta della cucina, apre la porta del frigorifero “prendi tutto quello che vuoi”. Trovo salumi, formaggi, salmone, acciughe, olive, burro. Insomma un po’ di tutto, e sul grande tavolo diverse tipologie di pane bianco e integrale. Lui se ne va ed io mi servo. E all’ora di cena? “Jacob, some wine, please”. Pinot grigio o chardonnay? Fatta la scelta agguanta la bottiglia, la stappa rapidamente, ne versa metà nel mio calice e l’altra metà nel suo. Skoll, un sorso e via di corsa per svolgere altre attività. Durante il mio soggiorno Jacob è sempre molto servizievole, sorridente e simpatico, e così quando ritorno da Tasiilaq mi sento a casa mia. All’ora di cena si ripete la cerimonia del brindisi: skoll e per di più il vino mi viene offerto. Grande Jacob!     

La “rossa americana”

Sbarca dal mio stesso volo proveniente da Reykiavik, lei con destinazione Tasiilaq, io invece mi fermo qui, a Kulusuk. Come tutti i passeggeri in arrivo è felicissima e sorridente. Mentre sono in attesa della consegna della valigia mi pone la tipica domanda: where you come from? Italy. E così inizia a farmi festa, mi spiega che vive a San Francisco ma che ha sangue completamente italiano. Padre e madre erano entrambi di origine siciliana. Mi mostra una fotografia che la illustra ventenne. Mi fa notare che i capelli erano rossicci. Sorridendo le dico che ne conosco il motivo ma non ho il tempo necessario per spiegarmi perchè l’elicottero per Tasiilaq è in partenza. Qualche giorno più tardi ci rincontriamo casualmente sempre all’aeroporto di Kulusuk. Saluti e risate ma prima di ripartire mi chiede di terminare il mio racconto riguardo i suoi capelli rossi e le origini italiane. La mia spiegazione è di tipo storico. Le racconto che la Sicilia è sempre stata terra di conquista. Sull’isola sono passati gli antichi greci, i cartaginesi, i normanni, gli arabi ed anche gli inglesi durante l’epoca imperiale. Scozzesi e irlandesi erano sicuramente una componente di quell’esercito e, come noto, quella popolazione ha la più alta percentuale al mondo di uomini e donne coi capelli rossi. Una bella risata, un abbraccio e la signora si imbarca.    

Kristen, sempre in giacca

I suoi capelli lunghi e ricci non passano inosservati qui, nessuna signora si acconcia in questo modo. Ma ciò che mi stupisce ancora di più è che indossa sempre una giacca elegante ed un lungo giaccone invernale. Una “mise” da città che mi colpisce perché qui nessuno si veste così. Vive e lavora a Nuuk però è danese, molto danese. Simpatica, aperta, sorridente anche perché finalmente è riuscita a prendere il volo da Tasiilaq a Kulusuk. Per quattro giorni, causa maltempo, è rimasta bloccata sull’isola assieme ad una collega. Project manager di una azienda di informatica era sull’isola per un commissioning. Arriviamo a Kulusuk in elicottero in una mattinata di sole e in assenza di vento. Tutti i nove passeggeri dell’elicottero, io compreso, hanno la coincidenza per Nuuk. Dopo alcune ore di attesa in aeroporto, a metà pomeriggio, arriva la notizia: il volo è cancellato causa maltempo. Io a Kulusuk ormai ero di casa ma per gli altri passeggeri era una novità assoluta. Ritrovo con piacere l’amico Jacob e qui divento la guida del piccolo gruppo di viaggiatori che si è appena costituito. In pochi minuti arriviamo all’albergo dove ci vengono assegnate le camere. Passo dal bar per bere qualcosa e trovo un bag-in-box di chardonnay. Mentre mi sto servendo arriva lei e, molto cordialmente, le offro un bel calice di vino seguito da un “welcome”. La sera, dopocena, sempre davanti ad un calice di vino bianco facciamo una lunga chiacchierata nel corso della quale mi racconta tanti aspetti della cultura locale. Una telefonata col marito interrompe la conversazione. Buonanotte.

La leccese col pesto

Nel soggiorno-ristorante della Sarfaq Ittuk ci sono solo tavoli da 6 persone. Io viaggio da solo quindi cerco sempre tavoli vuoti e quando non ce n’è scelgo il più vuoto. E così una sera per cena mi siedo casualmente ad un tavolo dove c’è una signora, sola, più o meno della mia età, di nazionalità sconosciuta. Grazie ad una occhiata furtiva noto che sta leggendo un libro di Oriana Fallaci, deduco che sia italiana. Ci scambiamo un paio di battute e poi non mi molla più. Sta viaggiando con una amica di Crema, mi racconta un sacco di cose, incluso i suoi problemi digestivi. Aggiunge che la cucina locale non la soddisfa, che i gamberi qui hanno le uova e non hanno sapore. E così sceglie di pernottare nei B&B con cucina per essere autonoma e cucinare ciò che meglio le aggrada. Poi aggiunge che si è portata da casa la pasta e persino il pesto. No, questo è troppo!   

La “signora di Nuuk”

Dopo aver trascinato la mia valigia durante la visita al Museo Nazionale della Groenlandia e alla Cattedrale di Nuuk mi viene un certo appetito. Mi rivolgo alla prima persona che incontro. La signora mi consiglia di andare al City Centre dove c’è un Café. Mi indica il palazzo che in seguito scoprirò essere il più alto della Groenlandia. Grazie signora. Il giorno successivo mi trovo a Sisimiut, 320 km a Nord di Nuuk. Durante lo stop di due ore della Sarfaq Ittuk ne approfitto per far due passi e visitare la cittadina. Dopo aver lasciato il porto mi trovo nel centro abitato. Inaspettatamente mi sento chiamare, è la signora di Nuuk che, accompagnata dalla madre, mi riconosce! Scambiamo due chiacchiere, due risate e un saluto. Ma non è finita qui. All’aeroporto di Copenaghen, la settimana successiva, mentre aspetto la riconsegna della mia valigia arriva di nuovo lei, sempre lei. Mi viene incontro, mi saluta calorosamente, mi indica figlio e marito. Stanno partendo per una vacanza in Portogallo. Mi bacia su tutte due le guance e scatta un selfie, entrambi sorridenti e assolutamente meravigliati. Ma quanto è piccolo il mondo?

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