26 – 27 – 28 / 07 / 2022
Lasciare Reykjavik in auto è impresa molto difficile, non trovo indicazioni, mi faccio condurre dal mio senso d’orientamento ma a volte non basta. Una volta uscito dalla città però tutto cambia. Costeggio il mare fino ad imboccare il tunnel che attraversa lo Hvalfjordur, 6 km sotto l’acqua del fiordo in tutta sicurezza. Sosta per il pranzo ad Akranes, una zuppa di pesce “organica” molto speziata, accompagnata solo da acqua. Se si guida non si beve! Superata Borgarners imbocco la strada che porta verso Nord. Sosta in prossimità di un vulcano spento. Attraverso vallate verdi, qualche fattoria isolata, pecore che pascolano e qualche cavallo. Svolto a sinistra in direzione della penisola. La strada si fa sterrata, terra e sassi per tutti i 70 km da percorrere. Costeggio il mare, grigio, come grigio è il cielo. Cade un leggera pioggerellina. Supero un fiordo con una cascata sul fondo per arrivare a Stykkisholmur dove pernotto. Un piccolo borgo affacciato ad un porticciolo racchiuso da una grande roccia di basalto. Poche abitazioni bianche, verdi o rosse, ed una chiesetta in legno di colore grigio. Mi sistemo in un albergo. Lo stabile, in legno rosso è in stile tradizionale. Anche l’interno lo è, caldo, accogliente, tutto pulitissimo, molto cordiale l’accoglienza. Mi viene assegnata una camera singola, di piccole dimensioni, mansardata, con una piccola finestra che si affaccia al mare. Per la cena mi devo rivolgere all’unico locale del paese dove trovo un ambiente umano molto gradevole grazie agli scambi con turisti italiani e stranieri. La mattina, pima di partire, vado a visitare la Norska hùsid, una casa famigliare eretta nel 1832 da un ricco commerciante. La struttura ospita il Museo Regionale che accoglie una interessante raccolta di antiquariato locale. Al piano superiore si può visitare la residenza signorile arredata con mobili e attrezzature originali. Riprendo la strada in direzione Ovest, sempre lungo la penisola. Cielo grigio e pioggerellina. Si incontrano pecore bianche e nere, piccole stalle bianche col tetto rosso. Il cielo si fa sempre più carico di nubi scure. Incrocio una grande cascata di acqua spumeggiante che grazie a diversi salti scende la verde collina. Da quella posizione si può vedere distintamente la sagoma piramidale del vulcano avvolta dal grigiore del cielo. Isolata, sferzata dal vento, appare una chiesetta in legno, bianca col tetto rosso. Sul fianco un piccolo cimitero con croci bianche e pietre nere. Un tratto di asfalto ed ecco una strana segnalazione: “guidare con attenzione, uccelli sulla strada”. In effetti per qualche centinaia di metri decine di uccelli volano in ogni direzione rappresentando un forte pericolo per se stessi ma anche per gli automobilisti. Il pericolo viene segnalato con scritte sull’asfalto, cartelli gialli e luci rosse lampeggianti. A quanto pare ogni anno decine di uccelli vengono investiti dalle auto. Il motivo è molto semplice: questi uccelli si nutrono di pesci e quindi volano radenti sui fiumi. Il punto è che questi stormi confondono la strada con un ruscello e così capita che vengono travolti. Superato Hellissandur mi porto verso il capo della penisola fino a Ondeverdames. Rocce nere alternate a spiaggette scure sferzate dal vento e dalla pioggia gelida. Rientro a Olafsvikun piccolo borgo distribuito lungo il litorale. Per il pernottamento c’è un ostello ben organizzato, pulito e ben frequentato. Per cena sono al Hraun, fronte porto, l’unico ristorante del villaggio. Una bella struttura in legno con un buon servizio e un ottimo menù. Scelgo un piatto a base di salmone gratinato accompagnato da patate, insalata, broccoli, fragole e diverse salse. Davvero di ottimo gusto. E per concludere, dopo il vento e la pioggia, verso le 11 di sera appare il cielo azzurro e un bellissimo arcobaleno. Speriamo che possa essere un buon augurio per la giornata di domani. La mattina riparto con l’intenzione di attraversare la Penisola che include il famoso vulcano Snaefellsjokull, il ghiacciaio, campi e tunnel di lava. Il vulcano è di per se una meraviglia naturalistica ma è anche stato reso famoso da Giulio Verne nel suo libro “Viaggio al centro della terra”. L’autore immagina che i ricercatori, partiti da Reykjavik, si infileranno proprio in questo vulcano con l’intento di raggiungere il centro della terra. Dopo tante vicissitudini i ricercatori potranno rivedere la luce tornando alla superfice a Stromboli. Straordinaria la fantasia di Verne. Appena si esce dal villaggio la strada offre un tracciato acciottolato che si inerpica attraversando prati brulli e lungo torrenti che formano cascate di acqua gelida. Il cielo è sempre completamente coperto, pioggia leggera e di tanto in tanto appare qualche arcobaleno. Incontro una coppia di italiani bloccati a causa dei freni non funzionanti, cerco di dar loro una mano ma l’unica possibilità è rientrare al villaggio. Io proseguo e incontro le prime chiazze di neve, il colore del fondo della strada cambia da rossiccia a nera, ai lati rocce di lava raffreddata in modo rapido e casuale. Raggiungo il passo ma il cielo è completamente coperto da nubi, il panorama praticamente azzerato. Faccio una sosta, mi guardo in giro ma è praticamente impossibile imboccare un sentiero. E così decido di scendere verso la costa fino ad Arnarstapi, un piccolo villaggio dove in un bar bevo un buon caffè che mi riscalda. Un grande e tozzo monumento in pietre scure rappresenta un omaggio a Jules Vernes, Passeggio lungo la costa. Rocce scure che delimitano il mare con la superfice superiore ricoperta da erba verdissima. Sulle rocce, di fronte al mare, centinaia di gabbiani volano e si riposano. Il vento trasporta acqua ghiacciata che sbatte sulla pelle del mio viso. E qui decido che forse è arrivato il momento di prendere la decisione di rientrare. Proseguo fino al porto protetto da imponenti muraglioni di pietre. L’entroterra è coperto da prati, piccoli stagni o laghetti, case in legno di colore bianco, rosso o nero. Riprendo l’auto e percorro una buona strada litoranea, a sinistra versanti collinosi e piccole cascate, sulla destra una chiesa protestante di colore nero ma con porte e finestre bianchissime. Pernotto a Borgarnes per rientrare nella capitale il giorno successivo. Il tempo rimane grigio e piovoso ma, alle 23 dell’ultima notte, il sole si riaffaccia per un’oretta illuminando le vie della città. Sarà un arrivederci ?




















































