20 – 21 / 07 / 2022
Dopo una notte di tranquilla navigazione, il ferry imbocca il fiordo Reydarffjordur, le nuvole si aprono e appare il sole, il cielo è finalmente azzurro, il vento piuttosto freddo. Percorriamo un fiordo profondo 17 km, ai lati prati, rocce e cascate, montagne dalle cime innevate. Lentamente la nave attracca al molo di Seydisfjordur e mentre mi preparo allo sbarco, auto, camper e camion iniziano a raggiungere la terraferma. Sul lato opposto centinaia di mezzi si preparano per l’imbarco ma, una volta terminate le operazioni di carico e scarico, il paese assume la sua caratteristica di località dolce e tranquilla, ospitale, che ha saputo accogliere artisti ed intellettuali. Il centro abitato è composto da case in legno di tutti i colori mentre la chiesa è di colore azzurro tenue. Di fronte alla chiesa la vera attrazione della località: Nordurgata, o meglio, la Via dell’Arcobaleno: un centinaio di metri di selciato dipinto con i colori dell’iride. E proprio durante la mia visita ragazzi e ragazze ridipingono le strisce colorate. Secchi pieni di colori, rulli coi lunghi manici, movimenti precisi, ridanno vita a questo simbolo di libertà, solidarietà e fraternità. E una ragazza si rivolge a me aggiungendo: ora è anche un forte simbolo di pace. La Rainbow Street incrocia un trivio dove si trovano due opzioni per il pranzo. El Grillo Bar che offre piatti alla griglia , una ventina di birre islandesi nonché una speciale El Grillo, preparata secondo un’antica ricetta che deve il nome alla petroliera britannica affondata nel fiordo molti anni fa. Di fronte invece si trova il Nordic Restaurant situato nell’edificio dell’Hotel Aldan. Nella sala, prevalentemente in legno chiaro, si apprezza la pace e la tranquillità. Vengono offerti pesci locali o un piatto di filetti d’agnello al forno accompagnati da purè e verdure locali. Un piatto davvero squisito e la carne molto tenera. Un mini-bus fa servizio verso l’aeroporto di Egilsstadir, nell’entroterra. La strada sale verso colline e montagne verdi attraversate da cascate fino a raggiungere un lago artificiale. Le montagne che circondano la zona hanno grosse chiazze di neve. Si prosegue lungo l’altopiano dai contorni molto morbidi fino quando appare un laghetto stretto e lungo. Un breve discesa ci porta dove, su un tratto piano, sorge l’aeroporto. Tutte le operazioni sono molto semplici, nessun controllo sicurezza e il piccolo turbo-elica con destinazione Reykjavik lo si raggiunge a piedi. 50 minuti di volo e si atterra all’aeroporto cittadino della capitale.






