UN VOLO PER LE SVALBARD

Il cielo è grigio a Tromso,, dietro una collina si vede ancora un po’ di luce rosa e gialla. E’ l’ultima luce naturale prima della lunga notte. Vedo tutti i passeggeri ben imbacuccati, io è da ieri che indosso la giacca a vento rossa dell’Antartide. E’ assolutamente necessaria. Un’ora e quaranta di volo ed eccoci a Longyearbyen, qualcuno salta di gioia sulla pista ghiacciata. I bagagli vengono distribuiti su un nastro ”controllato a vista” da un orso polare imbalsamato. La mia valigia è tra le prime ad essere consegnate. Ora si merita un nuovo autoadesivo.

Lo sbarco a Longyearbyen nella notte artica

La mia valigia viene consegnata sotto il controllo di un orso polare, ora si merita un nuovo adesivo

LA CUCINA ARTICA A TROMSO

Tromso si è disvelata anche un luogo di grande interesse enogastronomico. Sono stato positivamente colpito dalla qualità e dalla modernità della cosiddetta “cucina artica”, basata sui prodotti locali ma con interessanti rivisitazioni e innovazioni.

Dragoy è perfetto per un pranzo veloce. Un bellissimo “banco del pesce” all’interno di uno stabile moderno. Pesci e crostacei artici sono ordinatamente esposti su un letto di ghiaccio. Chiedo al commesso se mi può preparare una zuppa di pesce. Naturalmente la risposta è positiva. Il tempo di salire al piano superiore per visitare una mostra di scienze ittiche e la zuppa è pronta, bellissima alla vista e buonissimo il sapore. Alcune verdure fresche e fette di pane completano la preparazione.

Un’altra interessante esperienza è stata la cena da Mathallen. Un locale moderno, molto frequentato da giovani, grandi vetrate e scaffali pieni di bottiglie di vino. Scelgo un merluzzo “pan fried”, prima bollito e poi passato in padella, accompagnato da bacon fritto, un pesto di sedano e crema di patate. Per rimanere allineato ai prodotti locali scelgo di bere una birra, la Mack IPA che ben accompagna il piatto.

Ma la vera esperienza multisensoriale la provo da Emma’s DrommeKjokken (cucina da sogno) consigliato dalla Lonely Planet. Senza dubbio una scelta perfetta. Uno stabile antico, al piano terra un bar al momento senza avventori dove però si possono gustare formaggi e snack ma al piano superiore c’è il famoso ristorante. Mi viene offerto un tavolino con vista sulla piazza centrale. Vengo servito da una giovane signora molto, molto professionale che mi racconta il menù e l’abbinamento coi vini. Come non concordare! Si inizia con un calice di riesling tedesco che accompagna una patata lunga un paio di centimetri con bottarga boreale (sic!) servita su una assiette di legno, a seguire un cubetto di carne di manzo con crema di brodo. Passiamo al pesce. Un halibut pan fried con salsa al vino bianco e carote arrosto. Quì mi viene offerto uno chablis della Borgogna, un bianco molto di corpo. Un liquore di lampone ghiacciato mi viene servito prima di passare alla carne. Segue un trancio di renna bollita e passata al forno con salsa al vino rosso, gocce di purè per contorno, cipolle croccanti e un rosso Tannat dell’Uruguai. Un vino corposo, tannico, 13,5°, molto buono e perfetto con la selvaggina. Un trancio di semifreddo alla cannella accompagnato da uno straordinario tokaj passito del 2011 conclude il tutto. Che cena! Certamente da sogno, e per il conto? Diciamo che ci pensa la carta di credito.

La zuppa di pesce di Dragoy
Merluzzo pan fried con cubetti di bacon, pesto di sedano e salsa di patate da Mathallen

Emma’s DrommeKjokken, “cucina da sogno”

Halibut pan fried con salsa al vino bianco e carote arrosto

Trancio di renna bollita e passata al forno con salsa al vino rosso, gocce di purè e cipolle croccanti

TROMSO, LA PORTA DELL’ARTICO

Tromso, estremo Nord Norvegia. Latitudine 69° 56’ Nord

Il sole sorge alle 10,34 e tramonta alle 12,26

Temperatura: minima – 9,4° massima -2,1° Meteo: neve, coperto e rare schiarite

Tromso viene definita la “porta dell’Artico” ed in effetti è sempre stato il punto di partenza delle prime spedizioni polari, Amundsen incluso. Per me rappresenta il trampolino di lancio verso le isole Svalbard. Città moderna, Tromso, ha però avuto il merito di conservare le tipiche case tradizionali in legno con tetti spioventi e tinteggiate con svariati colori. Nella piazza centrale si trova la Domkirke, una grande chiesa in legno con un bel campanile che termina con un puntale verde. Sul retro, rivolta verso del mare, la statua di Ronald Amundsen. Si percorre la Storgata, la via centrale, per raggiungere il Museo Polare (Polarmuseet). Uno stabile in legno di colore rosso affacciato al porto risalente al 1833 e adibito a magazzino doganale fino al 1970. Nella prima sala sono state ricostruite due tipiche ambientazioni: la prima mostra un cacciatore di renne con la sua preda e la seconda una baracca dell’epoca con alcuni personaggi e tanti interessanti particolari: attrezzi, pelli, animali. Segue la ricostruzione di una scena di caccia alle foche, molto ben fatta ma impressionante per la sua brutalità. Nelle sale successive tante fotografie storiche, i racconti delle spedizioni polari, modelli di dirigibili e vecchi aerei. E’ stata poi ricostruita una scena davvero raccapricciante: una trappola per orsi bianchi con tanto di animale imbalsamato. In una lunga scatola di legno veniva posta una attraente fetta di carne, quando l’animale arrivava per prendersela tirava una corda legata al grilletto del fucile che, ovviamente, sparava dritto alla testa dell’orso. Nel frattempo all’esterno si è fatto buio, le luci della città si riflettono sul mare, la temperatura rimane rigida e il cielo coperto. Andando oltre il centro si giunge alla fine della Storgata dove si incontra l’Olhallen Pub. Un’antica birreria annessa alla fabbrica, la Mack Olbryggeri. Fondata nel 1877, è da sempre una istituzione della città, un centro di attività e di storiche ubriacature. Mack produce tutt’ora 18 tipi diversi di birra che vengono consumate in tutta la Norvegia ed esportate in tutto il mondo. L’ambientazione della vecchia bottega è stata ben conservata con mattoni a vista e soffitti ad arco. La visita inizia con un documentario che racconta la storia del birrificio, una storia tutta famigliare che passa di generazione in generazione. E la voce narrante è proprio quella di un vecchio erede. Si scende poi nelle cantine dove si tiene ancora una piccola produzione di alta qualità, la produzione industriale avviene in fabbriche moderne al di fuori della città. Mack ha legato la birra alla musica: un QR code stampato sull’etichetta delle bottiglie porta il cliente a sentire brani di musica scelti in funzione della tipologia di birra. E così i serbatoi di fermentazione sono dipinti con le immagini di Elvis, Ringo Starr, Johnny Cash… Davvero innovativo. Oltre il birrificio troviamo Polaria, un museo multimediale che accompagna il visitatore attraverso i fenomeni naturali artici. Ancora più interessante è però l’architettura dello stabile: cinque blocchi di cemento bianco, appoggiati l’uno sull’altro, con effetto domino, che stanno a rappresentare blocchi di ghiaccio in movimento. Un bellissimo effetto visivo creato ed enfatizzato dalla illuminazione. Ci portiamo sul ponte Bruvegen che, attraversando lo stretto, unisce l’isola del centro città con Tromsdale, sulla terraferma. Lungo più di 1 km, 58 arcate, 38 metri sopra il livello del mare, è una bellissima opera ingegneristica. Superato il ponte ci troviamo di fronte alla Ishavskatedralen, la Cattedrale Artica. Gli undici blocchi triangolari di cemento bianco, di diverse altezze, affiancati l’uno all’altro, rappresentano i crepacci dei ghiacciai. Sul fronte una grande croce bianca regge due campane. Notevole è l’effetto delle linee di luce che attraversano gli “archi triangolari” e si riflettono sulla vetrata frontale.       

La Cattedrale Artica

HURTIGRUTEN, IL ”POSTALE DEI FIORDI”

La Nordnorge si muove lateralmente per poi imboccare l’uscita del porto di Bodo. E mentre sulla sinistra scorrono le luci della città, sul lato opposto del fiordo la luna fa capolino dietro i monti. Dopo circa quattro ore di navigazione le luci davanti alla prua ci dicono che abbiamo raggiunto le isole Lofoten. Nel buio della notte il profilo dei rilievi viene evidenziato da una luce rosata, magnetica, irreale, come se ci fosse un grande incendio. Sull’altro lato la luna appare e sparisce dietro le nuvole. Il primo sbarco è piuttosto rapido, si riparte rapidamente per raggiungere Svolvaer, un importante approdo delle Lofoten. All’entrata del porto si nota una lunga struttura in legno di forma triangolare dove vengono appesi i merluzzi per l’essicazione. E così il merluzzo diventa stoccafisso. Svolvaer è famosa per la lavorazione ed il commercio del merluzzo tanto è vero che ogni anno, alla fine di marzo, si tiene una competizione mondiale di pesca al cod fish, il merluzzo per l’appunto. Tre potenti squilli di sirena annunciano l’attracco al molo. Qui la sosta è più lunga e ne approfitto per sbarcare anche se nevica. Tutto è bianco, la città praticamente deserta. Una banca ha una grande insegna luminosa che indica 68°, ed infatti siamo poco sopra i 68° Lat Nord. Non mancano un ristorante italiano ed una pizzeria. Poco sopra, il campanile di una chiesa tutta bianca indica le 10, devo allungare il passo, si salpa alle 22,15. Appena partiti la neve diventa sempre più ghiacciata e rimanere sul ponte 7 è praticamente impossibile. La nave si infila tra scogli e isolotti, l’andatura è lenta, i passaggi molto stretti, si naviga tra una luce verde ed una rossa che indicano la giusta rotta. Superate le Lofoten, al mio risveglio, il mare grigio è rotto solo da alcune creste di onde schiumeggianti. Mentre faccio colazione di fronte a due grandi finestroni si percorre lo strettissimo Tranoyfjorden, famoso per le sue forti correnti. In mattinata non manca una conferenza che tratta la storia delle spedizioni polari: Amundsen, ghiacci, navi e dirigibili. Mi fa un certo effetto vedere proiettata la prima pagina della Domenica del Corriere che riporta la tragedia del dirigibile Italia e del suo equipaggio. Dopo una serie di virate che seguono l’andamento del fiordo si passa sotto un alto ponte per attraccare a Finnsnes. La sosta è relativamente breve per cui faccio un rapido sbarco solo per scattare qualche foto. Si riparte con una luna gibbosa calante mentre qualche raggio di sole colora le nuvole di rosa. Si prosegue verso Nord attraverso uno stretto passaggio, a destra abbiamo la terraferma mentre a sinistra c’è l’isola di Senja che ospita il Parco Nazionale Anderdalen. Abbiamo superato i 69° Lat Nord, mi godo il panorama dei fiordi dal grande salone del ponte 7 che ha una vasta vetrata a 180° rivolta verso la prua. Che spettacolo! Ora i colori sono solo il grigio e il bianco della neve. Superiamo uno stretto con una forte corrente, la Nordnorge naviga lentamente. Appaiono le luci di una grande città, segno che abbiamo raggiunto Tromso. A destra si vede la terraferma dove spiccano gli undici “archi triangolari” della Cattedrale Artica, sul fronte della nave il lungo ponte che unisce le due parti della città e sulla sinistra il centro che si estende sulla costa orientale dell’isola di Tromsoya. Tre forti colpi di sirena segnalano l’entrata in porto del postale. Il suono rimbomba e riecheggia tra le colline circostanti, i brividi corrono giù per le gambe.   

Porto di Bodo, la Nordnorge al mio imbarco
Svolvaer
Scorcio di Finnsnes
La Nordnorge all’attracco, sullo sfondo il ponte di Finnsnes
All’arrivo a Tromso spicca la “Cattedrale Artica”

BODO

Bodo, Nordland. Latitudine 67° 16’ Nord

Il sole sorge alle ore 9,36 e tramonta alle 13,59

Temperatura: minima – 2° massima 0° Meteo: nevicata notturna, sereno e nubi sparse in giornata

Terminal ferroviario, importante porto navale per le connessioni con le isole Lofoten, snodo della strada  costiera norvegese, Bodo forse è tutta qui. E grazie a questi motivi sono sorti molti alberghi che fanno riferimento alle più importanti catene scandinave, creano un po’ di vita, danno tanta luce. Le strade innevate e le luminarie natalizie donano un’atmosfera piacevole. Del resto la città originale è stata completamente rasa al suolo dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, l’unica bellezza è rappresentata dalle montagne che circondano il fiordo. E talvolta … spunta la luna dal monte.

L’ESPRESSO DEI FIORDI, IN TRENO VERSO BODO

E’ domenica mattina ma è ancora notte qui a Trondheim. I passeggeri in attesa presso la stazione ferroviaria sono ancora assonnati, bevono un caffè, mangiano uno snack. Il treno parte lentamente, silenzioso, senza un fischio, senza far rumore. Si costeggia il fiordo e i binari sembrano appoggiati sulla sabbia. Verso oriente gli squarci di cielo tra i nuvoloni iniziano a schiarirsi. Arriva con cortesia ed efficienza un giovane controllore che mi informa che entro trenta minuti mi verrà servita la colazione. La prima classe, o per meglio dire la komfort, è un lusso che mi sono voluto permettere per godere al meglio questo tratto ferroviario, l’unico di questo viaggio. Il cielo si schiarisce mentre l’interno delle case, che sono ancora delle sagome scure, hanno finestre illuminate. La vista sul fiordo è da mozzafiato, la ferrovia lo costeggia. Il vagone è quasi vuoto, due signore in maglietta fanno colazione mentre una terza fa la maglia, la luna illumina il cielo. Dopo una lunga sosta all’aeroporto di Vaernes la linea si dirige verso l’entroterra ed al grigio del cielo e del mare si aggiungono il verde dei prati, il bianco e il rosso delle case e delle fattorie, le morbide cime delle montagne già imbiancate dalla prima neve. Una hostess mi serve la prima colazione: caffè, acqua e succo d’arancia, yogurt e panino imbottito con insalata e formaggio. Mentre tre daini corrono spaventati dal rumore del treno l’aurora (sono le 9,15) colora di rosa le nubi. Verso le dieci il sole sorge dietro un bosco di abeti, appaiono laghi ghiacciati, la neve copre tutto e il vento generato dal treno alza nuvole bianche. Si entra nella regione del Nordland, verso l’una il sole è già basso dietro le mie spalle, solo le montagne più alte sono illuminate. Si entra in una zona particolarmente fredda, il termometro del vagone indica – 5°, si incontra una bufera di neve. Al termine di una lunga galleria il turbinio finisce e il cielo rimane grigio. Vado verso il “Kafe”, la carrozza bar-ristorante, attraversando il vagone per le famiglie con tanto di spazio giochi. Mamme e papà se ne stanno seduti tranquilli mentre i bimbi corrono e giocano nella zona a loro riservata. Riprende a nevicare ma mi riscaldo con una zuppa di carne e verdure accompagnate da un calice di vino rosso. E’ l’ora del tramonto, sono circa le due del pomeriggio, le nuvole grigie si colorano di rosa e alle 15,30 è già tutto buio. Il treno va decisamente verso l’interno, la temperatura è attorno allo zero ma qui tutto, strade e prati, è completamente ghiacciato. Si supera Mo I Rana e si oltrepassa il Circolo Polare Artico. A Fauske si ritorna su un fiordo e si rivedono le luci riflesse nell’acqua del mare. Si costeggia il fiordo fino a quando viene preannunciato l’arrivo a Bodo, il terminal della linea Nord. Il marciapiede della stazione è ricoperto da un leggero strato di neve fresca. Quando arrivo alla testa del treno scende anche il macchinista e, pur lasciando il motore acceso, chiude a chiave il portello. MI saluta e rispondo con “You did a good job, bye”, ringrazia e si allontana. C’è del calore umano anche nel gelo nordico.

Il treno in partenza da Trondheim
Il sole sorge dietro boschi di abeti
Stazioni solitarie
Arrivati a Bodo il macchinista chiude a chiave il treno e se ne va

TRONDEHEIM

Trondheim, Norvegia centrale. Latitudine 63° 26’ Nord

Il sole sorge alle ore 8,56 e tramonta alle 15,10

Temperatura: minima + 0,5° massima + 2,5° Meteo: coperto, pioggia leggera

Là dove la Norvegia inizia a restringersi lanciandosi verso Capo Nord, nel bel mezzo del Trondheimfjord, sorge Trondheim, prima capitale della Norvegia, oggi terza città del paese per dimensioni. Il centro storico, già illuminato per Natale, è racchiuso tra il fiume Nivelma e il fiume-canale (Kanalhavn) che creano una sorta di isola. Il centro della città è rappresentato dalla Torvet, una larga piazza rettangolare, dove nel bel mezzo sorge una altissima colonna sulla cui cima è stata posta la statua del re Olav Tryggvason che, nel 997, fece attraccare il suo veliero su un banco di sabbia dando così inizio alla storia della città. La pioggia rende la serata triste ma, essendo sabato sera, bar e ristoranti sono affollati. Io scelgo di passare la serata nel Microbryggeri, animato pub e birrificio. Bevo una lager di produzione propria, amara e dal sapore intenso, che mi viene servita alla spina da un lungo tubo di rame. Una luna straordinaria (solo ieri 19 novembre 2021 era piena) si riflette sul fiume Nivelma e illumina tutto il cielo. 

Riflessi di luce sulla Nidelva, Trondheim

Il centro città

TO TRAVEL IS TO LIVE – VIAGGIARE E’ VIVERE

In questi ultimi venti mesi la nostra vita è stata mutilata, stravolta, siamo stati persino costretti a ridurre le nostre libertà personali ed i nostri diritti costituzionali al fine di proteggere noi stessi e l’intera popolazione umana.

Ma ora che ci siamo vaccinati torna la vita, si può riprendere a viaggiare.

E allora eccomi qua, di nuovo in viaggio verso nuove esperienze, rincorrendo nuove emozioni.

Questa volta l’obbiettivo sarà affrontare la “notte artica” attraversando la Norvegia, puntando verso Nord fino alle isole Svalbard, dove d’inverno il sole non sorge mai, sperando di incrociare anche l’aurora boreale.

“To travel is to live” sarà il diario della mia “Notte Artica”