Non esiste Regione italiana che non abbia le sue specialità. Anche la Valle d’Aosta non fa eccezione. Attraverso i gusti, i sapori, i profumi dei suoi prodotti tipici e dei suoi piatti tradizionali ci racconta la storia e le caratteristiche del suo territorio di montagna. Molte sono le specialità uniche e imperdibili, tra le tante citerei quelle che hanno ottenuto il riconoscimento DOP “Denominazione di Origine Protetta”: la Fontina, il Valle d’Aosta Fromadzo, il Jambon de Bosses e il Vallée d’Aoste Lard d’Arnad. Prodotti di qualità che vanno gustati in abbinamento con i migliori vini DOC regionali, tutti riuniti sotto un’unica Denominazione di Origine Controllata: “Valle d’Aosta – Vallée d’Aoste”, declinata in 7 sottodenominazioni di area e 15 di vitigno (fonte: lovevda.it, sito ufficiale del turismo in Valle d’Aosta). Si trovano vini bianchi secchi, fruttati o aromatici, vini rossi armonici o secchi ma sempre di corpo, vini da meditazione. Sono tutti vini di qualità che spesso richiedono un lavoro difficile e faticoso in quanto i vigneti si trovano su ripide pareti che raggiungono anche i 1.200 metri d’altezza.
Il territorio comunale di Cogne è tutto al di sopra dei 1.500 m quindi la produzione di vini non è possibile, è però il luogo ideale per la produzione della Fontina DOP. La fontina è un formaggio d’alpeggio prodotto con latte crudo di mucche valdostane e stagionato almeno tre mesi. Sembra che le prime tracce scritte che riguardino la fontina risalgono alla fine del Medioevo, si deve però arrivare fino al 1957 per poter registrare il “consorzio di tutela”. Durante il periodo estivo è normale sentire i campanacci delle mucche al pascolo. L’erba particolarmente grassa è l’ideale per la loro alimentazione ma anche d’inverno, quando si utilizza il fieno ricavato dai prati locali, è praticamente perfetta.
Oltre alla cucina regionale, e perché no anche un po’ francese e piemontese, vanno evidenziate le specialità tipiche di Cogne. Il primo posto viene sicuramente assegnato alla “Seupetta”: una zuppa molto densa a base di riso e fontina, super calorica, quasi un piatto unico. E’ un piatto di antica tradizione valdostana, un piatto povero della gastronomia di alta montagna che utilizza il prodotto locale e il riso che certo locale non è. Il riso veniva e viene prodotto nel vercellese ed era merce di scambio con i prodotti degli alpeggi. Il riso inoltre aveva il grosso vantaggio di essere un alimento a lunga conservazione e quindi particolarmente adatto a costituire una riserva alimentare per il lungo e rigido inverno. La trota di Lillaz, allevata nei due laghetti della frazione, si trova nei menù di tutti i ristoranti. Cucinata in modo diverso, grigliata o al cartoccio, coi broccoli o alle erbe, alle mandorle, tutti basati sulle tendenze dei diversi chef. E poi ci sono i dolci: il “Mécoulin”, una sorta di panettone con uvetta e insaporito con scorza di limone e rhum; la crema di Cogne: dessert al cucchiaio a base di panna, zucchero, cioccolato fondente, e un goccio di rhum, viene sempre accompagnata dalle “Tegole”: biscotti rotondi, molto fini e croccanti, a base di zucchero, farina bianca, mandorle e nocciole tostate, burro e albume d’uovo. Faccio notare che nonostante sia il génépy il liquore tipico della Valle d’Aosta, i dolci invece sono tutti a base di rhum. E’ interessante evidenziare che il primo distillato di canna da zucchero sia stato prodotto da un frate francese, tale Jean Baptiste Labat, utilizzando particolari alambicchi prodotti nella zona del Cognac. Già nel 1.700 la zona di Cogne intratteneva scambi commerciali col Piemonte e con la Francia. Non ci deve quindi meravigliare la presenza del rhum nelle ricette valdostane. Solo in seguito il distillato si diffuse nei Caraibi e nelle colonie d’America (fonte: lovevda.it).
Ed ora passiamo ad analizzare enoteche e ristoranti di Cogne, quì il terreno si fa più paludoso perchè i giudizi si fanno più personali, rischio di farmi dei nemici anche se non è assolutamente nelle mie intenzioni. Quando sono a Cogne o in Vallée ho l’abitudine di bere solo vini valdostani, potrei fare eccezione con un “carema” doc, un nebbiolo la cui produzione è consentita solo nel comune omonimo. Carema è il primo paese del Piemonte dopo Pont Saint Martin, il versante soleggiato è tutto ricoperto da antichi vigneti, il vino di assoluta qualità. I vini regionali più comuni della Cave de Onze Communes, Grosjean, Lo Triolet, Cave du Vin Blanc de Morgex et de La Salle, si trovano un po’ ovunque. Per qualcosa di speciale consiglierei La Cave de Cogne (Veulla, rue Bourgeois 50) che è l’unica vera enoteca del paese. La selezione dei vini è ottima, accompagnata da un buon servizio, speciali gli aperitivi, si può anche pasteggiare. Non vorrei spendere troppe parole riguardo le cucine degli alberghi. Alcune di loro però sono di assoluta qualità: Bellevue, La Madonnina del Gran Paradiso e Miramonti a Cogne Veulla, il Notre Maison in frazione Cretaz, il Petit Dahu in frazione Valnontey e il Belvedere in frazione Gimillan dal quale si può godere un panorama mozzafiato su tutta la valle di Cogne e il Gran Paradiso. Veniamo ai ristoranti. Inizierei con Lou Ressignon (Veulla, via Des Mines 22) che ha più di cinquant’anni di storia e che tutt’ora mantiene la tradizione dello storico locale fondato dal padre degli attuali gestori. L’icona di sempre è la “seupetta à la cogneintze” seguita dalla carbonada (spezzatino di manzo cotto nel vino rosso) con polenta rustica oppure una sella d’agnello al forno in crosta di pane con salsa al vino rosso. Da non perdere anche la trota di Lillaz e per finire la crema di Cogne. Segue Les Pertzes (Veulla, Rue Dr. Grappein 93) brasserie-enoteca. Per iniziare una bella “assiette cogneintze” con mocetta (carne insaporita con erbe, salata e lasciata riposare in luogo fresco, può ricordare la più famosa bresaola), lardo d’Arnad, salsicce, crudo di Bosses e castagne. A seguire una polenta concia preparata con burro e fontina oppure fonduta con crostini di pane o zuppa di cipolle gratinata. Per secondo “guancetta di vitello brasata” o carbonada con polenta. Ottima la cantina. Vicino al Municipio troviamo la Brasserie du Bon Bec (Veulla, Rue Bourgeois 72), un locale con arredamento in legno e staff in abiti tradizionali. Oltre ai piatti tradizionali offre proposte conviviali da condividere in famiglia o con gli amici come la “pierrade” (carni servite crude e cotte sulla pietra secondo i gusti del commensale), la “fondue chinoise” e la fonduta di toma stagionata. Di fronte ai prati di Sant’Orso troviamo il Bar à Fromage (Veulla, Rue Grand Paradis 21), un ristorante suggestivo con una ampia vetrata panoramica ed un arredamento di montagna molto curato che si articola attorno ad un vero focolare. Il menù affonda le sue radici nella tradizione valdostana e di Cogne con una particolare attenzione rivolta ai formaggi. Si può iniziare con “l’orto croccante in salsa d’acciughe”, proseguire con una raclette di formaggi di capra e concludere con uno zabajone al moscato d’Alba. E per finire saliamo a Lillaz dove troviamo Lou Tchappe, un termine in patois locale che significa “la pietraia” e in effetti alle sue spalle si trovano molti massi che costituiscono un’antica frana. Un locale moderno ma con tono rustico, cameriere in abito tradizionale, un bel dehor dove è possibile pranzare e prendere il sole. Anche qui troviamo i piatti della cucina tradizionale ma in particolare segnalerei la”soca” (zuppa con carne salada, cavoli e fontina) e i due piatti tipici di questo locale: i “malfatti du Tcappé” e cioè maltagliati di sfoglia fresca con prosciutto crudo, panna e un accenno di pomodoro; l’orzotto ai funghi porcini servito in un bellissimo cestino di parmigiano reggiano. Immancabile la trota di Lillaz che viene allevata nei vicini laghetti e in stagione funghi porcini fritti oppure ovuli in insalata con scaglie di grana. E prima di dire arrivederci restate in attesa del casalingo genepy che vi sarà offerto con un sorriso e tanta simpatia.



























