Kigali, eccomi Ruanda

Quando esco da un aeroporto che non conosco e affronto un nuovo paese vivo sempre una sensazione di spaesamento. Oddio, dove sono ? Ma quando vedo un cartello con scritto il mio nome ed una persona che mi sta aspettando provo sicurezza, una sensazione di protezione nei miei confronti e il mio animo si predispone subito alla scoperta di qualcosa di assolutamente nuovo. Allora Ruanda ci sono ! Mi accompagna in albergo Rafik col fuoristrada che mi porterà fino ad Entebbe. Kigali si presenta subito come una città pulita ed ordinata, tranquilla. Vengo subito colpito dal fatto che ci sono molte moto e che tutti indossano il casco che a Napoli o a Palermo neanche te lo sogni ! Alloggio presso l’Hotel des Mille Collines dove è stato girato il famoso film Hotel Rwanda che racconta un episodio del genocidio ruandese. La città è costruita su molte colline, ovunque è possibile avere una veduta degli altri rioni. In centro palazzi moderni con insegne di banche, assicurazioni e aziende. Uscendo dall’albergo ho a due passi la residenza del Presidente della Repubblica che vedo transitare su una normalissima Audi, davanti e dietro però c’è la scorta, una chiesa cristiana con un’architettura molto semplice risalente al 1913 dedicata alla Santa Famiglia, negozi e locali del centro. La sera si costituisce il gruppo col quale passerò le prossime due settimane. Siamo solo in quattro, un americano e due canadesi, tutti con uno slang molto comprensibile. La parentesi ruandese non può che iniziare con la visita del Kigali Genocide Memorial. Un milione di vittime, una storia che risale a poco più di vent’anni fa. Fotografie e parole raccontano questa tragedia, una sala mostra gli abiti delle vittime. All’esterno, tra i giardini e le rose, le fosse comuni dove sono stati raccolti i resti delle vittime. Un bouquet di rose gialle e rosa porta una scritta “Never Again Genocide”. Eppure dopo questa tragica pagina di storia abbiamo vissuto la tragedia della ex Jugoslavia, continuiamo ad assistere inermi alla tragedia siriana, alla strage di palestinesi e … attenta Europa, la storia si può ripetere. Con una tristezza profonda andiamo al Nyamirambo Women’s Center. Qui invece abbiamo un esempio positivo e infatti veniamo accolti con tanti sorrisi al femminile. Un negozio che vende prodotti artigianali e in fianco due file di macchine per cucire con operatrici di ogni età. Sul lato opposto della strada si disegnano abiti che vengono prodotti su misura. E non manca una biblioteca. Siamo poi ospiti del Women’s Center per pranzo: manzo e tante verdure, riso e fusilli al pomodoro. Ripartiamo attraversando montagne verdissime, banani e piante da frutta ovunque. Appena lasciata la città arriva l’Africa vera. Case povere ma piene di colore, donne che camminano lungo la strada che trasportano di tutto sulle loro teste, bambini che giocano e salutano, uomini in motocicletta, altri trasportano sulle loro biciclette sacchi di patate, travi di ferro, tronchi di legno che occupano tutta la carreggiata. Se le salite sono pesanti le discese per loro diventano impossibili, le biciclette stracariche prendono velocità e non sanno più come rallentarle.  L’abbigliamento femminile è completamente cambiato, basta blu jeans, ora si vedono solo abiti e gonne lunghe tutte di colori sgargianti. Il cielo è grigio, a tratti piove. Una breve sosta dove Everest, la nostra guida (si Everest, come la montagna più alta del mondo)  mi consiglia di assaggiare la banana bier, un fermentato di banana, una schifezza che non riesco finire. Arriviamo a Musanze, il centro del Vulcanos National Park. Prendiamo alloggio al Gorilla Mountain Lodge, prati verdi e perfettamente tenuti, fiori lungo i vialetti e vista sul vulcano che però rimane sempre un po’ coperto a causa delle nuvole. Appartamento numero 4, soggiorno e un enorme letto, il fuoco del camino scalda le mie serate.