In bus verso Lamu

Il taxi che avevo prenotato per le sei del mattino non si presenta. Con l’aiuto del guardiano dell’albergo riesco a fermare un tuk tuk. Simba Coach, please. Mi lascia davanti all’uffico prenotazioni ma il pullman non parte da lì. Un addetto ferma un altro tuk tuk, carica la mia valigia, si siede sul seggiolino anteriore e mi accompagna alla fermata del pullman. Posto numero 6, seduta in fianco a me una giovane mamma velata con una bambina sui tre anni, anch’essa con un velo in testa che cade sulle spalle che non fa trasparire neanche un capello. Alla mia destra però ci sono due giovani ragazze in jeans che sentono musica dal cellulare e scrivono messaggi utilizzando i due pollici. Sembrano due mondi diversi ma qui convivono senza problemi. Il pullman parte quasi puntualmente e percorre il ponte per lasciare la città in direzione Nord. Prima sosta a Malindi, diciamo nella parte araba, riesco a bere un caffè e mangiare un biscotto. Si riparte passando attraverso la parte più turistica di Malindi dove vedo un Supermercato Italiano scritto con i tre colori nazionali. Usciti dalla città, sulla destra, verso il mare, delle vaste saline con qualche montagna di sale. E finalmente la mamma si decide di togliere il velo alla bimba, spuntano delle treccette con fermagli bianchi e rosa. A Garsen controllo sicurezza. Scendiamo tutti dal pullman, allineati, la prima fila controlla i passaporti, la seconda i bagagli. Facciamo un centinaio di metri imboccando la strada che va verso destra ed attendiamo l’arrivo del pullman. Si riparte ! Questa strada che ritorna in direzione del mare è completamente sterrata, la polvere entra a manate. Il terreno che attraversiamo è abbastanza verde,  vedo qualche coltivazione e capanne molto povere, a forma di igloo. Sosta in prossimità di una caserma, dobbiamo attendere altri mezzi per formare un convoglio e partire con la scorta armata. Una coda per i bus ed una per le auto. I passeggeri si distribuiscono lungo i fossati della strada cercando un pò d’ombra. Quando i pullman sono cinque si riparte con la scorta. Apre il convoglio un auto dell’esercito con militari a bordo, fucili spianati uno a destra ed uno a sinistra. La bande somale rappresentano un serio problema da queste parti. Dopo una mezz’ora di viaggio un secondo controllo. I locali da una parte, gli stranieri invece sono invitati a recarsi sotto un chiosco di legno dove vengono controllati e registrati i passaporti. Di nuovo in cammino, attraversiamo una zona verde e paludosa con molti ibis. Arriviamo in una cittadina piena di vita con molti negozi, la signora con la bambina scende ed il suo posto viene preso da un signore in tunica bianca con un bambino ancora più piccolo. Finalmente dopo una decina di ore di viaggio si arriva al punto d’imbarco per Lamu. Arriva un ragazzo ben vestito, camicia bianca e cravatta. Tiene tra le mani un biglietto con scritto OSCAR, ok sono io. Perfetto, sono venuti a prendermi. Saliamo su un barcone di legno, un ragazzo si mette la mia valigia sulle spalle, mancetta. Magicamente da un saccone blu vengono estratti dei salvagenti. Quando il barcone è pieno si parte. Una quarantina di minuti e si arriva di fronte a Lamu. Splendida, con le sue moschee, il canto dei muezzin, le case bianche, basse, non un palazzo. Mi trasmette subito qualcosa di positivo, ne sono affascinato. Pernotto allo Stopover Guest House, mi assegnano una grande camera con balcone sul mare. Una piacevole brezza mi dà il benvenuto.

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