La mattina incontriamo Joseph, il nostro autista, nei prossimi giorni si rivelerà simpatico e soprattutto bravissimo nella ricerca di animali. Caricati i bagagli si parte, destinazione Masai Mara National Reserve. Il nome già chiarisce che la riserva si trova in territorio Masai, nel Kenia sud-occidentale. Istituita nel 1961 la riserva vanta moltissime specie animali, si estende per un territorio di 320 km quadrati ricoperti da prateria e savana dove l’acacia la fa da padrona. La riserva fa parte di un grande eco-sistema africano e confina col Parco Nazionale del Serengeti in Tanzania. Questo vasto territorio consente la Grande Migrazione di gnu e zebre lungo corridoi ormai ben definiti dagli stessi animali. Lasciato il traffico della capitale la strada attraversa aree verdi e colline, il cielo è coperto. Prima sosta al Milano Restaurant, una baracca in legno con animali dipinti sui muri. E’ un punto panoramico straordinario, dalla balconata si gode la vista della Rift Valley. Seconda sosta presso il nuovissimo Mall di Narok, praticamente la capitale Masai. Il centro commerciale fa a pugni con quanto accade fuori dal suo recinto ben protetto, ma questa è la modernità. Si incontrano i primi masai, tutti indossano coperte colorate, rosse, arancioni, a quadri. Nel Mall una pizzeria: Pizza O’, Authentic Italian Pizza. Io entro solo per un caffè e trovo tanti sorrisi. Finalmente un buon espresso preparato con una macchina italiana. Lo sorseggio ammirando un poster in bianco e nero con Robert Redford e Meryl Streep tratto dal film “La mia Africa”. Una foto incantevole, dolce, romantica, che fa sognare. Finisce l’asfalto ed affrontiamo un interminabile cantiere, un’impresa cinese sta ristrutturando la strada. Arriviamo al gate della riserva e siamo presi d’assalto da donne masai che ci vogliono vendere ogni tipo di souvenir. Appena entrati la riserva ci accoglie con nutriti gruppi di zebre e giraffe. Arrivati al lodge ci vengono assegnati i bungalows. Struttura in legno e tende, tetto in paglia, il bagno però è in muratura e ceramica. Un piccolo porticato in legno dà sul fiume. Nel pomeriggio, tetto alzato, e via nella savana. Kudu, zebre e poi poco più in là notiamo un assembramento di auto. Ci avviciniamo lentamente mentre cinque leopardi ci vengono incontro, camminano in fianco alla nostra auto e proseguono per la loro strada. Tutte le auto si incolonnano e li seguono. Un grosso branco di gnu, appena avverte il pericolo, corre lontano attraversando l’erba gialla della savana. Ancora zebre e gnu e poi spuntano le iene che attente scrutano la situazione. Si avvicina l’ora del tramonto, le nubi cambiano colore in continuazione. Alcune giraffe ormai in ombra contrastano col cielo diventato rosso. Il sole tramonta con due linee orizzontali create dalle nubi. In pochi minuti il cielo diventa scuro e noi rientriamo rapidamente al lodge. La mattina seguente di nuovo fuori, oggi il cielo è sereno. Qualche elefante e molte gazzelle, due si sfidano con forza scambiandosi testate. Su una pianta stazionano tre avvoltoi, a qualche decina di metri c’è il corpo di un animale da spolpare. Le giraffe fanno spuntare le loro teste tra i rami di acacie mentre alcuni leopardi sono a caccia, lì vicino stazionano molti gnu. Dopo qualche ora passata girovagando usciamo dal gate e raggiungiamo un villaggio masai. Mi assicuro che sia un villaggio reale e non una finzione turistica, anche se le danze saranno eseguite solo per noi di National Geografic. Alcuni uomini ci vengono incontro e ci accolgono fuori dal recinto. Jumbo, Jumbo e ci invitano ad entrare. Chinandoci superiamo l’arco di legna secca che delimita l’ingresso. Un ampio spiazzo di terra rossa e tutt’intorno capanne costruite col fango ed un telaio di legno, il tetto è piano e ricoperto di terra dove cresce anche un po’ d’erba. L’interno è molto buio, a destra la cucina con le pentole sul fuoco, a sinistra la camera degli ospiti e qualche passo più avanti la camera da letto, si fa per dire. Gli uomini intonano un ritmo ed incominciano a ballare saltando verso l’alto. Mi invitano a danzare con loro e allora … forza coi salti. Sul lato opposto dello spiazzo le donne si sono allineate ed intonano un canto tradizionale. Loro indossano abiti variopinti, grandi collane e orecchini. Alcuni bambini giocano davanti all’ingresso delle loro capanne, le bambine più grandi si occupano dei più piccoli. Un masai ci chiama e ci invita a disporci in cerchio attorno a lui, ci vuole dimostrare come un masai accende il fuoco. Con le mani fa ruotare rapidamente un bastoncino, una estremità è a contatto con un altro pezzo di legno più scuro e più duro. L’attrito genera calore, il masai avvicina dell’erba secca ed ecco che magicamente esce del fumo. Basta soffiare ancora un poco e appaiono le fiamme. Le donne hanno organizzato un piccolo mercato, la merce viene esposta su alcuni semplici banchetti di legno. Braccialetti, orecchini e collane, vasetti e piattini tutti ben dipinti, oggetti in legno, sono la mercanzia offerta. E’ il momento dei saluti, un ragazzo mi accompagna verso l’auto mano nella mano, una bianca ed una nera, unite. Mi ricorda la famosa foto di Oliviero Toscani che all’epoca sembrava rivoluzionaria ma che ancora oggi ha un potente significato di solidarietà tra etnie diverse. Ho anch’io il mio scatto, un po’ mosso perché stavo camminando. Si rientra al lodge per il pranzo e per un breve “nap” (pisolino). Alle quattro tutte le auto sono di nuovo sulle piste fino al tramonto. Incontriamo diversi ippopotami stesi nell’acqua di un fiume mentre due leonesse se ne stanno sdraiate all’ombra di un’acacia. Sopra le nostre teste, tra l’azzurro del cielo ed il bianco delle nubi, volano alcuni avvoltoi. Poco più avanti una ventina di esemplari si sta divorando la carcassa di un animale. Sono affamati, si spingono, si azzuffano, sbattono le ali, poi volano su un albero cercando altro cibo fresco. Alcune iene perlustrano la zona mentre passano delle giraffe. Tre leopardi si muovono in direzione di un branco di zebre che, appena comprendono il potenziale pericolo, corrono in direzione opposta alzando molta polvere. Inseguendo i tre leopardi incrociamo un’auto all’interno della quale una ricercatrice è intenta a registrare suoni e immagini della savana. Urla dal suo fuoristrada bianco e si incazza con noi per averla disturbata. Joseph risponde per le rime in modo molto risoluto, più tardi George ci chiederà scusa per l’accaduto. Nel frattempo i leopardi hanno proseguito il loro cammino. Joseph, da guida esperta, fa un giro largo e ritroviamo i leopardi che vengono verso di noi con molta calma. Passano lentamente accanto alla nostra auto, ce li abbiamo sotto le nostre teste, sotto le nostre braccia. Silenzio assoluto ed una grande emozione. I tre felini vanno verso Ovest, verso il sole che ormai sta tramontando e colora di rosso tutto il cielo . La mattina di nuovo in auto verso l’uscita della riserva. Il Masai Mara ci regala ancora una scena speciale: cinque leonesse stanno consumando la loro colazione: un animale appena cacciato. Con le zampe tengono fermo il corpo del malcapitato e strappano la carne fresca con i denti. Si condividono pacificamente la loro preda e, tanta è la loro concentrazione, che non ci degnano neanche di uno sguardo.