Si parte sempre dal centro del Volcaneos National Park dove ci uniamo ad altre quattro persone. Un cartello, una statua di gorilla, una linea gialla, indicano che la minima distanza tra i visitatori ed i gorilla dovrà essere di almeno 7 metri. Partiamo in auto andando in direzione opposta rispetto a quella di ieri. Il cielo è coperto, le nuvole coprono la vetta del vulcano. Lasciamo l’asfalto e ci dirigiamo verso le montagne. Arriviamo al punto di incontro dove troviamo le guide, i ranger ed i portatori. Uno staff di 15 persone per 8 visitatori ! Superiamo un piccolo villaggio con i bambini infreddoliti che ci salutano. Attraversiamo campi coltivati e raggiungiamo l’inizio dell’Akago Trekking Trail. Il gruppo di gorilla che ci è stato assegnato si chiama Agashy che significa “speciale” perché qualche tempo fa ha vissuto una strana storia con il silverback, il maschio dominante: per un breve periodo di tempo il gruppo ne è stato privo e questo è un fatto assolutamente raro, speciale appunto. Percorriamo un instabile ponticello in legno per immergerci nella foresta tropicale. Il terreno, le piante, le foglie sono molto umide e tutto è molto scivoloso. Oggi infatti indosso i guanti che abbiamo in dotazione perché ad ogni passo è meglio assicurarsi ad un tronco, un ramo, una liana. Il sentiero si fa sempre più stretto, le canne restringono il passaggio. Incontriamo i tre rangers che ci avevano proceduto e ci danno la buona notizia: i gorilla sono solo a venti minuti di cammino. Proseguiamo col cuore in gola a causa dell’emozione ma l’attenzione verso i nostri passi va mantenuta ferma. Arriviamo in un punto in cui la vegetazione si apre, dal verde delle foglie spunta il primo animale che se ne sta sdraiato in panciolle. Un ranger controlla se è tutto tranquillo e ci dà l’ok all’avvicinamento. Il silverback si batte il petto per comunicare ai componenti del gruppo di gorilla che è tutto tranquillo. Qualche animale viene verso di noi mentre altri si sdraiano sulle foglie umide. Il gruppo ci ha visti ed accettati, questo accade una volta al giorno per circa un’ora. Altro che sette metri, siamo quasi a contatto, solo qualche decina di centimetri . Ogni animale si mette a suo agio ed incomincia a farsi gli affari propri. Uno si sdraia ed appoggia la mano sul petto, un altro si sdraia sul fianco, il terzo si sfrega le mani. Il siverback mangia bastoncini verdi, al suo fianco un cucciolo sta mangiando foglie. Uno si mette la mano sulla testa e sembra che stia pensando alla legge di Heinstein. Dei cuccioli mangiucchiano vicino alla mamma. Un maschio se ne sta a braccia conserte. Un cucciolo continua a girare attorno alla mamma che però sembra non essere molto interessata. E chissà per quale ragione un maschio spalanca la bocca e ci mostra tutti i sui denti forti e appuntiti. Un altro, occhi marroni, continua a pensare… chissà a che cosa. Poi incomincia a grattarsi il pelo, si stacca qualcosa di fastidioso e se lo mette in bocca. Uno si addormenta in un cespuglio e un altro un po’ più piccolo si sdraia sul fianco destro. Da sopra ne arrivano altri due che si mettono a mangiare foglie. Uno si sdraia con la mano sulla bocca e mi guarda con due occhioni marroni poi incomincia a togliersi delle spine dai piedi e le ingoia, si pulisce il naso e si porta in bocca ciò che ha trovato, lo stesso fa con gli occhi. Poi forse annoiato sbadiglia e mi mostra tutti i suoi denti e la lingua nera. Due cuccioli giocano tra di loro e poi la mamma si prende cura di uno di loro, gli pulisce un po’ il pelo e lo abbraccia portandolo al seno. Gli bacia il collo, il petto e le mani. Un altro si sdraia coprendosi le testa col braccio mentre un piccolino raggiunge la sua mamma. Non avrei mai immaginato in vita mia di vivere una simile esperienza. E quando l’ora finisce abbandoniamo il gruppo che si sdraia tranquillo tra le foglie. Rientriamo attraversando la foresta, il cielo si sta aprendo e la temperatura si fa più mite. Nel pomeriggio, grazie a National Geografic, visitiamo il Dian Fossey Gorilla Fund, il centro studi dei gorilla di montagna intitolato appunto alla Fossey che ha passato l’intera vita a contatto con questi animali studiando le loro abitudini. Dian Fossey è stata uccisa nella sua capanna nel dicembre del 1985 probabilmente da bracconieri locali. Io la ricordo magistralmente interpretata da Sigourney Weaver nel film “Gorilla nella Nebbia”. Nell’atrio della fondazione sono esposti due scheletri: uno umano ed uno di un gorilla di montagna. Mamma mia quanto siamo simili ! La somiglianza è impressionante. Gli umani sono un po’ più alti ma meno possenti, hanno un cranio più voluminoso mentre il gorilla ha un osso sulla testa, simile ad una cresta, per ospitare dei muscoli che noi umani non abbiamo, le mani hanno movimenti molto simili ma quelle dei gorilla sono fatte anche per camminare. Nelle sale successive testi, mappe, fotografie e la scrivania originale della Fossey. La sera il vulcano davanti alla mia casetta è quasi sgombro di nubi, quelle poche rimaste si colorano di rosa, come ogni sera l’addetto viene ad accendermi il camino, un calice di merlot sudafricano sorseggiato davanti alla finestra panoramica completa il quadro. Nicola, anche un bicchiere di vino rosso ti fa sentire a casa 🙂
non siamo razzisti per quanto riguarda gli esseri umani figurati per il colore del vino
Salute
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