Un moderno catamarano bianco e azzurro trasporta i visitatori dal Nelson Mandela Gateway del Waterfront verso la Robben Island. Una quarantina di minuti e si raggiunge l’isola dove per molti anni sono stati rinchiusi carcerati e oppositori politici in condizioni di vita quasi disumane. L’ingresso ricorda quello dei lager ma la scritta che sovrasta il porto di ingresso dichiara che “Noi serviamo con orgoglio”. Anche qui come in altri luoghi simili, la storia ha dato loro torto. Per i carcerati la vita era dura, bagni comuni, cibo scarso, colloqui controllati e una forte censura della corrispondenza. In una cava i carcerati erano costretti a scavare sotto il sole cocente, senza cappelli, senza occhiali, senza bere. Oggi si trasportano i sassi in un luogo e domani si riportano indietro, così si arriva alla morte fisica e quella mentale. L’area per i carcerati politici è ancora peggiore. Era vietato parlare, comunicare , avre contatti con il modo. Un lungo corridoio con le celle allineate, pochi metri quadri.Una coperta per terra, niente letti, una panca ed una scodella metallica. Un cortile racchiuso da un alto muro. Così ha vissuto Nelson Mandela per diciannove lunghi anni, assieme ad tanti altri deportati. Grazie a loro oggi il Sud Africa è un paese libero e moderno. Anche se la strada da percorrere per il continente africano è ancora lunga, molto lunga, forse interminabile.