E’ difficile lasciare il Giappone, per molte ragioni: la pulizia, la puntualità, l’organizzazione, l’ospitalità, la gentilezza (a volte perfino eccessiva) ma soprattutto una profonda cultura accompagnata da antiche tradizioni nonostante la modernità del paese. E poi la cucina così varia e curata, la tradizione dei bagni caldi e tanto altro ancora. Senza ombra di dubbio è stata un’esperienza interessante ma, così come “the show must go on”, il viaggio deve proseguire. Il mio percorso verso Est mi porta ora ad attraversare l’Oceano Pacifico. Ho scelto un volo della Philippine Airlines, via Manila, mi sembrava il giusto compromesso tra un costo contenuto ed un solo scalo. Si sorvolano le isole giapponesi poi il cielo è completamente coperto, questo è periodo di monsoni. Il transfer a Manila è parecchio complicato dovuto alla ristretta normativa canadese. Già al check-in a Tokyo occorre dimostrare di avere l’ETA (il visto canadese corrispondente all’ESTA americano) ed un volo d’uscita dal Canada. Superate tutte le formalità si parte in ritardo di circa 50 minuti. Sono poco più di 11 ore di volo, solo qualche turbolenza. Fino a mezz’ora prima dell’arrivo le hostess hanno tenuto gli oscuranti abbassati, abbiamo visto la luce del sole solo all’inizio della manovra d’atterraggio. Siamo partiti da Manila attorno alle 20 del 22 agosto e, dopo aver attraversato l’Oceano Pacifico, siamo arrivati a Vancouver alle ore 17 dello stesso giorno !!! Tre ore prima della partenza. Fa sempre effetto. Anche quì un’organizzazione perfetta all’arrivo. Ogni passeggero si trova di fronte un grande monitor e per prima cosa deve scegliere la lingua con la quale registrarsi, non le ho contate ma saranno state almeno una quarantina. Praticamente ogni passeggero deve fare una dichiarazione d’entrata nella sua lingua madre. Le domande sono le solite, oltre ai dati anagrafici, il numero del visto ETA, le stupide domande del tipo traporta droga, armi, ecc, è semplicissimo. Alla fine la macchina rilascia uno scontrino e con quello ci si presenta alla guardia di frontiera che praticamente dice thank you very much e dopo un rapido controllo foto / viso dà l’ok a passare. Bene, inizia così una nuova fase di questo viaggio in un paese a me completamente sconosciuto. Mi aspettano un’altra ventina di giorni interessanti.