Per me Sapporo rimane la città dello sci e degli sport della neve. Come non ricordare le XI Oliampiadi invernali del 1972 con un giovanissimo Gustav Thoeni che vince un argento e due ori, “combinata” inclusa. Ma quì non si vedono montagne, neanche in lontananza. Ecco perchè ora Sapporo è per tutti la città della birra, quella con la famosa stella. Ed infatti l’unico vero “monumento” visitabile della città è proprio la vecchia fabbrica della birra Sapporo. Il birrificio nasce nel 1876 dopo che un certo Kihachiro Okura fece visita in Germania. La fabbrica fu avviata proprio per dare un impulso all’economia locale e ora Sapporo è la quinta città del Giappone, moderna, piena di vita. Il centro della movida cittadina è il quartiere Susukino, un conglomerato di bar e ristoranti, di luci e di colori. Un angolo molto particolare è il Ramen Kyowakoku. Praticamente un corridoio anonimo che si imbocca al fianco di un posto di polizia, all’interno una serie di ristorantini specializzati in ramen. E in effetti quì mangio forse il miglior ramen della mia esperienza giapponese, un brodo molto denso, udon, carne di maiale, cipolle, ecc. Un’altra sera mi dedico allo sashimi: tonno rosso e filetti di pesce crudo con noodles freddi. Non è la mia passione ma è stata un’esperienza cenare sul bancone chiaccherando con i vicini. Da Sapporo un’escursione di due giorni al centro dell’isola, di fronte le montagne del parco nazionale del Daisetsuzan dove si trova un vulcano attivo, il Tokachidake. Da un versante si vede uscire del vapore che poi si accumula sulle vette delle montagne circostanti. Al centro di una bellissima valle con terreni coltivati e fitti boschi si trovano Biei e Furano. Tra le montagne si incontra il Blue Pond, un laghetto circondato da abeti e betulle con l’acqua cristallina dove si riflettono le piante e la Lavender Farm, una coltivazione di fiori che si estende su alcune colline. Effetti di colori che ricordano quadri impressionisti. Pernotto al Garden Niji, un alberghetto tutto in legno con vista sui campi di lavanda. Gestiscono l’attività due signore che si siedono a tavola con me e con altri due clienti in modo molto simpatico ed amichevole. Il loro inglese è molto povero, si chiacchera utilizzando l’app di traduzione giapponese/italiano. Sembriamo un pò handicappati, le frasi non sempre sono tradotte nel modo migliore e a volte nascono fraintendimenti. Ma la serata risulta molto divertente. Naturalmente non mancano di farmi trovare la vasca del bagno con l’acqua cadissima, tradizione rispettata. La mattina colazione stra-abbondante con ogni ben di Dio, da segnalare un piatto di vongole con funghi ed aglio davvero buono, ma alle otto del mattino !!!. Comunque me le sono mangiate. A una quarantina di minuti di treno si trova Furano. Questa zona, pur avendo inverni molto rigidi, ha un clima che consente l’allevamento di bovini e la coltivazione dell’uva. Non manco quindi la visita ai due centri di produzione. Furano Chizo Kobò, una sorta di negozio, museo e scuola dedicato al latte e suoi derivati. Nell’area vendita vengono messi a disposizione tre tipologie di formaggi, tutti simili al brie. In particolare ne segnalo uno: il “cuttlefish ink cheese”, al nero di seppia. Un pannello mostra le diverse tipologie di formaggi europei ma uno solo viene messo in evidenza con una forma intera: il Parmigiano Reggiano, il re dei formaggi. Al piano superiore la scuola. Decine di persone, uomini e donne, giovani e meno giovani, stanno preparando un mascarpone ed una signora sta pensando di preparare un tiramisu. Al piano inferiore, grazie ad un gemellaggio Furano – Napoli del 2007, alcuni pizzaioli giapponesi preparano pizze tipo Napoli con mozzarella locale cotte in un forno a legna. E prima di uscire i gelati dai diversi gusti, ne assaggio uno al pomodoro che però sa praticamente di ketchup. Particolari i coni a sezione quadrata e triangolare. E dopo gli assaggi di formaggio andiamo a berci un pò di vino. Con tre giovani ragazzi milanesi vado al Furano Wine Kojò. Una cantina commerciale per nulla interessante, al piano superiore una degustazione di vini bianchi e rossi ma non di qualità. Le bottiglie vengono vendute anche a 10 o 20 € l’una, andrebbero assaggiate. Rientro in treno a Sapporo per l’ultimo ramen prima di lasciare il giappone: noodles, carne di maiale, mezzo uovo e germogli di soia.