Un “minshuku” a Kakunodate

Le minshuku sono delle pensioni a conduzione famigliare simili ai nostri B&B. Trovare un minshuku non è cosa semplice per uno straniero. Trovo un elenco nel sito di Akita, il capoluogo della regione. Vengono elencati molti minshuku con una piccola foto, l’indirizzo ed il numero di telefono. Ma come parlare al telefono ? Allora scelgo di contattare quelle poche proposte che hanno anche un indirizzo di posta elettronica. Un paio neanche rispondono, una dice che è occupata, Tadataka è l’unica che mi dà una disponibilità per le notti successive. La mattina, mentre sto per caricare la valigia su un taxi, si avvicina un signore con un foglio di carta in mano. Scritto con un pennarello nero leggo: Dear Oscar. E’ il signor Tadataka che mi è venuto a prendere in auto. Percorro il viale delle residenze dei samurai, tutte in legno nero, e ci dirgiamo verso la periferia della città. Quando ormai prevale il verde l’auto imbocca un vialetto e si ferma di fronte alla casa. Mami Nozomi , la signora, fa gli onori di casa mentre il marito si fa carico della mia valigia. Una serie di inchini di benvenuto e mi fa cenno di entrare. La casa ha una pianta a forma di L, tutta in legno scuro col tetto di paglia dello spessore di almeno mezzo metro. Si entra attraverso la parte più antica della casa vecchia di circa 130 anni. Prima di entrare nell’abitazione occorre lasciare le scarpe e si procede solo scalzi. Superata una sala con un camino al centro la signora mi fa cenno di entrare nella “living room”. Il suo inglese è molto povero ma qualche parola fondamentale riesce a dirla, il resto è solo in giapponese ma i gesti sono chiari. Il soggiorno ha dei bassi tavolini con cuscini a terra per sedersi. E come benvenuto una bella fetta di anguria , rossa, zuccherina, molto buona. Dopo l’anguria la signora pianifica il mio soggiorno: gli orari della colazione (8 AM) e del bagno (6 PM). Mi mostra i depliant con gli orari dei bus per il lago Tazawako e mi prepapra la ricevuta: 10.000 yen per due notti che corrispondono a circa 40 € a notte. Poi mi accompagna nei bagni mostrandomi ogni particolare ed infine ci dirigiamo verso la mia camera: un tatami di stuoia, un tavolino basso con cuscino ed un ripostiglio chiuso da una tenda, al suo interno un futon ripiegato. Un’ampia vetrata con porte in legno scorrevole che dà sul piccolo giardino: piante ed un laghetto d’acqua torbida dove però vivono dei grandi pesci che la signora chiama “carpe” (in giapponese). Dal giardino mi arrivano in camera il canto degli uccelli e lo sciacquio dei pesci che a volte saltano in acqua. Peccato che tutta questa bucolica atmosfera sia rovinata dai rumori che provengono da una strada statale molto vicina. La signora mi accompagna nel giardino di fronte a casa e mi mostra una vasta collezione di piante bonsai, grande passione del marito. Usciti dal vialetto di casa , sul lato opposto, c’è invece il suo orto con molte verdure e fiori colorati. Purtroppo in tutta la casa non c’è una sedia, una poltrona, un posto tranquillo davanti al giardino. Tutto ciò era nelle mie aspettative ma questo è il Giappone. Alle 18,00 arriva Mami Nozomi per informarmi che il bagno è pronto. Un antibagno dove spogliarsi, una sala da bagno con doccia e una vasca di legno, lunga circa un metro e mezzo, ricoperta da assi di legno. Un termometro digitale indica 40°. Dopo essermi docciato rimuovo le assi e mi immergo nell’acqua calda, troppo calda. Riesco a rimanerci per non più di dieci minuti e quando esco mi sento la testa leggera e molto rilassato. Esco per cena ed al mio rientro trovo il il futon steso sul tatami, buonanotte. La mattina colazione in soggiorno: tè verde, riso bollito, zuppa di patate verdure e wurstel, insalata di soja, insalata di verze con carote e zucchine alla julienne, una frittata avvolta e tagliata a tranci con asparagi e cornetti, un filetto di pesce grigliato con tre chicchi d’uva e per finire una fetta d’anguria. Non riesco a finire tutto, per me è davvero troppo tutto questo alle otto del mattino. Le mie due giornate al minshuku passano così tra le passeggiate lungo il fiume, al lago e tra le case dei samurai (che sono più di sette !) Quando è ora di partire la macchina è già pronta fuori casa, il marito carica la valigia e la signora mi saluta e mi ringrazia con una serie infinita di inchini. Contraccambio i saluti nello stesso modo, arigatò, sayonara.

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