La regione di Hida è un territorio montuoso, molto verde, boscoso, rinomato per le sue carni: le Hida-gyu, il manzo di Hida che normalmente si mangia grigliato. Molto buono, di sapore delicato, sempre molto tenero. Siamo tra le Alpi giapponesi, più o meno al centro di Honshuù, l’isola principale, ed il fatto che siano state chiamate proprio così è perché ricordano le nostre montagne. Nei secoli scorsi alcune valli sono rimaste isolate ed hanno potuto mantenere usi e tradizioni. In particolare è rimasto intatto il modo di costruire le case. Un’ampia struttura in legno con un tetto di paglia spiovente al di sotto del quale ci sono due o tre piani. Lo spessore del tetto è di circa mezzo metro ed è fatto in modo di evitare l’accumulo di neve. Le travi in legno che lo sorreggono sono tra loro legate con grosse corde. Normalmente il piano terra è dedicato alla vita quotidiana: un tatami di stuoie come pavimento, un fuoco al centro per riscaldare l’ambiente, pareti di carta scorrevoli, un piccolo altare dove pregare. I piani superiori sono dedicati alle attività, la più tipica è la produzione della seta ed in particolare dei bachi. Ripiani di canne e paglia sono predisposti per ricevere le uova e fare crescere il baco. Tutto ciò mi ricorda Seta, il libro di Baricco, che racconta proprio la storia di un francese che viene da queste parti per procurare le uova dei bachi. Arrivo a Gokayama Ainokura dopo un’ora abbondante di strade che percorrono valli, boschi ma anche campi di riso che in questa stagione è già alto. Il villaggio è composto da 23 case che qui sono state ricostruite, quasi tutte abitate, con i kimono stesi al sole dopo il bucato. Prima di arrivare a Shirakawa-gò è d’obbligo la sosta a Shiroyama Tenbodai, un punto panoramico che consente di vedere l’intera valle, le risaie, il villaggio. Qui si trovano più di cento case, un’area è stata dedicata a museo all’aperto. Case di benestanti con oggetti antichi, un mulino, un magazzino, tutto ricostruito e conservato perfettamente. Per entrare nel villaggio vero e proprio si supera un ponte sospeso e si entra nell’abitato ormai diventato un centro turistico. E perché non approfittarne ? All’interno di uno di questi edifici un vecchio prepara caffè, solo caffè, come ben evidenziato in un cartello posto all’esterno. Lo si può sorseggiare caldo o freddo, accaldato come sono opto per il freddo e me lo sorseggio seduto per terra, al fresco, davanti ad una grande vetrata osservando un campo di riso.