Diciassette siti UNESCO, migliaia tra templi, santuari e palazzi storici, fanno di Kyoto una tra le più importanti capitali culturali del mondo. Oggi la città è moderna, viva e trafficata e chi arriva in treno si trova all’interno di un enorme stabile in vetro, calcestruzzo ed acciaio dallo stile quasi avveniristico. Inaugurato ormai vent’anni fa, lungo qualche centinaia di metri, quindici piani, include centri commerciali, alberghi, centinaia tra bar e ristoranti. E uscendo verso Nord ci si trova di fronte alla Kyoto Tower, oltre cento metri d’altezza, terrazza panoramica e ristoranti. Di notte le sue luci bianche e rosse si stagliano nel cielo buio e diventano un preciso punto di riferimento. Visitiamo la città partendo dal santuario shintoista Fushimi-Inari Taisha con le sue impressionanti gallerie di torii arancioni (due pali verticali ed una traversa) con incisi i nomi dei donatori. Queste gallerie si susseguono nella vegetazione ricca di piante lungo le colline dove si trovano cinque santuari. Dopo un pranzo a base di ramen, la tipica zuppa giapponese che include molti ingredienti, ci portiamo ad Arashiyama per passeggiare attraverso un bosco di bambù. Sensazione bellissima, tutta da godere, tra questi fusti dal diametro di una decina di centimetri, alti almeno una trentina di metri, che terminano con foglie verdi che chiudono completamente la vista del cielo. Seguiamo poi il percorso del fiume che attraversa una stretta valle verde per arrivare fino ad un lungo ponte. Rientriamo in città quando le nuvole in cielo disegnano grosse linee gialle e rosa. Per cena andiamo in un sushi restaurant con nastro trasportatore. Piatti di diverso colore rappresentano le molte tipologie di cibo e si differenziano per i prezzi. La scelta è spaziale: gamberi, seppie e pesci, notevole il tonno rosso, straordinaria l’anguilla bollita (piatto molto tipico), verdure e carni. Incluso nel servizio un buon tè verde. E quando ormai fa buio è il momento delle geishe. Si passeggia per il famoso quartiere di Gion che già nel XVIII era diventata la zona dei piaceri. Case antiche, vie buie con poche insegne, porte chiuse, molto discrete, taxi che arrivano e ripartono proteggendo i passeggeri con un po’ di privacy. Ma niente di particolarmente osè, le geishe non sono prostitute, intrattengono gli ospiti dei ristoranti e delle case di tè, sono simbolo di bellezza ed eleganza. Occorrono almeno cinque anni per apprendere tutte le arti tradizionali tra cui la danza ed il canto ma anche il trucco, l’acconciatura, l’abbigliamento e soprattutto la cerimonia del tè. Turisti in stile paparazzi attendono con ansia queste giovani signore. Noi riusciamo ad intravederne una che corre in modo insicuro sui suoi sandali di legno ed un’altra che cammina baldanzosa e che si fa fotografare con totale indifferenza. Non c’è dubbio, è un’esperienza molto giapponese. La mattina successiva è la volta del Kinkaku-ji, il celebre Padiglione D’Oro. L’edificio principale, completamente rivestito da lamine d’oro, si riflette nel laghetto che lo circonda, tutto intorno una vegetazione elegante, quasi perfetta nei particolari. L’edificio risale al XIV secolo ma nel 1950 un giovane monaco per mettere fine ad una sua ossessione diede fuoco al tempio e lo ridusse in cenere. Cinque anni dopo venne completamente ricostruito. Da lì ci portiamo al Daisen-in, un tempio zen al di fuori delle mete turistiche. Una costruzione bassa in legno con un giardino di pietre, curatissimo in ogni particolare, risalente al 1509. Il giardino racconta in modo metaforico lo scorrere della vita secondo l’approccio buddhista: la nascita che viene rappresentata dalla sorgente di un fiume che scorre come la vita e che finisce nel grande oceano. Di nuovo in treno ci troviamo al castello Nijo-jo, simbolo della potenza militare degli shogun della dinastia Tokugawa nel periodo in cui il potere imperiale vacillava. Superato l’imponente portale si entra nel palazzo vero e proprio dove si trovano cinque edifici in legno con meravigliosi paraventi dipinti con soggetti animali (tigri, uccelli) e floreali. Nel pomeriggio ci dedichiamo alla Tea Cerimony. Entriamo scalzi in una piccola casetta di legno con un tatami di stuoie e pareti scorrevoli. Ad accoglierci una cordiale signorina in kimono azzurro che con un buon inglese ci spiega tutta la cerimonia. La dimostrazione viene invece eseguita in perfetto silenzio da una signora in kimono color avorio con un grande fiocco rosso sul retro. A questo punto ognuno di noi si prepara il proprio té. Si manovra la tazza secondo le istruzioni ricevute, si versano due cucchiaini di té verde, acqua calda, e con un oggetto rassomigliante ad un pennello da barba occorre agitare per qualche minuto la soluzione. Alla fine risulta una crema verde piacevole ma niente di che. La cosa più divertente è tutta la cerimonia. La serata me la passo solitaria tra l’enorme stazione e la Tokyo Tower. Salgo fino a raggiungere i cento metri della terrazza panoramica, mi fermo al terzo piano per un buffet di qualità per scendere al –1 dove trovo tanti chioschi di diverso genere. Concludo con un sakè freddo.