Metrò, treno locale, treno Nankai, funicolare, tre ore e mezza per arrivare a Koya-san da Osaka. Se non ci fosse Kumiko, la nostra guida locale, non sarebbe così semplice. Appena si lascia la città si entra in strette valli ricoperte da boschi poi il treno Nankai si arrampica fino a circa 650 m d’altezza. L’ultimo tratto in funicolare è molto ripido, si raggiungono così gli 870 m dell’altopiano. Entriamo nel monastero Eko-in dove pernotteremo. Una costruzione tradizionale, tutta in legno, con la sola esclusione dei servizi igienici che sono in muratura, modernissimi e pulitissimi. Si entra solo scalzi, le scarpe vengono lasciate all’ingresso in un apposito scaffale, ciabatte in cuoio sono a disposizione degli ospiti. Io le calzo solo per andare in bagno, preferisco muovermi scalzo. Pavimento in legno e pareti mobili di carta colorata. Condivido la camera con Paul, giovane irlandese. Ci viene assegnata una camera di fronte ad un piccolo giardino interno con piante e laghetto. Apro le pareti scorrevoli e trovo due futon già pronti per la notte, la biancheria ed i kimono. C’è persino la tv che però non accenderemo mai. La comunità religiosa di Koya-san risale all’816 quando il monaco Kobo Daishi, di ritorno da un viaggio in Cina, fondò la scuola Shingon di buddhismo esoterico. I seguaci di questa religione pensano che il fondatore sia tutt’ora vivo, riposi e mediti nella sua tomba del cimitero Oku-no-in in attesa dell’arrivo di Miroku, il Buddha del futuro. Quando Miroku si presenterà, solo Kobo Daishi sarà in grado di interpretare i suoi messaggi per l’umanità intera. Ecco perché la sua figura e la sua tomba sono tanto venerate. Iniziamo la visita del complesso sacro dal Kongobu-ji, un tempio in legno con paraventi in carta riccamente dipinti. All’interno del cortile un giardino di rocce distribuite tra una fondo di ghiaia con ondine che ricordano il mare. Segue il Garan, un complesso di edifici e pagode di cui la più importante è la Dai-to ricostruita nel 1934 . Due tetti ed una colorazione arancio davvero unica. E per concludere il cimitero Oku-no-in. Prima di entrare ci purifichiamo lavandoci le mani, sciacquando la bocca con un sorso d’acqua e prima di riporre il mestolo sul lavatoio occorre sciacquarne il manico per lasciarlo puro ai prossimi visitatori. Una volta purificati fuori e dentro il nostro corpo possiamo entrare. Siamo nel bel mezzo di una foresta, un viale porta all’interno del cimitero. Incrociamo strane tombe moderne. La prima ha un missile, un’altra è dedicata ai dipendenti della Nissan, proseguendo il bosco si fa più fitto. Alberi secolari, altissimi, così alti che praticamente chiudono la vista del cielo, sulle tombe antiche c’è un muschio di alto spessore. Piccole statue di Buddha, statue di uomini e bambini ricoperti di tessuti o cappellini, alcuni fedeli gettano mestoli d’acqua su statue sacre. E così si arriva al tempio Toro-do dove si trovano molte lanterne, la leggenda dice che un paio di loro ardono da più di 900 anni. Sul retro, inavvicinabile, il mausoleo in legno di Kobo Daishi. Rientriamo nel monastero per una breve meditazione gestita da un monaco. La giornata è stata faticosa, il clima caldo e umido, una doccia è necessaria. Però va seguita la procedura. Per prima cosa occorre denudarsi, naturalmente le donne da una parte e gli uomini dall’altra. Prima di entrare in una larga vasca in pietra con l’acqua ad una temperatura vicina ai 40° occorre lavarsi e quando si esce tutto dovrà essere ripulito per bene. Alle 17,30 si cena, in kimono naturalmente. In una grande sala con pareti di carta scorrevoli i monaci hanno predisposto i tavolini già imbanditi e grandi cuscini dove potersi sedere. Zuppa, te e riso, verdure fritte (tempura), verdure crude e marinate, spaghetti di soia, tofu, anguria. La cucina nel monastero è solo vegetariana ma la cura con la quale sono stati preparati i piatti è straordinaria. La mattina alle 6,30 funzione religiosa nel tempio. Una costruzione in legno con lampade e centinaia di ceri. I due monaci si siedono ai lati di quello che potrebbe essere chiamato altare, cantano e pregano. Dopo colazione si tiene il rito del fuoco. In un secondo tempio un monaco accende un fuoco alimentato da tanti legnetti. Le fiamme si fanno alte mentre vengono intonati canti sacri. Riprendiamo il nostro cammino molto rilassati.