“My only words: NEVER AGAIN” – Mai più
Tra i tanti messaggi che ho avuto modo di leggere nel Museo della Pace di Hiroshima ho scelto questo di Josè Ramos-Horta, ex presidente di Timor-Est.
Alle ore 8,15 del 6 agosto 1945 l’aereo con bandiera a stelle e strisce Enola Gay sgancia Little Boy, la prima bomba atomica lanciata in tempo di guerra.
Dopo qualche giorno seguirà Nagasaki.
Nel giro di pochi secondi 120.000 persone vengono uccise, altre moriranno nei giorni e negli anni successivi. Ora Hiroshima è una città moderna, piena di vita e di allegria, ma il passato non si può dimenticare. Rimane lì, fermo e immobile come un pesante macigno a ricordarci che una tragedia del genere non si potrà più ripetere. Mai più ! E così la Cupola devastata del Centro Espositivo Industriale è diventata il simbolo della distruzione di quella mattina. Ora è entrata a far parte del Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO. Proseguendo lungo il fiume troviamo il Parco della Pace, al centro il laghetto e la Fiamma della Pace che cesserà di bruciare solo quando sarà distrutta l’ultima arma nucleare. Temo che questa fiamma avrà lunga vita 😦 Il monumento dedicato alle vittime è semplicemente un arco attraverso il quale si vedono la Fiamma della Pace e la Cupola. Quì ogni anno il 6 agosto si commemorano le vittime di questa immane tragedia. Lo stesso Barack Obama qualche anno orsono ha partecipato ad una
commemorazione chiedendo a tutti il coraggio di ottenere la pace ed un mondo senza armi atomiche. All’interno del Museo una mostra sul potere distruttivo delle armi atomiche ed una sulla storia della città, un enorme schermo riproduce la città prima dello sgancio della bomba, il momento dello sviluppo del fungo nucleare e la distruzione successiva. In una sala sono esposti reperti di oggetti ritrovati dopo l’esplosione. Due cose mi colpiscono in modo particolare: un orologio da polso bloccato alle ore 8,15 ed un triciclo di un bambino. Prima di lasciare la zona non manchiamo di fermarci al Monumento per la Pace dei Bambini dedicato a Sasaki Sadako che nel 1945 aveva due anni. E’ morta quando ne aveva solo 11 di leucemia. Aveva deciso di fare 1000 gru di carta (un origami che riproduce l’uccello) simbolo di longevità. Purtroppo morì prima di terminare l’opera che però fu porttata a termine dai compagni di classe. Ora, tutti i giorni, migliaia di giapponesi e di turisti formano origami a forma di gru e li lasciano in prossimità del monumento. Anche i nostri entreranno a far parte di questa sterminata collezione. Lascio l’area dedicata a questa pagina di storia con una profonda tristezza. Ceniamo ed andiamo in un karaoke per fersteggiare il compleanno di Monica, 31 anni di Sydney. Chiedo di scegliere la prima canzone: Imagine di John Lennon. Riesco a cantarla con molta passione sperando in un mondo migliore. In fin dei conti, se sono quà, è perchè rimango un eterno sognatore. “You may say I’m a dreamer but I’m not the only one, I hope someday you’ll join us, and the World will be as one”.