Osaka con l’accento sulla O’

Efficienza è la prima parola che mi sento di pronunciare al mio arrivo in Giappone. USA battuti dieci a zero ai controlli in arrivo. Registrazione impronte digitali e dell’iride in meno di un minuto e controllo passaporti senza coda. Tutto fatto al volo. Efficienza, però, non significa perfezione. Il primo bancomat è fuori servizio, gli altri però funzionano perfettamente. I famosi bagni dell’aeroporto con musichetta e bidet incorporato nel water li ho trovati sporchi (pisciati). Ma per il resto non ti perdi mai. Anche  se qui l’inglese non è molto parlato, tutti si danno da fare per aiutarti… e poi ti salutano con l’inchino. E così mi ritrovo sul treno che dall’aeroporto di Kansai mi porta a Osaka. Il tragitto dura più di un ora, all’uscita ho il primo impatto col clima: caldo e molto umido. Ma l’impatto davvero piacevole lo si ha subito con la cucina. Varietà delle scelte, cura nella preparazione e presentazione sono le caratteristiche che subito mi colpiscono. La cucina è quasi sempre a vista, il personale sempre molto giovane e cordiale. Il quartiere più interessante della città è Dotonbori, il fulcro della vita notturna della città. Costeggia il canale Dotonbori-gawa costruito quattro secoli fa. Oggi le banchine sono state trasformate in zone pedonali illuminate da lampioni e da tante insegne luminose. Lungo la strada, nelle vie e nelle gallerie circostanti, si trovano negozi ma soprattutto ristoranti di ogni tipo. Luci, insegne, statue di ogni tipo, dai granchi ai dragoni, ogni ristorante si distingue dagli altri. Per pranzo sono al Chibo, cucina a vista sul bancone, scelgo una specie di frittata ai frutti di mare. Per cena tentacoli di calamari, asparagi, salsicce con formaggio, tutti cucinati alla piastra. La cena precedente polpette ripieni di calamari con sakè freddo. Mi sono convinto che la cucina da queste parti è un argomento di vasto interesse, non mancherò di approfondirlo.

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