Una tenda ger come tutte le altre col suo camino centrale, una moto rossa parcheggiata all’esterno, celle solari e parabola tv. Questa è la tenda adibita a soggiorno della famiglia che ci ospita. Padre e madre, una ragazzina, una bimba di due anni e una nonna sempre sorridente. Siamo sulle rive del Selenge River, Mongolia del Nord. Scendiamo dalle auto dopo circa cinque ore di viaggio, tutte su piste sterrate. La moglie ci invitata ad entrare nella ger. Come sempre una stufa al centro con una pentola di latte di cavalla mantenuto caldo, appese ad una corda carni ad esiccare. La carne esiccata è un antico modo di conservare la carne, ne facevano uso anche le truppe mongole che conquistarono quasi tutta l’Asia. Da destra, secondo la tradizione mongola, un mobile adibito a cucina, un divanetto che la sera diventa letto, un mobile con una piccola ma moderna tv, una piccola cassapanca, alcuni seggiolini in legno e plastica, un altro divanetto-letto, e per finire un mobiletto con un piccolo lavandino ed una specie di imbuto dove versarci l’acqua. Tutto molto tipico, tradizionale, ma con alcune modernità. Naturalmente non mancano i telefoni cellulari. Ci sediamo un po’ così, alla rinfusa, come capita, qualcuno si siede per terra perché tra il gruppo e gli autisti lo spazio non abbonda. A tutti viene servito il latte di cavalla ed una specie di formaggio durissimo di latte di capra, così duro che non riesco a spezzarlo tra i denti. Arrivano anche i padroni di casa mentre la bambina piccola dorme raccolta su una coperta, dorme così bene che le nostre voci non la svegliano. Fatte le presentazioni usciamo ed andiamo verso il recinto in legno dove sono già state raccolte le pecore e le capre. I cavalli invece corrono liberi nella steppa. E’ ora di prepararci per la notte, dalle auto escono tende, seggiolini, sacchi a pelo … tipo borsa di Mary Poppins. Le tende si montano in due secondi, i picchetti si infilano nella terra spingendoli con le suole delle scarpe. In dieci minuti abbiamo preparato un vero e proprio campeggio sulle rive del fiume, all’ombra degli alberi. Dai sacchetti e dagli zaini escono lattine di birra e bottiglie di vino: Selly, settantenne californiana, viaggia sempre con bottiglie di vino bianco, e solo bianco, Chardonny (letto sull’etichetta, non è un errore di scrittura 😊) di produzione locale ! Trevor ha sempre sacchetti di lattine o bottiglie di birra. Matt e Amelia, coppia dell’Arizona non scherzano. E via di questo passo. Faccio due passi, si è alzato un forte vento ed in lontananza un nuvolone di polvere nasconde le montagne. Con la sabbia negli occhi vado ad assistere alla preparazione del “barbecue” che in realtà è uno stufato di pecora con verdure. La pecora è stata uccisa per noi e l’abbiamo anche doverosamente pagata. Il cuoco è principalmente l’autista dell’auto 2, il più anziano. Una larga pentola viene posizionata su una stufa a legna sistemata di fronte alla ger. Il vento è così forte che fa volar via anche il camino, oddio è così ruggine che cadrebbe anche con un soffio. Il padrone di casa poi lo fisserà con un fil di ferro ad un tondino di ferro, anch’esso arrugginito. Nella pentola si posizionano i pezzi di pecora già tagliati e vengono inseriti dei sassi già riscaldati sul fuoco. Lo scopo è quello di distribuire bene il calore nella pentola. Al di sopra vengo versate le patate e le carote tagliate a grossi pezzi. Il tutto viene racchiuso da un coperchio, cioè un catino d’allumino, e attorno si stende uno straccio con lo scopo di sigillare pentola e coperchio. La cottura durerà circa due ore. Mentre la carne cuoce ci preoccupiamo di una cavalla che ha una emorragia, il padrone di casa gli inietta un antibiotico. Distribuiamo regalini, io ho portato un sacchetto di caramelle e le porgo alla bimba. Lei ancora con un equilibrio insicuro si rivolge ai presenti ed offre una caramella a tutti. Una scenetta davvero divertente. Quando la cena è pronta tutti entrano nella ger. La pentola viene appoggiata sulla stufa. Per prima cosa si tolgono i sassi che ci vengono consegnati ancora caldissimi per poterli gettare da una mano all’altra. Secondo tradizione ciò è di buon auspicio. Il primo autista ed Uzlii distribuiscono pezzi di pecora e verdure a tutti. La carne dopo circa due ore di cottura risulta tenera e molto saporita. Si può anche aggiungere qualche sottaceto: cetriolini, peperoncini, insalatine. E per concludere, vodka per tutti. Dopocena la ragazzina gioca a pallavolo mentre il cielo sta assumendo disegni e colori da fotografia. Appena il sole tramonta il cielo diventa giallo, arancione, rosso. Le nuvole si muovono grazie ad un forte vento cambiando le condizioni del cielo nel giro di pochi secondi. E quando diventa buio è il momento del falò. Gli autisti avevano già preparato un alto cono di legna secca, lo si accende e ci sediamo tutti attorno. Qualcuno incomincia a cantare, Trevor esegue una tradizionale canzone inglese, Larry mi obbliga a cantare con lui Gianna di Rino Gaetano, è l’unica canzone italiana che conosce. Poi mi chiedono di cantare O’ sole mio, non mi riesce neanche male, tutti applaudono calorosamente. La sera passa bevendo e cantando, il fuoco tende a spegnersi, il freddo aumenta e così ci infiliamo nei sacchi a pelo nelle nostre tende.