Il lago Khovsgol Nuur

Dopo una notte in tenda mi sveglio con le ossa rotte, passerà una buona mezz’ora per ritrovare la forma. Colazione sull’erba e si ritorna in famiglia. Rientriamo nella ger per i saluti, ci viene offerto un buonissimo yogurth di yak. Si riparte sempre verso Ovest. Sosta sulle rive di un lago salato, intorno grandi macchie di licheni violetti, cielo azzurro con qualche macchia banca. Percorriamo lunghi rettilinei mentre incontriamo piccole mandrie di cavalli allo stato brado, yak, mucche e ovini al pascolo. Pranzo a Moron, riso fritto con verdure e carne. Si supera un primo passo attorno ai 2.300 m, dall’alto si domina il panorama di tutta la verde vallata solcata da fiumi con grandi anse, bovini al pascolo. Si supera un secondo passo, poi ci dirigiamo verso Nord lungo una strada sterrata molto sconnessa. Incomincia a piovere ed il terreno si fa scivoloso. Entriamo nel Khovsgol Nuur National Park, un vasto territorio protetto. Dopo oltre un’ora arriviamo al lago ed il tempo migliora. Prendiamo possesso delle ger e si cena. Il cielo è coperto da pesanti nuvole grigie e nere, uno spiraglio di luce appare solo dietro le montagne dell’altra sponda. Il lago Khovsgol Nuur si estende per 136 km e va quasi a toccare il confine con la Russia, non lontano dal Bajkal. Noi ci troviamo sulla costa orientale, in prossimità di una piccola penisola. La notte è fredda, alcuni ger fumano, all’interno è stata accesa la stufa a legna. La mattina il sole risplende, partiamo per una lunga passeggiata nel bosco, tra un tronco e l’altro spunta il blu intenso del lago. Il terreno è piuttosto scivoloso a causa della pioggia della sera precedente. Dopo un’ora e mezza di buon passo arriviamo presso una tenda dove vive una giovane famiglia. La tenda è costruita secondo la tecnica indiana, il tee pee. Un gruppo di renne sosta all’ombra, per loro il clima estivo è eccessivamente caldo. Un piccolo infila con prepotenza la testa tra le cosce della madre per ricevere il latte, il padre col pelo bianco e grandi corna felpate se ne sta sdraiato sull’erba. Entriamo nella tenda e la famiglia ci accoglie con latte di renna. Una stufa al centro della tenda e appesi ai trochi di sostegno vedo saponette e spazzolini da denti, un asciugamano, legato ad un tronco un cellulare di vecchia generazione. La coppia è attorno alla trentina, il marito con un coltello lavora le corna di renna, la moglie si rivolge a noi con dei bellissimi sorrisi, un bimbo di quattro anni circola attorno a noi e gioca con una macchinina che Matt gli ha regalato. Torniamo al campo ger per il pranzo. Nel pomeriggio provo il tiro con l’arco, sport nazionale. Al quarto tiro azzecco il bersaglio ed al successivo faccio un discreto centro. Il bersaglio è costituito da una pelle essiccata di mucca, di forma triangolare, fissata ad un treppiede di tronchi. Dopocena facciamo un breve giro su un piccolo motoscafo, raggiungiamo la costa opposta, tutta ricoperta da abeti. Il cielo e le nuvole assumono colori da cartolina, rientriamo al campo che inizia a far buio.

Commenta