Rio de Janeiro

E’ Pasqua e mi sembra la giornata più adatta per visitare il Corcovado, la alta e ripida collina che ospita la famosa statua del Cristo, simbolo della città. Salgo in treno, il Trem do Corcovado, che grazie ad una cremagliera porta i visitatori poco sotto la statua. Scale mobili e qualche rampa di scale ed eccoci sulla vetta della collina di roccia nera. Ovviamente oggi molti sono i visitatori ma con un pò di pazienza si riesce a godere il meraviglioso panorama ed a scattare qualche foto. Da qui si vedono le famose spiagge di Copacabana ed Ipanema, la laguna e la costa frastagliata della baia che caratterizza questa città. Di fronte l’altra icona della citta: il Pan di Zucchero. Un panorama a 360 gradi che emoziona fortemente. La statua è stata inaugurata nel 1931 ed è il più grande esempio di art dèco nel mondo. All’interno una piccola cappella ed un altare con le bandiere del Brasile e della Città del Vaticano. Scendo col treno ed a 50 metri dalla piccola stazione trovo il MIAN, il museo della pittura naif. Sono solo tre sale ma lo trovo molto interessante, quadri piccoli e grandi con forti colori che ritraggono i panorami della città, la flora e la fauna brasiliana. Nella prima sala una serie di pannelli raccontano la storia del paese dall’arrivo dei primi naviganti fino alle storie piu recenti del secolo scorso: la democrazia non compiuta, il suicidio di un mancato presidente, lo sfruttamento del petrolio. Concludo la giornata con una passeggiata sulla Praia do Flamengo, una caipiriña in un chiosco sulla spiaggia ed una simpatica conversazione con altri avventori, abitanti del quartiere. Il giorno successivo non può mancare la visita al Pan di Zucchero. Si sale grazie ad una moderna funivia, sul Morro da Urca si cambia cabina e con un tratto più breve si arriva fin sulla vetta. Anche da qui un panorama splendido sulla città ed in fondo si vede il Corcovado col Cristo a braccia aperte. Dopo aver mangiato un buon polipo grigliato mi porto nel quartiere Andarai’ per cercare un Clube do Samba che mi è stato consigliato, il Renascenca . Dopo qualche difficile ricerca arrivo davanti ad un muro blu dove attraverso una piccola fenditura si paga l’ingresso. Un vasto cortile, molti murales colorati e sotto una tettoia, seduti attorno a un tavolo, una decina di musicisti suonano e cantano la samba. Tutto attorno persone che ballano e che si fanno trascinare dal ritmo infinito, tavolini dove si chiacchera e si bevono fiumi di birra. La mattina seguente scelgo un tour organizzato di una favela, meglio non andarci da solo. Con altri cinque stranieri ed una guida locale vado alla Rocinha, la più grande favela della città con circa 200.000 abitanti. Una passeggiata tra le vie ripide e strette, scale e gradini, ed arriviamo su un terrazzino dal quale si ha la vista completa della favela. Mura in mattoni forati senza intonaco, costruzioni mai finite, ammassate l’una sull’altra, terrazzini con la biancheria stesa e serbatoi blu dell’acqua. Qui fino a cinque anni fa tutto era controllato dalle bande che oltre a spacciare droga assicuravano la sicurezza. Un piccolo sgarro ed eri morto. Qui la polizia non poteva entrare, lo stato non esisteva fino a quando è stata dichiarata guerra alla malavita. Morti e feriti tutti i giorni ma ora il quartiere è un posto sicuro. Ed è anche un luogo sicuro per i ragazzi “bene” di Ipanema (la spiaggia piu “in” della città) per l’acquisto di eroina e crack. La municipalità ha anche costruito centri sociali, uno dedicato al grande Ayrton Senna, vedo anche una piscina dove si sta insegnando nuoto. Il giorno successivo, l’ultimo prima di partire, non mi perdo Santa Teresa, un quartiere antico ora molto frequentato da artisti e da turisti. Il quartiere è in collina, si sale lungo strade strette, case un pò malandate si alternano a villette eleganti con giardino. Molte case hanno piacevoli colori pastello, molti murales, persino alcuni lampioni sono disegnati e colorati. Passeggio lungo la strada principale ed entro in un centro culturale dove visito una piccola mostra di quadri a carboncino e guardo indisturbato una strana prova di teatro. Alcuni attori in tuta nera hanno dei personaggi immaginari sulle proprie gambe e li muovono come fossero dei burattini. Naturalmente aggiungono anche la voce. Prima di lasciare il quartiere entro in un locale molto tipico, il Bar do Mineiro, nel quartiere c’è una vasta scelta. Piastrelle bianche alle pareti, quadri e oggetti di ogni tipo, un bancone con vecchie bottiglie e la riproduzione in legno del vecchio tram. Mi faccio servire una fejioada, l’ultima prima di partire, una sorta di arrivederci a Rio ed al Brasile. Il piatto non si sposa molto col clima, oggi 33 gradi ed una altissima umidità, ma mi piacciono gli usi e costumi locali. Mi viene servita una pentola in terracotta che contiene fagioli neri, salsicce e pezzi di carne, tutto con un bel sugo molto denso. Tutto ciò si accompagna con riso bianco, una verdura saltata in padella, birra ed una scodella di arancia già tagliata a pezzi. Sazio mi porto verso la fermata dell’antico tram. Ora viene tenuto in funzione come oggetto storico ed è gratuito, ma vedo che viene usato anche da qualche abitante del quartiere. La carrozza del tram è in legno giallo e blu, tutto aperto (senza vetri alle finestre), panchine in legno. Non esistono porte ma una stanga in legno che viene alzata ed abbassata ad ogni fermata dal manovratore e dall’aiutante che ha anche il compito di annunciare il nome della fermata. Venti minuti di attesa ed ecco che sferragliando vedo arrivare il tram (una sola carrozza) dalla salita. Si ferma, scende il manovratore, muove manualmente lo scambio con un apposito bastone, risale, riparte e raggiunge il capolinea. Siamo in largo dos Guimaraes. Scendono i passeggeri ed il manovratore inverte manualmente la posizione della pertegheta (in dialetto milanese) per preparare il tram in direzione della discesa. Salgo con altri passeggeri e si parte. Il tram scende lentamente con lunghe frenate, si percorre la strada attraverso case antiche ed una prima sosta, poi si percorre il ponte di Lada, un lungo viadotto sopra la città, per poi arrivare al capolinea del centro dove c’è una stazione con tanti scambi e tram in attesa di ripartire. Sono in pieno centro direzionale, passo di fronte alla sede della Petrobras (l’azienda nazionale dei petroli simile alla nostra ENI), il teatro nazionale, palazzi antichi e grattacieli. Mi fanno effetto i manager ed i funzionari vestiti con abiti scuri e cravatte, sono abituato a vedere le persone sempre molto sportive e casual. Il Brasile si chiude così, con Santa Teresa, il vecchio tram, l’ultima fejioada. Tra qualche ora tutto cambierà, una nuova esperienza sta arrivando.

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