Buenos Aires

Pioggia, sole, vento gelido. Cosi’ mi saluta la Patagonia. Tre ore di volo ed arrivo a Buenos Aires, 26 gradi ! Altro cambio di clima, ma come faccio ad evitare il raffreddore ? Impossibile, sembra destino ma io riesco ad arrivare a BA solo se raffreddato, capito’ lo stesso quattro anni fa ma allora arrivavo dall’inverno casalingo. Comunque fazzoletti in tasca e via ad esplorare la citta’. Passeggiando arrivo sull’avenida 9 de Julio, l’arteria principale della citta’, ricordo che questa e’ la strada piu’ ampia che abbia mai visto: 13 corsie. Nel centro del viale svetta l’obelisco che ricorda la prima esposizione della bandiera argentina in citta’. Aiole, molti autobus ed i taxi giallo-neri. Su un palazzone bianco l’effige di Evita Peron con un microfono dell’epoca. Ma il cuore pubblico, politico ed istituzionale della citta’ e’ la piazza De Mayo, a pianta rettangolare, con giardini e qualche monumento. A sinistra la cattedrale, una costruzione in stile greco con dodici colonne. Da qui’ parti’ il cardinal Jorge Mario Bertoglio per essere eletto Papa in quel di Roma. Si sono commemorati i tre anni dalla sua elezione proprio in questi giorni. Sulla porta d’ingresso un manifesto con foto ne ricorda la figura e la storia personale. All’interno una cappella con la bandiera argentina stesa su un altare presidiata da due guardie in uniforme. Un rullo di tamburi ed arriva un piccolo drappello di  militari, e’ l’ora del cambio della guardia. In piazza ci sono sempre manifesti politici, striscioni e presidi. Essendo appena arrivato da Ushuaia mi soffermo a vedere quello dei veterani della guerra delle Isole Malvinas (le Falkland secondo gli inglesi). La propaganda argentina ritiene le isole un proprio territorio ed Ushuaia sarebbe la capitale. Il fondo della piazza e’ occupato dalla Casa Rosada, il palazzo presidenziale, tre piani di color rosa intenso. Dietro la casa Rosada un giardino e la “nuova BA”: il Puerto Madero. l’antico porto ha avuto una ristrutturazione simile a quella del Porto Antico di Genova. I muraglioni in mattoni sono stati rifatti, le gru ridipinte, e’ stato aggiunto un moderno ponte di Calatrava, sullo sfondo palazzi e grattacieli. I docks del porto sono stati trasformati in bar e ristoranti. Mi fermo alla Parolaccia, ristorante moderno, quasi elegante. Molto buona la cucina italiana, forse la migliore di questo mio viaggio. Particolarmente buoni i cavatelli freschi alla Corleone: sugo di pomodoro, olive nere e capperi. E per chiudere in bellezza un limoncello offerto dalla casa. Il giorno successivo mi reco al quartiere Boca, ormai esageratamente turistico. Rimane sempre interessante passeggiare per le vie con le case colorate, i murales e strane statue. Affacciato ad un balcone rosa viene rappresentato anche Papa Francesco che sembra salutare il visitatore che arriva al “Caminito”. Le strade, ora chiuse al traffico, sono occupate dai tavolini di bar e ristoranti dove si possono ascoltare canti e musiche popolari e soprattutto si possono ammirare i ballerini di tango che danzano. La musica e’ sempre coinvolgente mentre il ballo ha risvolti affascinanti, quasi ose’. Le ballerine con gonne lunghe e grandi spacchi, ampie scollature e le gambe seminude che avvolgono il corpo del compagno. Qui’ invece assaggio dei ravioloni ripieni di ricotta con un sugo al pomodoro, molto buoni, accompagnati da un Malbec di 13,8 gradi. La sera sono invece al quartiere Palermo. Deludente sotto l’aspetto architettonico ma con qualche bel locale. E’ martedi’ sera e forse questo e’ il motivo per il quale non trovo una particolare vitalita’. A Palermo avevo previsto una “parilla”, la tipica grigliata argentina. Scelgo un locale un po’ antico con i muri a mattoni scoperti. Appena seduto mi vengono servite alcune salsine (cipolle, melanzane, pomodoro piccante) ed una salsiccetta grigliata (chorizo), molto buona. Le bistecchine di maiale grigliate invece non sono un granche’, un Malbec invece fa sempre il suo dovere. Questi appena descritti sono ristoranti da 20 Euro circa ma spendere meno della meta’ e mantenere la qualita’ e’ sicuramente possibile. Molti sono i locali dove si possono fare interessanti spuntini o mangiare tranci di pizza. Io ho scelto un paio di volte Kentucky – Pizza al corte, sulla avenida Corrientes, una via con molti cinema, teatri e locali, piena di vita fino a notte avanzata. Kentucky all’interno ha un’impronta molto particolare, un banco di pasticceria, un bancone per le pizze cotte nel forno a legna e vendute a tranci. C’e’ poi la “faita”, una specie di farinata. E per finire il bancone delle empanades con tanto di nome del “maestro empanadero”: Maurizio Correa. Scatto qualche foto ed i camerieri mi sorridono per poi chiedermi: per quale giornale lavora ? No, es solo por mi blog 😉 Chao. Qui’ in Argentina si saluta molto con il nostro ciao, pero’ scritto con la acca. Mi piace molto anche un altro saluto che mi viene rivolto quotidianamente: que le vaya bien. E posso ben dire che l’augurio  ha avuto un buon esito.

 

2 pensieri su “Buenos Aires

  1. Oscar, come ben sai, Genova ha antichi e forti legami con l’Argentina e in particolare con BA, il Boca Juniors è stato fondato da genovesi (Genoani) e nel bordo posteriore basso della loro “camiseta” (maglia da calcio) porta la scritta “Xeneizes” (Genovesi). La farinata è un piatto tradizionale genovese che chiamiamo “faina” pronunciando l’ultima “a” in modo molto allungato, come fossero due.

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    1. Hola Mino, grazie per le tue precisazioni. Si nota il tuo spirito genovese e genoano. A conferma di tutto cio’ mi ricordo che quattro anni fa arrivai a BA subito dopo Natale e BA era stracolma di Pandulce, esattamente uguale al pandolce 🙂

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