Salvador de Bahia

Arrivo a Salvador che è già buio ma avverto che la città ha qualcosa di speciale. Il taxi mi lascia in Cruz do Pascoal, una piazza triangolare con una colonna nel mezzo che sostiene una teca illuminata con una statua della Madonna. Alcuni tavolini occupano il centro della piazzetta, in molti discutono e bevono birra, l’albergo è qui di fronte. Un vecchio palazzo coloniale di tre piani, ben ristrutturato, la facciata rossa con righe gialle. Mi trovo nel bel mezzo del centro storico della città. Strade col fondo di pietra e sassi, tavolini lungo le strade e le nelle piazze, gente che chiacchiera e beve in compagnia. Salvador “una mistura de cores e vida”. E’ proprio così. La sera faccio subito una passeggiata alla scoperta della città e mi fermo alla Casa do Amarelindo, un ristorante tradizionale dove mangio un ottimo gaspacho con gamberi. Il giorno seguente mi muovo tra le stradine del centro. Scendo lungo la Rua do Carmo per risalire nel Largo do Pelourinho, il cuore del centro storico della città. Di fronte a me il palazzo celeste della Fundacao do Jorge Amado. All’interno alcuni cimeli e pannelli che ricordano i suoi libri ed i film tratti dai suoi racconti. Ne ricordo uno per tutti: Dona Flores e i suoi due mariti, solo perché è stato girato in questa piazza che trovo particolarmente bella vista dalle finestre del primo piano. In piazza due suonatori di percussioni ed una “mama” in abito bianco che frigge frittelle di fagioli. Sulla piazza si affaccia anche il ristorante SANAC gestito dalla locale scuola di cucina. Mi fermo per il pranzo. A piano terra si mangia pagando al kilo mentre al piano superiore c’è un buffet. La scelta è ampia, particolarmente buono un filetto di pesce cucinato nell’olio di cocco. La sera assisto ad un breve ma intenso spettacolo di danze tradizionali e capoeira. Un gruppo di musicisti in costume suona le percussioni mentre due signore cantano. Cercando un locale con un pò di musica live trovo un posto davvero speciale. Nella piazza 15 di Novembre vedo una porticina di un piccolo negozio di souvenir con la scritta Clube do Samba. Passo attraverso un lungo e stretto corridoio per arrivare in un cortile, sotto una tettoia sei musicisti suonano e cantano canzoni lunghissime. Pochi gli avventori, qualcuno si alza e balla. Impossibile tenere fermo tutto il corpo, qualcosa si deve muovere per tenere il ritmo. Per meno di 10 € mi viene servita una birra ed una quantità infinita di gamberi all’aglio. Faccio conoscenza con una coppia argentino-brasiliana che mi invita al loro tavolo, la musica non smette mai ma a mezzanotte decido di rientrare in albergo. Il giorno successivo è il venerdì santo, tutti i negozi sono chiusi ma le chiese sono aperte. Nella Nossa Senhora do Carmo fervono i preparativi per la funzione del pomeriggio. In taxi vado verso il faro posto sulla punta estrema del capo. Il faro domina il Forte Santo Antoño da Barra, la prima fortificazione del Brasile. Una bella costruzione in pietra col piano superiore tutto bianco. Dalle terrazze si gode un vasto panorama sull’oceano, si puo’ anche salire fino al meccanismo di movimento della lampada. All’interno un interessante museo che racconta la storia della conquista del Brasile e tanti cimeli marinari. Sempre in taxi mi porto sul lato opposto della città presso il santuario do Bonfim. Lungo la cancellata migliaia di striscioline di stoffa colorate lasciate dai fedeli e dai visitatori. All’interno statue, cappelle ed un importante altare. In fondo a destra un locale con molti arti di plastica appesi al soffitto che ricordano “miracoli” e guarigioni. Noto anche la “Porta da Misericordia” aperta in occasione dell’Anno Santo. Qualche fedele la attraversa pregando. Ritorno in centro ed alla chiesa do Rosario dos Pretos, in Largo do Pelourinho, vedo uscire una piccola processione di uomini e donne in costume che vanno verso la chiesa di Nossa Senhora do Carlo. Sono diretto anche io li per la funzione del venerdì’ santo e la processione. La chiesa è già affollata, riesco a prendere uno degli ultimi posti a sedere, l’altare è stato completamente ricoperto da un drappo viola. Alle tre in punto dal portone della chiesa arrivano preti in bianco, in rosso ed il cardinale che vanno verso l’altare. La prima ora passa tra letture e l’omelia del cardinale poi viene portato sull’altare un crocifisso che sarà venerato, accarezzato e baciato da tutti i fedeli. Verso le cinque si prepara la processione. Escono per primi alcuni personaggi del vangelo: donne in abito viola, un Ponzio Pilato ed un Cristo in giallo interpretato da una donna, tra le mani tiene la corona di spine. Viene poi fatto uscire un Cristo in legno sotto un baldacchino ed un carrello fiorato che trasporta la statua della Madonna anch’essa vestita di viola. L’evento deve essere ritenuto della massima importanza in quanto noto ben cinque diversi canali televisivi e molti giornalisti e fotografi. Io naturalmente mi infilo in mezzo a loro. Lungo le strade c’è tutta la città, qualcuno dai balconi lancia petali di fiori. Un altoparlante su un furgone (gentilmente offerto dal ferramenta Antonio Lima) lancia preghiere, litanie e canti liturgici. Davanti ad ogni chiesa una sosta con preghiere e canti. Saliti fino alla piazza 15 di Novembre la sosta è più lunga, il cardinale tiene un’altra omelia, una specie di comizio fatto sul sagrato. La processione prosegue lenta ed attraversa tutto il centro. Tornati in Largo do Pelourinho il cielo è ormai buio e vengono accese alcune lampade. Si ritorna al punto d’inizio e dopo quattro ore la funzione religiosa del venerdì santo termina qui. Stanco non mi resta che cenare in uno dei pochi ristoranti aperti.

Las Tres Fronteras e le cascate dell’Iguazù

Il fume Iguazu’ arriva dalle famose cascate e si getta nel fiume Paraná. I due fiumi disegnano una T, sui tre lati abbiamo tre paesi: Argentina, Brasile e Paraguay. In battello, dopo esser passato sotto il grande ponte stradale che unisce l’Argentina col Brasile, mi trovo esattamente al centro della T, tra i tre paesi, dove si uniscono le acque marroni del Parana’ con quelle blu dell’Iguazu’. Sono a Puerto Iguazu’, in Argentina, arrivo passeggiando sino al punto panoramico dove c’è’ una fontana danzante. Qui incontro Beat, un ex professore di matematica svizzero-tedesco che abita a Briga (sul Sempione), che sta viaggiando per i tre paesi pedalando una strana bicicletta. Ha superato passi oltre i 4.900 metri e percorso migliaia di kilometri. Curiosità, si è pensionato il I agosto 2015 come il sottoscritto. Ceniamo in compagnia e ci diamo appuntamento a maggio quando starà pedalando attorno a Milano. In bus vado verso le cascate, entrato nel parco prendo il trenino interno che porta fino al Garganta del Diablo. Lunghe passerelle portano fino al punto in cui l’acqua blu trova il salto e diventa bianca e giallastra. Questo è il salto più’ orientale, forse il più’ potente, l’acqua cadendo crea uno spray trasportato dal vento. Inevitabile bagnarsi. Lungo le passerelle migliaia di farfalle multicolori che si posano ovunque, sulla camicia, sulle mani. Le ali hanno colori bellissimi, di base c’è il nero e poi giallo, blu, rosso … Per il pomeriggio mi sono prenotato un’escursione. Quanto mai ! Venti minuti su un autocarro con sedili attraverso la giungla poi mi imbarco su un grande gommone con torretta per il pilota. Si risale la corrente del fiume tra le rapide, ai lati le rive verdissime. Arrivati davanti al Salto Dos Mosqueteros c’è un minuto per le foto e poi la “ducha”. Il gommone va decisamente verso la cascata ed entra completamente nei getti d’acqua. Urla dei passeggeri ed alta adrenalina. Ne usciamo fradici. Tutti bagnati superiamo l’Isla San Martin e ci portiamo, due volte, sotto il salto Mbiguà per poi affrontare le rapide del salto San Martin. Lo zainetto era chiuso in una borsa ermetica, salvo, la macchina fotografica dentro una borsa, ma non chiusa ermeticamente.  Sbarichiamo ed inizio a risalire il sentiero per ammirare i panorami dei salti. Due foto e la Canon si blocca. Corto circuito !!! Lascio le cascate molto triste, tutto bagnato, dopo due giorni i pantaloni sono ancora umidi. Mi sono ritrovato la sera a stendere sul letto tutte le banconote che avevo con me, mi sembrava d’essere un falsario. E per fortuna non ho peggiorato il raffreddore e la tosse (sono rientrato in albergo tutto bagnato dopo tre ore di camminata, trenino, bus). Giornata di mierda ! Non solo, sono anche riuscito a scegliere una giornata nuvolosa, priva di colori. Spero vada meglio in Brasile. Superato il ponte arrivo a Foz do Iguaçu, in territorio brasiliano. Ora si passa al portoghese ma non lo conosco, comunicare qui sembra più complicato. Il cielo rimane grigio, nuvoloso, poi piove. Nel pomeriggio vedo qualche squarcio di azzurro e via di corsa verso le cascate. In bus attraverso la foresta ed inizia il sentiero panoramico. Da qui  la vista è da mozzafiato. Si puo’ ammirare tutto il fronte largo ben 2,6 km. Più avanti iniziano delle passerelle che portano fin sopra l’acqua. Lo spray viene soffiato dal vento, questa volta indosso il poncho impermeabile. Si arriva fin quasi a toccare l’acqua, un forte rumore domina la scena. Sicuramente più panoramico il lato brasiliano, l’impatto è notevole, la vista eccezionale.

Domenica, pranzo in Paraguay

Da Puerto Iguazu’ (Argentina) si supera il lungo ponte sul fiume, la prima meta’ ha i colori argentini (bianco e azzurro) e poi arrivano quelli brasiliani (giallo e verde). L’argentina effettua il controllo passaporti con tanto di timbro mentre il Brasile lo si supera senza sosta. Cambia la lingua, ora arriva il portoghese e si vedono le prime churrascherie. Un secondo ponte e si supera il fiume Parana’. Sono in Paraguay e riappare lo spagnolo. In meno di un’ora sono arrivato a Ciudad del Este, Paraguay. La stazione dei bus pero’ e’ in estrema periferia, mi faccio portare in taxi in centro. Centro ? Non esiste il centro qui’, e mi lascia di fronte a dei giardini con campi di calcetto deserti. Mi guardo in giro, nada. Di fronte a me vedo una churrascheria con molte auto parcheggiate, vediamo. Entro e trovo una grande sala piena di famiglie che stanno pranzando. Una mesa por uno, por favor. Si inizia con un antipasto a buffet con verdure, insalata russa e tante altre cose. Poi in sala girano parecchi camerieri in polo rossa che servono la carne grigliata sugli spiedi. Mi viene proposta carne di ogni tipo, riesco ad assaggiarne meno della meta’. Manzo, vitello, maiale, del buon chorizo, agnello, perfino dei cuori di pollo. No, gracias ! Quelli proprio no. Una mezza bottiglia di vino cileno quasi non basta. La cuenta: 110.000 guaraní = 17 Euro !! E il caffe’ espresso mi viene offerto dalla signora alla cassa con un gran sorriso. Bene, posso ritornare in Argentina.

Buenos Aires

Pioggia, sole, vento gelido. Cosi’ mi saluta la Patagonia. Tre ore di volo ed arrivo a Buenos Aires, 26 gradi ! Altro cambio di clima, ma come faccio ad evitare il raffreddore ? Impossibile, sembra destino ma io riesco ad arrivare a BA solo se raffreddato, capito’ lo stesso quattro anni fa ma allora arrivavo dall’inverno casalingo. Comunque fazzoletti in tasca e via ad esplorare la citta’. Passeggiando arrivo sull’avenida 9 de Julio, l’arteria principale della citta’, ricordo che questa e’ la strada piu’ ampia che abbia mai visto: 13 corsie. Nel centro del viale svetta l’obelisco che ricorda la prima esposizione della bandiera argentina in citta’. Aiole, molti autobus ed i taxi giallo-neri. Su un palazzone bianco l’effige di Evita Peron con un microfono dell’epoca. Ma il cuore pubblico, politico ed istituzionale della citta’ e’ la piazza De Mayo, a pianta rettangolare, con giardini e qualche monumento. A sinistra la cattedrale, una costruzione in stile greco con dodici colonne. Da qui’ parti’ il cardinal Jorge Mario Bertoglio per essere eletto Papa in quel di Roma. Si sono commemorati i tre anni dalla sua elezione proprio in questi giorni. Sulla porta d’ingresso un manifesto con foto ne ricorda la figura e la storia personale. All’interno una cappella con la bandiera argentina stesa su un altare presidiata da due guardie in uniforme. Un rullo di tamburi ed arriva un piccolo drappello di  militari, e’ l’ora del cambio della guardia. In piazza ci sono sempre manifesti politici, striscioni e presidi. Essendo appena arrivato da Ushuaia mi soffermo a vedere quello dei veterani della guerra delle Isole Malvinas (le Falkland secondo gli inglesi). La propaganda argentina ritiene le isole un proprio territorio ed Ushuaia sarebbe la capitale. Il fondo della piazza e’ occupato dalla Casa Rosada, il palazzo presidenziale, tre piani di color rosa intenso. Dietro la casa Rosada un giardino e la “nuova BA”: il Puerto Madero. l’antico porto ha avuto una ristrutturazione simile a quella del Porto Antico di Genova. I muraglioni in mattoni sono stati rifatti, le gru ridipinte, e’ stato aggiunto un moderno ponte di Calatrava, sullo sfondo palazzi e grattacieli. I docks del porto sono stati trasformati in bar e ristoranti. Mi fermo alla Parolaccia, ristorante moderno, quasi elegante. Molto buona la cucina italiana, forse la migliore di questo mio viaggio. Particolarmente buoni i cavatelli freschi alla Corleone: sugo di pomodoro, olive nere e capperi. E per chiudere in bellezza un limoncello offerto dalla casa. Il giorno successivo mi reco al quartiere Boca, ormai esageratamente turistico. Rimane sempre interessante passeggiare per le vie con le case colorate, i murales e strane statue. Affacciato ad un balcone rosa viene rappresentato anche Papa Francesco che sembra salutare il visitatore che arriva al “Caminito”. Le strade, ora chiuse al traffico, sono occupate dai tavolini di bar e ristoranti dove si possono ascoltare canti e musiche popolari e soprattutto si possono ammirare i ballerini di tango che danzano. La musica e’ sempre coinvolgente mentre il ballo ha risvolti affascinanti, quasi ose’. Le ballerine con gonne lunghe e grandi spacchi, ampie scollature e le gambe seminude che avvolgono il corpo del compagno. Qui’ invece assaggio dei ravioloni ripieni di ricotta con un sugo al pomodoro, molto buoni, accompagnati da un Malbec di 13,8 gradi. La sera sono invece al quartiere Palermo. Deludente sotto l’aspetto architettonico ma con qualche bel locale. E’ martedi’ sera e forse questo e’ il motivo per il quale non trovo una particolare vitalita’. A Palermo avevo previsto una “parilla”, la tipica grigliata argentina. Scelgo un locale un po’ antico con i muri a mattoni scoperti. Appena seduto mi vengono servite alcune salsine (cipolle, melanzane, pomodoro piccante) ed una salsiccetta grigliata (chorizo), molto buona. Le bistecchine di maiale grigliate invece non sono un granche’, un Malbec invece fa sempre il suo dovere. Questi appena descritti sono ristoranti da 20 Euro circa ma spendere meno della meta’ e mantenere la qualita’ e’ sicuramente possibile. Molti sono i locali dove si possono fare interessanti spuntini o mangiare tranci di pizza. Io ho scelto un paio di volte Kentucky – Pizza al corte, sulla avenida Corrientes, una via con molti cinema, teatri e locali, piena di vita fino a notte avanzata. Kentucky all’interno ha un’impronta molto particolare, un banco di pasticceria, un bancone per le pizze cotte nel forno a legna e vendute a tranci. C’e’ poi la “faita”, una specie di farinata. E per finire il bancone delle empanades con tanto di nome del “maestro empanadero”: Maurizio Correa. Scatto qualche foto ed i camerieri mi sorridono per poi chiedermi: per quale giornale lavora ? No, es solo por mi blog 😉 Chao. Qui’ in Argentina si saluta molto con il nostro ciao, pero’ scritto con la acca. Mi piace molto anche un altro saluto che mi viene rivolto quotidianamente: que le vaya bien. E posso ben dire che l’augurio  ha avuto un buon esito.

 

Ed ora arrivano le foto

L’aver dimenticato il PC a Bora Bora mi ha impedito di aggiornare la galleria. Dopo aver acquistato il nuovo PC ad Ushuaia ed essere rientrato dalla crociera ora ho a disposizione tempo e strumenti per caricare un po’ di fotografie. Credo che ci sia molta attesa nel vedere le fotografie antartiche, i pinguini, le foche, quindi ho pensato di caricare prima le foto della crociera e poi aggiornero’ il tratto Polinesia – Patagonia. Tutti d’accordo ? Si, ma ora disciulati !

La crociera antartica

Durante i giorni passati in mare ho tenuto un fedele diario di viaggio. Ora pubblico un po’ di informazioni di contorno che credo possano interessare.

La M/S Expedition

La nave, di fabbricazione danese, ha navigato come ferry boat per decenni tra i mari dei paesi scandinavi. Non e’ un vero e proprio rompighiaccio ma e’ resistente ai ghiacci. Alcuni anni fa e’ stata trasformata in nave da crociera. Tre ponti per le cabine ed un salone, uno per il bar ed il ristorante. Il garage e’ stato trasformato in Mud Room (che vedremo piu’ avanti). Per le crociere antartiche e’ totalmente gestita da G Adventures di Toronto (Canada). L’equipaggio e’ internazionale, capitano ucraino, capi tecnici ucraini, responsabile sicurezza francese, responsabile camere e ristorazione brasiliana, cuochi e camerieri filippini. Ottima la cucina di tipo internazionale, ampia la scelta del buffet o su menu’.

Lo staff di G Adventures

Quattordici persone costituiscono lo staff di G Adventures. Il responsabile e’ Alex, biologo inglese, in gambissima. lo staff e’ composto da biologi, naturalisti, ornitologi, geologi, storici, una fotografa ed un musicista. Sono loro che tengono le presentazioni scientifiche, sono loro che ci hanno accompagnato a terra.

L’imbarco

Appena saliti a bordo siamo subito stati informati circa le misure di sicurezza. Tutti con i salvagenti indossati siamo stati portati ai nostri punti di emergenza di fronte alle scialuppe di salvataggio. Poi la consegna della cabina e li’ … grande sorpresa. Avevo prenotato via web l’ultimo posto disponibile in una cabina a quattro con un piccolo oblo’, mi e’ stata consegnata una cabina a due con una grande finestra sul mare. Sulla scrivania una bottiglia di vino Malbec ed una lettera di benvenuto a bordo: “grazie per aver ancora scelto G Adventures”

Gli sbarchi a terra

Incredibile ma vero, sole o tormenta, siamo riusciti a sbarcare otto volte su otto, due volte al giorno per quattro giorni. Le operazioni si svolgevano cosi’: i 133 passeggeri sono stati suddivisi in quattro gruppi. I gruppi venivano chiamati nella Mud Room dove ognuno aveva un posto assegnato e dove si tenevano gli stivali, la Parka (la giacca a vento rossa), il salvagente e tutto cio’ che poteva essere bagnato (per esempio i pantaloni impermeabili). Terminata la “vestizione” si andava verso l’uscita, pulizia degli stivali in acqua disinfettata, badge con nome e foto per registrare l’uscita, in coda per scendere lungo la scaletta in alluminio che portava sul gommone. D’obbligo essere aiutati dal personale addetto. Una volta sul gommone non si  poteva camminare, solo strisciare sul bordo. Era concesso alzarsi in piedi per scattare foto ma solo col motore al minimo da fermi. Lo sbarco a terra avveniva su spiagge o su rocce scivolose, anche qui’ d’obbligo accettare l’aiuto. Alex, o qualche altro componente lo staff, dava spiegazioni sul luogo ed i limiti del nostro cammino. Tutti i sentieri erano preventivamente segnalati dallo staff tramite bandierine o bastoni fissati nella neve. A terra si era liberi di muoversi secondo i propri interessi purche’ nei limiti fissati. Per il rientro in nave operazione inversa: pulizia degli stivali con le spazzole messe a disposizione dello staff, salita sul gommone con aiuto obbligatorio, passaggio gommone scaletta con aiuto obbligatorio, pulizia degli stivali con spazzole e doccette, passaggio nella vasca con acqua disinfettata, badge per registrare il ritorno a bordo, tornare al posto assegnato e lasciare tutti gli indumenti bagnati salvagente incluso. Insomma una procedura lunga e complessa che pero’ assicurava igiene e la protezione ambientale dei luoghi visitati.

Il mio abbigliamento per lo sbarco a terra

Stivali forniti da G Adventures, calze sportive, calzamaglia, pantaloni da escursione, copri pantaloni impermeabili, maglietta tecnica, maglioncino, smanicato, parka, salvagente, cappello o paraorecchie in funzione del tempo. Canon sempre presente.

Antartide, il mio settimo continente

Nel mio progetto di viaggio erano chiari un paio di punti: “non ho niente da dimostrare” e “non ho record da raggiungere”. E’ vero pero’ che ho raggiunto il mio settimo continente e cio’ mi ha reso particolarmente fiero e felice. L’emozione del primo sbarco e’ stata molto forte. E l’Antartide rimane il meno conosciuto tra i continenti, il meno accogliente, il piu’ freddo, ed ora anche il piu’ importante per la tenuta del mondo intero. E’ vasto 1,4 volte gli USA, e’ la maggiore concentrazione di acqua dolce al mondo (in volume sono la bellezza di 25,4 milioni di km cubi di ghiaccio). Ha montagne alte 4.890 metri, il maggior spessore di ghiaccio e’ di 4.776 metri (!), lo spessore medio del ghiaccio e’ 2.034 metri.  Numeri che impressionano. Non facciamoci prendere la mano dai catastrofisti ma tutto cio’ va assolutamente protetto. Per il momento il trattato internazionale del 1961 tiene. L’Antartide non appartiene ad alcun paese, alcuni paesi hanno la facolta’ di effettuare ricerche (Italia compresa) ma fortunatamente nessuno ha il diritto di sfruttarla per le sue materie prime o per scopi militari (tutto da dimostrare). lo staff di G Adventures ci ha incaricati di essere “ambasciatori” del continente, non manchero’ di svolgere questo ruolo.

Drake Passage ed il canale di Beagle

10 Marzo

La traversata del mare (il Drake Passage) questa volta ci fa soffrire, il mare e’ molto mosso. Verso sera stanno tutti male, medico compreso, io che ho preso preventivamente le pastiglie reggo abbastanza bene. All’ora di cena la maggioranza dei passeggeri e’ chiusa in cabina, la sala da pranzo e’ semivuota. Ceno col mio compagno di camera giapponese. Arriva un’onda anomala da sinistra, cadono tutti i bicchieri e le bottiglie, perfino i salini, un signore seduto al tavolo in fianco al mio viene letteralmente scagliato a terra. Un urlo generale poi i camerieri filippini sistemano tutto. Il Polar Bear Bar normalmente la sera e’ molto frequentato, oggi e’ deserto e le luci sono spente. Vado anch’io a letto presto. di notte vengo sbattuto a destra e a manca e mi devo alzare un paio di volte per raccogliere le cose cadute.

11 Marzo

Il mare e’ sempre molto mosso, faccio una colazione leggera e mi sdraio a letto, mi sento privo di energie. Si incominciano ad intravedere le prime isole e rientriamo nel Canale di Beagle. Nel pomeriggio ho un paio di lineette di febbre, per cena solo un po’ di zuppa e due fette di prosciutto crudo. Alle 18,00 il capitano ha spento i motori, non possiamo entrare nella baia a causa del vento forte, ora pero’ il mare e’ accettabile, l’ancora viene calata lungo il canale.

12 Marzo

In piena notte si riaccendono i motori ed alle 7,00 entriamo in porto, alle 8,00 sbarco. Saluti all’equipaggio, allo staff di G Adventures, ed ai passeggeri. La grande avventura finisce qui’, rimangono un migliaio di foto e video, e tanti, tanti ricordi.

The South Shetland Islands II

9 Marzo

Durante la notte abbiamo avuto mare mosso, era difficile rimanere sdraiato nel letto ma sono riuscito a dormire bene ed a riposarmi. Il cielo stellato della notte scorsa ha poi portato neve. La nave imbiancata ha gettato l’ancora presso la Deception Island che e’ quanto rimane del cratere di un vulcano. Il disegno dell’isola e’ praticamente una corona circolare, per accedere all’interno della caldera c’e’ solo uno stretto passaggio. L’ultima forte eruzione del vulcano risale al 1967. Nel secolo scorso l’isola era un importante centro di lavorazione delle balene di cui oggi rimane qualche vecchia costruzione in legno e strutture industriali completamente arruginite. Alle nove siamo gia’ sul gommone, il mare e’ calmo e il cielo e’ grigio. Sbarchiamo su una lunga spiaggia nera spruzzata di neve, la Whalers’ Bay, tutto attorno il bordo dell’antico cratere. L’isola e’ praticamente dominata dalle foche, pochissimi sono i pinguini. Qui’ le foche sembrano particolarmente aggressive ed al primo cenno di avvicinamento mi vengono incontro in modo minaccioso. In realta’ e’ solo un atteggiamento di difesa, io comunque mi allontano. Faccio una lunga passeggiata sulla spiaggia osservando le foche che si riposano, o giocano, o si tuffano in acqua. Salgo per un sentiero arrivando fino al bordo del cratere. Sul lato opposto le rocce nere sono a strapiombo sul mare aperto. In lontananza la Expedition si vede a malapena, e’ quasi nascosta dalla nebbia che sale dal mare. Mentre mi godo il panorama Kevin, l’ornitologo, spiega i comportamenti delle foche e racconta la storia dell’isola. Verso mezzogiorno la nave riparte, esce dalla caldera e naviga in direzione Nord. Nel pomeriggio arriviamo alla Half Moon Island. Il capitano infila la Expedition tra due iceberg a destra ed un capo frastagliato a sinistra. Ora splende il sole ed i colori sono vivissimi. Gli iceberg qui’ sono particolarmente bianchi e siamo circondati da montagne innevate, di fronte a noi una spiaggia a forma di mezzaluna. Sbarchiamo su una spiaggia popolata da una trentina di foche, mi incammino lungo il sentiero che percorre il promontorio. La colonia di pinguini qui’ e’ molto popolata e condivide il territorio roccioso con molte foche. Camminando lungo il sentiero, a sinistra ho la baia con al centro la Expedition e sull’altro lato un’altra baia con le alte pareti dei ghiacciai e montagne innevate. Prima di risalire a bordo facciamo un lungo giro in gommone, il sole continua a risplendere, la temperatura e’ mite. Navighiamo attorno al promontorio e ci fermiamo sul lato opposto vicino alla riva, alcune foche si avvicinano e giocano in acqua quasi per dimostrare la loro bravura. Attraversiamo la baia e ci fermiamo di fronte al ghiacciaio, un rimbombo ed un pezzo di ghiaccio si stacca e cade in mare. Proseguiamo per affiancare un paio di iceberg, il primo ha delle strane fenditure verticali che creano un particolare effetto luce / ombra. Questo e’ il nostro ultimo sbarco, ora ci prepariamo a rientrare ad Ushuaia. Prima di cena si riaccendono i motori, affrontiamo il mare aperto ed il Drake Passage. Il rollio e’ forte e si incomincia a “ballare”.

Antarctic Peninsula III

8 Marzo – Un abbraccio a tutte le donne del mondo

Dopo una forte nevicata notturna la nave e’ tutta bianca, il cielo grigio. Alle 9,30 siamo gia’ sul gommone, il mare e’ molto calmo e non tira vento. Facciamo un lungo giro nella baia Skontorp (poco piu’ in la’ c’e’ la Oscar Cove :-)), un forte soffio ed appare una balena ad una ventina di metri dal gommone. Ci mostra il dorso piu’ volte ma purtoppo mai la coda. Le montagne di roccia scura oggi sono tutte spruzzate dal bianco della neve, gli iceberg assumono colorazioni azzurre, i ghiacciai arrivano al mare con pareti alte un centinaio di metri. Sbarchiamo di nuovo sulla terraferma in prossimita’ del Paradise Harbour dove c’e’ una una base argentina dal nome Almirante Brown ! Saliamo lungo una ripida collina innevata, gli ultimi dieci metri sono roccette molto scivolose a causa della neve notturna. Grande la vista dal punto panoramico, rientriamo sulla nave. Durante il pranzo la Expedition si rimette si porta verso la Danco Island attraverso uno stretto passaggio. Alle 14,00 siamo di nuovo sul gommone, ora il cielo e’ blu, il sole splende ed i colori sono straordinari. Sbarchiamo su una spiaggia di ciottoli e saliamo su una montagna. Dall’alto vediamo due baie e le vette delle montagne che si perdono tra le nuvole. Prima di rientrare mi faccio una lunga passeggiata solitaria sulla spiaggia osservando i pinguini che si tuffano in mare. Verso le 18,00 si riaccendono i motori, sale l’ancora e ripartiamo verso Nord. Sole e cielo azzurro rendono la vista della costa meravigliosa. Navighiamo lungo l’Errera Channel chiuso tra la penisola e le isole. Prima di cena il briefing serale dove viene presentato il programma del giorno successivo. Oggi viene anche mostrato un simpatico video girato qualche giorno fa da un membro dello staff. Una piccola video-camera tipo Go-Pro e’ stata lasciata su un cavalletto posato sulla spiaggia piena di pinguini. Il video mostra la curiosita’ dei pinguini nel vedere quello strano oggetto, molto divertente. Stasera per cena buffet sud-americano e serata in bianco e nero. Durante la cena siamo letteralmente circondati dalle balene, il capitano ferma i motori. Mangio velocemente e salgo sul ponte panoramico. Le montagne e le poche nubi si fanno rosa, in mare quattro , anche cinque sbuffi contemporanei, poi si vedono i dorsi e spesso anche le code delle balene. Eccezionale. Ogni volta che una coda entra in acqua si sentono le grida dei passeggeri, un ole’ tipo corrida. La serata si conclude con le premiazioni dei migliori costumi in bianco e nero, musica e balli. Esco un paio di volte sul ponte e finalmente vedo un cielo pieno di stelle.