Bora Bora, non solo il titolo di un film

Mi chiedo come sia possibile pensare una base navale militare qui a Bora Bora, solo gli americani potevano pensarlo. I francesi però non sono stati da meno, hanno usato gli atolli polinesiani per far scoppiare le loro bombe atomiche. Questo secondo episodio l’ho vissuto da ragazzo, ero già contro l’uso delle armi, figurarsi pensare all’atomica dopo Hiroshima e Nagasaki. E poi in luogo così bello, se la parola bello può bastare. Anzi non basta proprio ! Bora Bora fa parte delle Iles Sous le Vent. La caratteristica principale di queste isole è la loro conformazione. Tutte di origine vulcanica hanno un corpo centrale con picchi di basalto circondati dalla rigogliosa foresta pluviale. Tutto attorno si sviluppa un anello di isole e isolotti chiamati “motu”. I motu sono orlati di sabbia bianca di origine corallina e anch’essi hanno una fitta vegetazione. L’anello di motu racchiude la laguna che si caratterizza dall’acqua di colore turchese e verde chiaro, dai coralli e da un’alta presenza di pesci tropicali. I motu sono sostanzialmente il bordo del cratere che ha originato l’isola e che nei millenni è sprofondato ed anche risalito. Il risultato di milioni di anni di lavoro della natura è questo aspetto fiabesco, paradisiaco e, nonostante la forte presenza del turismo, incontaminato. Passo le prime due notti in un bungalow con un terrazzo in legno costruito sull’acqua turchese della laguna. La profondità è di circa 70 cm e vi si accede direttamente con una scaletta. Nella laguna quà e là rocce di corallo dove arrivano i pesci tropicali ad alimentarsi. Piscina sul mare e spiaggia non mancano. Faccio dello snorkeling e un pò di canoa in laguna. L’ultimo giorno mi prendo il “day pass” col quale raggiungo l’isola privata di fronte all’isola principale, un motu. Dieci minuti di barca a motore bastano per arrivare sull’isoletta con un nome un pò complicato: Motu Piti Uu Uta. Anche quì sala ristorante e bungalows, tutto della stessa catena alberghiera. C’è un sentiero che porta alla sommità della colllina dalla quale si gode uno splendido panorama a 360°. Di fronte si vede imponente, coi suoi picchi di origine vulcanica, l’isola madre (Bora Bora) e poi si spazia sulla laguna con i motu. All’orizzonte si può vedere la lunga linea di confine della laguna dove si infrangono le onde oceaniche. Una striscia bianca in continuo movimento che separa il blu del mare profondo dalla laguna verde, azzurra e turchese. Dal punto panoramico posso vedere molto distintamente Pointe Matira, una sottile lingua di terra che si insinua nel mare, il punto più meridionale di Bora Bora, dove passerò le altre due notti in una “pension” a gestione famigliare. Dopo la passeggiata ritiro pinne e maschera e mi immergo in prossimità del cosiddetto “Coral Garden”, sulla parte posteriore dell’isola, dove la concentrazione dei coralli è molto alta. Coralli significa flora ma anche tanta fauna. Anche quì tutte le specie di pesci tropicali, mi colpiscono alcuni pesci, non bellissimi, di colore marrone, che hanno l’abitudine di guardarmi negli occhi con un atteggiamento minaccioso, quasi per incutermi paura e dopo qualche secondo si allontanano. Molto belle sono quì le bivalve, piccole rispetto a quelle enormi della barriera corallina australiana ma con le labbra blu o violette. Passeggiando sulle passerelle che conducono ai bungalows costruiti sull’acqua noto alcuni piccoli squali (circa 40 cm) dal colore grigio molto chiaro col finale di pinna molto scuro. In acqua però non ho avuto la fortuna di incontrarli. Rientrato dall’isola vado direttamente a Pointe Matira presso la pension da Robert e Tina. Tre piccoli edifici bianchi, una cucina in comune, il giardino tropicale con fiori rossi e bianchi, palme con delle enormi foglie e cariche di cocco. E per finire una spiaggetta protetta da sassi porosi neri di origine vulcanica che si affaccia sulla laguna, all’orizzonte le onde dell’oceano. E questo è esattamente il panorama che vedo dal mio balcone al primo piano. La camera, pulita ma molto spartana, viene ricompensata dalla vista dove “lascerete il vostro cuore”, così scrive la L Planet. Di notte invece, sopra il mare, un mare di stelle, la Via Lattea e’ sempre molto visibile. Seguono due giorni di nuvole e scrosci di pioggia, non mi posso lamentare, è la sua stagione.

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