Tahiti et Moorea, les Iles du vent

Entro nel cortile della villetta e mi accoglie Tevai mentre sta grigliando un intero vitello. “Sei arrivato in un giorno speciale” mi dice “oggi è il primo compleanno di mio figlio, c’è da mangiare per trenta persone, c’è posto anche per te”. Il mio soggiorno a Papeete inizia così, con un invito, un pranzo in famiglia. Prendo possesso del mio appartamento, arredamento moderno, terrazza per metà piastrellata e per metà con un tappeto erboso, vista mare. In cucina c’è già tutto il necessario per cucinare: pasta e riso, olio e condimenti vari. Verso l’una mi sento chiamare, nell’appartamento in fianco la festa sta per incominciare. Tevai mi presenta la mamma, la moglie col bimbo, la sorella, il cognato, insomma una grande famiglia. La mamma mi vuole in fianco a lei, sull’altro lato il cognato col quale faccio lunghe chiaccherate. Il menu è molto tahitiano: si inzia col piatto più tradizionale, il tonno crudo con verdure condito con  sugo di cocco, il frutto dell’albero del pane grigliato, un’insalata di riso e il vitello. Papeete, dal mio punto di vista, è un pò deludente, francamente mi aspettavo qualcosa di più. Le due cose da segnalare sono il mercato e le “roulottes”. Il mercato municipale è una semplice struttura rossa, all’interno i banchi per la vendita ed una balconata con qualche negozio ed un ristorante dove mi fermo a mangiare uno spiedino di pesce. Molti banchi sono vuoti, il pesce è scarso ma si trovano sempre dei tranci di tonno rosso, verdure e frutta tropicale, un pò di artigianato locale. La sera è invece molto piacevole cenare presso le “roulottes”, così vengono chiamati i furgoni trasformati in cucine. Di fronte ad ogni “roulotte” ci sono tavolini e sedie di tutti i colori. La scelta dei piatti è molto varia, si passa dalla cucina locale a base di pesce alla cucina orientale (cinese e giapponese), si arriva in Francia con crepes e galettes (crepes salate) accompagnati da sidro, e c’è anche un pò d’Italia con la pizza con l’accento sulla a (alla francese). Le “roulotte” sono tutte sistemate di fronte al porto in Place Vaiete che di giorno è un piazzale assolato circondato da palme, verso sera incomincia ad animarsi e dopo le sette tutti son pronti ad offrire il cibo cucinato sul posto. Non si può raccontare Tahiti se non si parla delle donne locali, quindi escludiamo quelle di origine francese. Vi ricordate Marlon Brando ? Dopo aver girato gli “Ammutinati del Bounty” si è sposato con una tahitiana ma forse le più famose sono quelle ritratte da Gauguin. Sempre un pò grassoccie se non obese, le giovani però hanno curve sinuose. Belle o brutte, grasse o magre, tutte, o quasi, portano dei fiori tra i capelli e questo le rende molto più carine ed attraenti. Molti uomini sono invece esageratamente tatuati. E non si può dire di aver visto Tahiti se non si si è andati nella valle del Papenoo . Così afferma la guida che mi accompagna nella valle del fiume più importante dell’isola. La strada segue le insenature della costa poi cambia caratteristiche, il colore del mare è più blu e arrivano le onde sulle quali si esercitano i surfisti. Dopo una breve sosta in una piazzola panoramica sull’oceano (point de vue Tapahi) si svolta a destra e si incomincia a salire. La valle è piuttosto stretta, verdissima e piena di cascate. Dopo una decina di kilometri ci si ferma al Marae Vaitoare, un sito sacro costruito secoli fa con la pietra nera. La sosta successiva è lungo il fiume dove, dopo una piccola rapida, il Papenoo si apre e crea un piccolo laghetto. Proseguiamo per arrivare ad un punto panoramico. Qui siamo al centro dell’isola e cioè nel centro dell’enorme cratere (8 km di diametro) del vulcano che due milioni d’anni fa ha dato origine all’isola. A circa venti kilometri da Tahiti si trova Moorea, la raggiungo con un veloce catamarano, 45 minuti sono sufficenti per attraversare il braccio di mare che divide le due isole. Anche Moorea è di origine vulcanica quindi montagne verdi e picchi scoscesi, spiagge bianche ma anche sassi scuri. In taxi raggiungo Pao Pao, un villaggio distribuito lungo la litoranea, poche case, una scuola, negozi e qualche ristorante. Pao Pao si affaccia sulla baia di Cook, il capitano quì non centra assolutamente nulla però gli è stata dedicata la baia. Stretta e lunga, ricorda un fiordo e mi dà un feeling lacustre. Attorno però ci sono palme e banani, alberi del pane mentre l’acqua assume tutte le tonalità di blu e azzurro per diventare turchese verso il mare aperto. Per pranzo mi fermo al Te Honu Iti – Chez Roger, un ristorante con una terrazza in legno costruita sul mare. Mentre mangio degli “spaguetti de la mere” (spaghetti con tranci di pesce, gamberi ed una crema un pò troppo dolce) vedo passare delle pinne di squalo. Non riesco però a valutarne le dimensioni ma mi sembrano lunghi circa un metro. Ritorno verso il porto percorrendo qualche chilometro a piedi godendomi la vista dell’acqua turchese del mare e rientro al porto in taxi.

2 pensieri su “Tahiti et Moorea, les Iles du vent

  1. Anche se non inserisco molti commenti leggo sempre il tuo diario di viaggio e guardo tutte le immagini che pubblichi. Spesso lo faccio prima di addormentarmi cosi’ mi addormento con negli occhi le immagini da te pubblicate e con la sensazione di aver condiviso con te quanto descrivi nel tuo diario di viaggio. Le tue descrizioni sono molto minuziose e riescono a descrivere bene ciò che stai in quel momento vivendo. Un abbraccio ed un buon proseguimento, continua a sognare

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