I locali di Melbourne

Melbourne, città di quattro milioni di abitanti, è famosa per l’arte e la moda, lo shopping, la cultura del caffè, i suoi bar e la buona cucina. Ho voluto quindi dedicare un capitolo a parte sull’argomento. La prima sera vengo attratto da “La cà dei vin”, sulla Bourke Street ancora tutta illuminata con campanelle rosse. Un ristorante italiano ricavato tra i muri di due case, una tenda rossa come tetto ed un arredamento in legno molto spartano. Mi serve una ragazza sarda. Il menù ha un’ottima scelta di piatti italiani e di vini australiani. Tanto per cambiare un po’ scelgo ravioli (è mesi che non ne mangio) col ripieno di ricotta (particolarmente buona) e spinaci, conditi con burro fuso di grande sapore. Li accompagno con un ottimo Sangiovese della Barossa Valley (vicino ad Adelaide, è in programma per i prossimi giorni), un vino di corpo, un gran profumo ed un ottimo sapore. Non avrei mai pensato che anche il Sangiovese potesse essere prodotto in Australia e la sorpresa è stata del tutto piacevole. Il secondo giorno sono a St Kilda, un quartiere sul mare con molte case coloniali ben ristrutturate. Non c’è dubbio che qui il ristorante con la giusta atmosfera è il Claypots, il preferito dagli australiani. Due vetrine sulla strada principale ed uno spazio per la musica live. La specialità della casa è il pesce cotto nei tegami di terracotta, i claypots appunto, ma arrivo troppo presto e poi, a causa dei pinguini, a cucina già chiusa. Allora opto per La Roche, LP lo consiglia “a colpo sicuro”. Il piatto del giorno è pollo con prosciutto (?) ma preferisco una pizza (discreta) e birra. Meno di 12 € ! La sera invece scelgo Rococò sulla Esplanade, un viale alberato con palme. Scelgo tagliatelle con cozze, fave, molto aglio e molto piccante. Un buon Pinot Grigio del Veneto. Pessima la professionalità dei camerieri, ordino Pinot Grigio e mi dicono: red wine ? Incredibile per un locale così di tono. Il giorno successivo sono sul versante orientale. Per pranzo mi prendo involtini (vietnamiti) di carta di riso ripieni di verdure e gamberi che consumo “a casa”, sul terrazzo. Molto buoni e freschi. La sera passeggio nella Chinatown strapiena di ristoranti. Vado al Hu Tong Dumpling Bar in una viuzza d’angolo con la Little Bourke Street che è la via principale della Chinatown. Un locale su due piani, calda atmosfera, il personale in divisa nera. Mi fanno accomodare al piano terra, dal mio piccolo tavolino posso vedere la cucina attraverso una grande vetrata. All’interno cuochi in camicia e baschetti neri, con grembiule bianco, preparano centinaia di ravioli , i “dumpling” appunto, che vengono poi cotti al vapore nei cestini di bambù. Se ne vedono decine impilati l’uno sull’altro pronti per essere usati. Il menù è molto vario, io scelgo i ravioli al vapore col ripieno di gamberi. Ottimi. Ordino anche “chinese broccoli” all’aglio. Si tratta di una verdura a foglie larghe, simile agli spinaci, ma il gambo ed una piccola inflorescenza li fa assomigliare ai nostri broccoli. La scelta del vino è interessante. Ci sono i soliti vini australiani, italiani, neozelandesi, ecc. Leggo una frase: “i vini bianchi italiani hanno nomi esotici, ma sono secchi e ben bilanciati. Santa Barbara è stato per lungo tempo il mio vino preferito e si accompagna molto bene con il cibo qui a Hu Tong”. Non potevo che scegliere un Santa Barbara – Le Voglie, Verdicchio delle Marche del 2010. L’ultima giornata è decisamente più europea. Mentre passeggio sulla Hosier Lane, la stradina piena di murales, mi fermo da MoVida. Un locale molto carico di atmosfera, entrando una bellissima collezione di bottiglie San Pellegrino, sala con tavolini ma il bello è stare seduti sugli sgabelli di fronte al bancone. Il nome tradisce l’origine spagnola, qui le specialità sono le tapas. La scelta dei vini molto ampia. Per sciacquarmi la bocca inizio con uno spumante brut spagnolo, Valformosa, fresco e secco. Segue un Saddleback, pinot grigio neozelandese. Un ottimo profumo ed un sapore molto fruttato. I vini accompagnano due tapas, belle da vedere e di ottimo sapore. Un filetto d’acciuga con salsa di pomodoro presentato su un crostino ed un filetto di mackerel che arriva fumante in una piccola terracotta nera. LP lo cita con una grande stella nera, concordo con la segnalazione, MoVida è una emozione che coinvolge almeno tre sensi. La sera The Irish Pub, sopra l’entrata un bandierone irlandese, l’interno tutto legno. Salgo al primo piano dove una coppia di ragazzi suona dell’ottimo rock. Mangio un Guiness Tower Burger, un cheese-burger presentato nel solito panino con una torre di anelloni di cipolle fritte. Patatine fritte ed una Guinness, of course. A casa un buon the aiuta la digestione.

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