I “Dani” sono un gruppo etnico composto da una trentina di clan, circa 200.000 persone in totale, che popolano la valle del Baliem, un fiume che scorre tortuso tra le montagne nel centro di Papua (Indonesia). I dani vivono in piccoli villaggi che sono in gran parte delle famiglie allargate. I villaggi sono distribuiti lungo la valle del Baliem con al centro Wamena, città voluta dal governo indonesiano. Ogni famiglia ha a disposizione alcune capanne (honai) a base circolare, pareti in legno e tetto in paglia, una porta d’entrata molto bassa e stretta. Le capanne sono separate tra loro da un muretto di sassi. Ogni capanna ha una funzione ben precisa. Normalmente la prima capanna è destinata agli uomini, quì vive il capo famiglia con i figli maschi. All’interno il terreno è ricoperto da paglia, al centro il fuoco per riscaldare l’ambiente, un soffitto molto basso, tutto annerito dal fumo ed un “soppalco”, sempre in legno, per dormire. La capanna delle donne ospita anche due o tre maiali per riscaldare l’ambiente. la capanna adibita a cucina, dove anche si mangia, è invece a pianta rettangolare, con il fuoco sempre acceso dove bolle acqua calda per il the o per il caffè oppure una brodaglia con foglie di patate ed altre verdure. I dani sono ghiotti di patate dolci che mangiano bollite ed infatti attorno alle capanne ci sono piccoli campi dove vengono coltivate. I dani sono poligami, ogni uomo ha almeno due mogli. Per ottenere una donna come moglie, normalmente molto giovane, occorre pagare la famiglia di origine. La moneta utilizzata è il maiale. I maiali sono simbolo di ricchezza, più maiali si posseggono, più ricca è la famiglia. Per ottenere una donna occorre “pagare” uno, due, fino a cinque maiali. Le donne partoriscono già in giovane età ed allattano i bambini fin verso i due anni. Fino ad una ventina d’anni fa tutti gli uomini vestivano il solo astuccio penico ottenuto dalla scorza di una zucca svuotata. L’astuccio è lungo circa 40 cm (non sono ammesse battute :-)) e viene fissato alla vita con dei cinturini. Ora solo pochi uomini vestono così, sono praticamente tutti vestiti con pantaloni, magliette o camicie. Le donne indossavano solo una gonnellina di tessuto vegetale, a seno nudo, ma oggi tutte indossano gonne in tessuto o calzoncini, magliette o camice. l’età media di un dani è molto bassa e la mortalità infantile è ancora molto alta a causa delle condizioni igieniche. Le poche case e ovviamente le capanne non hanno elettricità e tanto meno l’acqua corrente. Se muore un figlio ancora oggi è in uso il taglio del lobo di un orecchio e più frequentemente la prima falange di un dito della mano, ho incontrato donne senza dita ! I dani hanno sempre fatto guerre tra villaggi a causa di furti, stupri, contese di territorio. I dani sono però normalmente cordiali e gentili, sempre sorridenti, grandi fumatori, disponibili a farsi fotografare magari dietro compenso. La maggioranza dei dani professa la religione cristiana, pochi i cattolici mentre la maggioranza è protestante. Normalmente l’edificio più bello e meglio tenuto del villaggio è proprio la chiesa. I missionari sono prevalentemente di origine americana o olandese (l’Indonesia e stata per circa 350 anni colonia olandese). La chiesa, oltre ad essere il luogo di culto, è comunque il centro di aggregazione del villaggio dove i bambini vanno a giocare ed i ragazzi a cantare ed a suonare la chitarra. I dani sono molto legati alle loro tradizioni ma la modernità sta ormai arrivando pesantemente, c’è da augurarsi che ciò possa almeno migliorare le loro condizioni igieniche e di vita.