Treno “Eksekutif” del mattino per Jogja, il diminutivo di Jojakarta. Vagoni semivuoti, molto puliti e comodi. Circa otto ore di viaggio tra risaie, palme, banani, un verde ininterrotto. Arriviamo nel bel mezzo di un temporale, siamo fradici solo per prendere il taxi. L’albergo è in mezzo ai vicoletti e si fatica a trovarlo, la zona è però molto bella. Mi ricorda i vecchi quartieri di Pechino ormai in via di distruzione. Sorpresa, la nostra prenotazione pare non sia stata registrata, sotto l’acquazzone cambiamo sistemazione. Più tardi la pioggia smette e ceniamo in un ristorante tipico. La mattina seguente visita del Kraton, una città fortificata e protetta da diverse cerchie di mura bianche. Era ed è la residenza del sultano, costruita nel XVIII secolo. Entrando ci imbattiamo subito in un concerto di musica tradizionale eseguito da un gruppo di musicisti che suonano gli antichi strumenti. Proseguendo incontriamo diversi cortili, portali con draghi e la sala dei ricevimenti. Pavimenti in marmo bianco, colonne in tek, vetrate in stile olandese. Altre sale sono destinate a museo. Oggi il temporale è in anticipo, poco dopo mezzogiorno siamo costretti a rifugiarci nel primo ristorante che troviamo sito in una vecchia casa nobile con mobili antichi. Ottima la cucina. Più tardi spiove ed andiamo a visitare il Taman Sari, un complesso di edifici e piscine dove il sultano passava le sue giornate allietato da giovani donne. All’interno si trovano anche botteghe artigianali dove una donna sta pitturando un batik ed un uomo sta lavorando la plastica delle marionette. Jojakarta è la città dei batik per eccellenza ma qui per batik si intende tutto ciò che è colorato e fiorato. Innumerevoli sono i negozi che offrono camice ed ogni altro capo di abbigliamento realizzati secondo questo stile. I disegni ed i colori ci sembrano eccessivi ma hanno il loro fascino. Entriamo nel mercato coperto dove prima incontriamo i batik ma sul fondo vengono vendute frutta e verdure. Molto interessante al primo piano una sezione dove si vendono legumi e cereali. I negozietti sono tra loro separati e chiusi da una parte in legno e da reti. Passeggiando scatto foto ed il divertimento delle donne che ci lavorano si esprime con urla e grandi risate nel vedere le foto nel display della macchina fotografica. Comportamento alquanto strano per un paese musulmano. l’Indonesia è il terzo paese al mondo per numero di abitanti, sono circa 250.000.000 di cui circa l’ottanta per cento è di religione islamica. Le donne velate sono però una minoranza e le moschee non sono così frequenti come altrove. Cena in un ristorante tipico mentre fuori piove a dirotto ma quando rientriamo in albergo ha di nuovo smesso. Due the mentre sentiamo musica dal vivo e la serata finisce qui, siamo stanchi. Per il giorno successivo ci siamo organizzati un giro in auto con autista per visitare alcuni importanti monumenti che circondano Jojakarta: Borobudur e Prambanan
E’incredibile e commovente vedere la meraviglia e le risate sincere delle donne che rivedono le loro immagini nella macchina fotografica e anche bello un islamismo non così cupo in questi tempi così tristi! Ma ora riprenderai il cammino senza Silvia verso mondi ben diversi! Buon viaggio!!!
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