Il giorno di Natale per me è sempre stato il giorno dedicato alla famiglia, da trascorrere attorno a un tavolo, cose buone da mangiare, il panettone, lo spumante, lo scambio dei doni. Quest’anno invece il mio Natale è stato molto insolito e lo ritengo una eccezione. La sera della vigilia mi incammino verso l’hotel Pilamo, l’unico in Wamena dove è possibile, di tanto in tanto, avere una connessione wi-fi. Lungo il cammino incomincia a piovere a dirotto e quando chiedo la connessione mi sento rispondere che con la pioggia non c’è alcuna possibilità ! Era mia intenzione inviare un po’ di auguri ma mogio mogio entro nel ristorante e mi siedo ad un tavolo. Sulla mia destra una tavolata di giapponesi che cena ma in sala non c’è un cameriere. Più tardi vedo arrivare il padrone dell’albergo Rainbow dove pernotto, anche lui arriva per cenare con moglie e figlia. Poco dopo scopriamo che non c’è più servizio, sono solo le 19 ma lo “chef” è già andato a casa. Jeff, il padrone del Rainbow, mi offre un passaggio verso un altro albergo dove avevo già cenato un paio di sere prima e mi invita al tavolo con moglie (canadese) e la figlia di quasi cinque anni. Ordino una zuppa di verdure, molto buona, e dei gamberi. Mi viene servito un piccolo vassoio con dei gamberi di fiume (il Baliem) di colore rosso acceso. I più piccoli sembrano degli scampetti mentre i più grandi hanno delle enormi chele che assomigliano a delle aragoste, polpa bianca, molto carnosa e saporita. Unica nota negativa: solo acqua, a Wamena vige il divieto di vendita degli alcoolici. La serata con la famiglia indo-canadese è piacevole e mentre mi riaccompagnano in albergo mi invitano a cena per la sera di Santo Stefano. La mattina di Natale sole, cielo azzurro e nuvole bianche. In fianco all’albergo c’è una chiesa protestante con un grande tetto azzurro spiovente, bianca, con un bordino rosa. All’esterno vedo moltissime moto, entro ed è strapiena di fedeli sia al piano terra che sulla balconata, si sta celebrando con molta devozione la messa di Natale. Vado in aeroporto per prenotarmi un ritorno verso Jayapura ma oggi è tutto chiuso, decido così si seguire il mio programma originario ed in auto vado verso il Baliem Valley Resort. Una ventina di chilometri in fuoristrada, prima un asfalto a tratti nuovo ed a tratti dissestato e poi uno sterrato in salita. Ci si porta dai 1.650 metri di Wamena ai circa 2.000 del cosiddetto German hotel. Il nome deriva dal fatto che la struttura è stata costruita, e viene tutt’ora gestita, da un tedesco di Francoforte, un gran viaggiatore che si è innamorato del luogo. La posizione è incantevole, il panorama sulla verde vallata è stupefacente. Si entra in una grande costruzione in legno e paglia dove si trova la sala da pranzo praticamente trasformata in museo in quanto ospita una eccezionale collezione di arte papuana. La struttura alberghiera è composta da una quindicina di cottage rotondi che ricordano le capanne dei dani, una base in cemento ma pareti in legno, tetto in paglia ed una terrazza circolare, anch’essa in legno. L’interno è arredato con molto gusto, un letto pulitissimo (cosa rara da queste parti) e sopra un batik tradizionale, sul comodino una candela ed una statuetta in legno riproducente un guerriero. Anche il bagno è arredato in legno e, finalmente, una doccia decente tutta ricoperta da pietre. Il costo di una notte è “fuori budget” ma per il giorno di Natale si può fare l’eccezione. Qualche problema per avere l’elettricità e l’acqua calda ma poi il soggiorno è molto piacevole. Dopo i due giorni di trekking (seguirà un resoconto dettagliato) ho proprio bisogno di riposo e relax, di godermi il panorama e un po’ di lettura in terrazza. Per pranzo un “mie goreng” cioè noodles fritti, piccanti, una frittata, cetrioli e Coca Cola. La sera scendo in sala da pranzo e vengo invitato al tavolo dai soli ospiti presenti: due ragazze, bancarie colleghe di agenzia, ed un ragazzo funzionario dell’ambasciata d’Australia, tutti di Jakarta. La serata è piacevole, i ragazzi sono molto preparati e di cultura. Si parla dell’Indonesia, dei problemi del separatismo di Papua, dell’Europa (una ragazza ha vissuto 15 anni a Londra), dell’economia e dei problemi del mondo intero. Dalla terrazza ammiriamo una luna piena che si nasconde dietro le nuvole, la temperatura però incomincia rinfrescarsi. La mattina seguente, dopo una rapida colazione, mi faccio una passeggiata solitaria tra il villaggio e nel pomeriggio rientro in città. Finalmente riesco ad avere un’ora di connessione wi-fi, giusto il tempo per sentire Silvia che si è appena svegliata e un po’ di auguri via internet, le scuse per il mio ritardo ed i ringraziamenti. Riprende a piovere e rientro in albergo dove incontro Sachiko, giapponese, anch’essa invitata a cena. Jeff passa a prenderci e ci accompagna a casa passando dall’ospedale cittadino dove si aggiunge una giovane medico. Jeff è figlio di madre cinese e padre indonesiano, un missionario protestante arrivato a Wamena negli anni sessanta quando praticamente quì era tutta giungla. Ha costruito una chiesa ed un orfanotrofio ancora attivo. Entriamo in casa attraverso un vasto salone senza mobili, una tv e tanti divani. Ci fa accomodare in sala da pranzo dove troviamo un’altra giovane ospite, moglie e figlia. Una tavola preparata con cura e molto elegante, si nota un po’ di signorilità ed un tocco occidentale, al centro una bottiglia di spumante ! Che sorpresa ! In realtà è un vino dolce di mele ma lo stappo della bottiglia con relativo botto mi trasmette l’atmosfera natalizia. Si inizia con una zuppa di verdure e manzo (un po’ duro), fette di prosciutto grigliate (in un paese musulmano, proveniente da Bali che è induista, in un territorio a maggioranza cristiana. Un bel mix!), calamari fritti ed un purè di patate. Conversazioni molto piacevoli, si parla di Indonesia, Giappone, Italia, religioni. Una serata davvero famigliare ed amichevole, grazie mille per l’invito. Un natale molto, molto insolito ed indimenticabile.