Dopo 6 ore di treno e 39 ore in pullman anche la Persia è conquistata !
Quattordici giorni e quattordici persone di tre diversi continenti.
Visita di Tehran: la residenza dello Scia (sfarzo e storia recente), il museo dei tappeti (in Iran non poteva mancare) ed il museo dell’oreficeria che in realtà è la raccolta dei beni di stato (oro, gioielli e diamanti). Treno serale per Yadz, visita della città: moschea con due minareti e piazza centrale. La giornata si chiude con degli ottimi falafel. Prima di ripartire le torri del silenzio, gli antichi cimiteri della religione zoroastra. Sempre verso Sud ed attraverso l’altopiano desertico facciamo sosta in un vecchio, ma restaurato, caravanserraglio dove sorseggiamo un the. Sei ore di pullman e siamo a Kerman. Visita alla città-fortezza di Arge Rayen, oltre 2000 anni di storia. Da qui passò anche Marco Polo, siamo sulla via della seta. Passando per Mahan rientriamo a Kerman. Il giorno successivo dieci ore di pullman verso Shiraz. Siamo molto a Sud e il caldo si fa sentire. Nonostante il nome non si beve vino, dopo la rivoluzione è proibito commercializzarlo e berlo in pubblico. Visita alla moschea e poi nel bazar. Entro in un antico hammam trasformato in bar, musica dal vivo, il cameriere mi offre il the. La sera, cena solitaria. Un commerciante in viaggio di lavoro mi offre un altro the. E’ un appassionato di poesia, oltre a scriverle ne ha tradotta una di Quasimodo dal francese al persiano. Ah, fino a dove arriva la nostra cultura ! Il giorno successivo visita di Persepolis. Sito archeologico interessante, una città di 2500 anni fa costruita su una vasta piattaforma di massi. Rimangono archi, colonne e la grande porta di ingresso. Molto belli i bassorilievi. Nel pomeriggio visita alla necropoli. Quattro tombe scavate nella roccia verticale con bassorilievi che descrivono scene di guerra. Notevole. Si riparte in direzione Nord. Sosta a Pasargard, la città di Ciro il Grande. Rimangono alcune colonne e bassorilievi. Particolarmente interessante la tomba di Ciro attualmente oggetto di studio da parte dell’Università di Roma. Incontro un archeologo italiano che sta eseguendo dei rilievi all’interno. Si riparte e dopo otto ore di pullman eccoci a Esfahan, considerata da me la meta più importante del viaggio in Iran. Esfahan è una città piena di monumenti e con una piacevole atmosfera. Sulla grande piazza rettangolare si affacciano le due moschee. La più importante, verso Sud, ha una grande facciata con due minareti, ed ai lati due enormi ritratti di ayatollah. Sul retro una grande cupola ed altri due minareti. Verso Est una seconda moschea che si riflette nell’acqua della fontana che ricopre una vasta zona della piazza. Emozionante la vista notturna a 360°. Sul fondo della piazza il bazar. Sull’arco d’entrata mosaici che ritraggono due sagittari (è il mio segno zodiacale). Il bazar nelle prime ore del pomeriggio è piuttosto quieto ma verso sera si anima. Superata la prima parte più turistica si trovano negozi dove i locali si recano ad acquistare spezie ed aromi, tessuti, ed ogni tipo di mercanzia. Superato l’antico ponte ad arcate che sovrasta il letto di un fiume in secca andiamo verso il quartiere armeno. Una bellissima chiesa cristiana costruita sulla base dell’architettura islamica. l’interno è completamente ricoperto di affreschi. Fa effetto vedere L’annunciazione, la Via Crucis e ed il Cristo crocefisso in tale ambiente. Sull’altro lato del cortile il museo del genocidio degli armeni. Un milione e mezzo di armeni trucidati nel giro di pochi giorni dalle truppe turche. La cosa che mi meraviglia è che solo 25 stati hanno riconosciuto il genocidio. Tra questi l’Italia e la Unione Europea. Grandi assenti gli USA ed il Regno Unito ! Pranzo armeno in un vecchio palazzo signorile. Visita al palazzo delle quaranta colonne. In realtà le colonne sono venti, le altre venti sono quelle che si rispecchiano nell’acqua della fontana antistante. All’interno affreschi che rappresentano scene di guerra, visite di re e ambasciatori. Interessante notare scene che ritraggono l’omosessualità sia maschile che femminile. Si tratta di affreschi di circa due secoli fa mentre ora l’omosessualità è vietata e considerata un reato. Si riparte verso Nord, sosta a Natanz per la visita ad una shrine dove per la prima volta assisto direttamente al canto del muezzin (al microfono) che mi permette anche di fotografarlo. La strada pian piano lascia l’altopiano desertico e sale verso le montagne. Arriviamo ad Abyaneh, piccolo villaggio sito a 2.200 metri slm. le abitazioni sono rimaste quelle di alcuni secoli fa, ben tenute e ristrutturate. Il villaggio è abitato quasi esclusivamente da vecchi e anziani, i giovani sono nelle città a lavorare tanto è vero che la scuola elementare conta solo sette alunni. l’atmosfera è unica, speciale, emozionante. Entriamo nella piccola moschea, un cortile con una fontana ed uno scorcio verso la vallata. Arriviamo in albergo da dove si gode un panorama straordinario. La montagna è brulla ma il fondovalle è verde. Attraversato il torrente si può raggiungere il versante opposto dal quale si gode la vista del villaggio. Meraviglioso ! Mi ricorda molto le oasi di montagna del Marocco. La sera, dopocena sul terrazzo a bere the ed a fumare shisha. Siamo in montagna, il vento si fa gelido, meglio rientrare in camera. La mattina sveglia di buonora per una escursione in montagna e poi si riparte. Cielo azzurro e sole pieno. Sosta a Kasham per la visita ad una moschea con annessa scuola coranica. Segue un palazzo signorile dell’ottocento con fontana, arcate ed affreschi. Ultima sosta a Qom per visitare la moschea ancora in costruzione dedicata all’ayatollah Khomeini. Minareti ed una cupola d’oro sovrastata da una bandiera verde. Domani sarà sostituita con una nera per l’inizio delle festività religiose che dureranno due mesi. Rientrati a Tehran, la sera si tiene “l’ultima cena” del gruppo, con domani alcuni amici incominceranno a partire. A me spetta il compito di ringraziare la nostra accompagnatrice locale, Afi, molto professionale e carina. Il giorno successivo visita al bazar. Essendo una giornata prefestiva il bazar è animatissimo. Ad un incrocio la folla comincia a spingersi, a urtarsi e ad urlare. Qualche attimo di tensione per la nostra compagna di viaggio quasi ottantenne. Concludo la visita di Tehran andando alla torre di piazza Meydan, simbolo della città.